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SALVINI: FORNERO VIA
LEGHISTA AL VIMINALE

C’è l’accordo “per smontare la legge Fornero”. E più che lui stesso premier, la richiesta principale è quella di “un leghista al Viminale” per contrastare l’immigrazione. Per Matteo Salvini quello di oggi sembra essere un buon giorno, perché “porto la Lega al governo soltanto se c’è un programma nero su bianco con tempi, costi e modi, pezzo per pezzo. E oggi sono contento perché abbiamo fatto dei bei passi in avanti, entro oggi dovremmo chiudere il programma”. Un programma che prevede “il via alla grande riforma fiscale, partendo dalle imprese, dai negozi, dalle partite Iva e arrivare alle famiglie: pagare meno per pagare tutti, e chi continua a evadere vada in galera”.  Ma anche “processi più veloci, una riforma della scuola che superi quella di Renzi, tagli alle accise sulla benzina: piccole cose, ma importanti per i cittadini”. E poi, come detto, la lotta all’immigrazione clandestina:  “Arriva l’estate, aumenteranno gli sbarchi, e l’Europa già comincia con i moniti: l’Italia faccia quello che ha sempre fatto. Cioè calare le braghe. Invece ci vuole una stretta all’immigrazione clandestina, chi deve andare a casa vada a casa subito, procedure più veloci. Con la Lega al governo i 5 miliardi previsti dalla sinistra per l’immigrazione andranno quantomeno dimezzati e dirottati sui rimpatri”. Con la Lega al governo, dice Salvini, e con un premier che non per forza debba essere lui: “Sarebbe per me l’onore più grande del mondo, ma se avessi la certezza andando al governo anche non da premier di poter fare molte cose utili mi metto in gioco, e se serve faccio anche un passo a lato. Non sarò io a ostacolare la nascita di un governo”. Anche Salvini, come ieri Di Maio, risponde in maniera molto seccata alle critiche che arrivano dall’Europa e dalla stampa internazionale.  “Più ci insultano, ci minacciano, più mi vien voglia di partire con questa sfida. Se qualcuno pensa di impaurirci e di farci scappare, sbaglia. E’ ricominciato il giochino dello spread che sale: vi ricordate come andò a casa l’ultimo governo Berlusconi? Se nei salottini privati dove hanno deciso che i nostri figli devono vivere nella precarietà sono preoccupati, forse vuole dire che stiamo facendo la cosa giusta…”. E al Financial Times, che dice che arrivano i barbari a Roma, risponde: “Meglio barbari che servi. Prima gli italiani, se c’è il programma noi partiamo. Poi ci vorrà lo scudo perché riceveremo molte critiche, ma a me piacciono le sfide”.

 (Sis)

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