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Paolo Giordano torna con 'Divorare il cielo'

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Paolo Giordano torna con 'Divorare il cielo'

PAOLO GIORDANO TORNA CON “DIVORARE IL CIELO”

A dieci anni da “La solitudine dei numeri primi”, Paolo Giordano torna a raccontare la giovinezza, poi l’azzardo di diventare adulti con “Divorare il cielo” (Einaudi). È la storia dell’incontro di Teresa con Bern e i suoi fratelli, un romanzo che esplora il bisogno di trasgredire, e tuttavia di appartenere costantemente a qualcosa o qualcuno. Divorare il cielo è un romanzo potente e generoso, che restituisce al lettore l’antica meraviglia di una grande storia in cui perdersi. Quei tre ragazzi che si tuffano in piscina, nudi, di nascosto, entrano come un vento nella vita di Teresa. Sono poco piú che bambini, hanno corpi e desideri incontrollati e puri, proprio come lei. I prossimi vent’anni li passeranno insieme nella masseria lí accanto, a seminare, raccogliere, distruggere, alla pazza ricerca di un fuoco che li tenga accesi. Al centro di tutto c’è sempre Bern, un magnete che attira gli altri e li spinge oltre il limite, con l’intensità di chi conosce solo passioni assolute: Dio, il sesso, la natura, un figlio. Le estati a Speziale per Teresa non passano mai. Giornate infinite a guardare la nonna che legge gialli e suo padre, lontano dall’ufficio e dalla moglie, che torna a essere misterioso e vitale come la Puglia in cui è nato. Poi un giorno li vede. Sono “quelli della masseria”, molte leggende li accompagnano, vivono in una specie di comune, non vanno a scuola ma sanno moltissime cose. Credono in Dio, nella terra, nella reincarnazione. Tre fratelli ma non di sangue, ciascuno con un padre manchevole, inestricabilmente legati l’uno all’altro, carichi di bramosia per quello che non hanno mai avuto. A poco a poco, per Teresa, quell’angolo di campagna diventa l’unico posto al mondo. Il posto in cui c’è Bern. Il loro è un amore estivo, eppure totale. Il desiderio li guida e li stravolge, il corpo è il veicolo fragile e forte della loro violenta aspirazione al cielo. Perché Bern ha un’inquietudine che Teresa non conosce, un modo tutto suo di appropriarsi delle cose: deve inghiottirle intere. La campagna pugliese è il teatro di questa storia che attraversa vent’anni e quattro vite. I giorni passati insieme a coltivare quella terra rossa, curare gli ulivi, sgusciare montagne di mandorle, un anno dopo l’altro, fino a quando Teresa rimarrà la sola a farlo. Perché il giro delle stagioni è un potente ciclo esistenziale, e la masseria il centro esatto dell’universo.

“I MANGIATORI DI VENTO” DI RAFFAELE BERNARDO

Si intitola “I Mangiatori di Vento” il libro - edito dal Touring Club Italiano - attraverso il quale il giornalista e fotografo romano Raffaele Bernardo racconta 30 anni di viaggi nei 5 continenti. Un titolo che nasce dall’usanza, tipica dell’Indonesia, di chiamare così tutti coloro che, abbandonando le proprie certezze, partono verso l’ignoto. Non si tratta di una classica guida, anche se i lettori più attenti possono ricavarne una serie di splendidi itinerari, né di un album di esotici viaggi. Si tratta piuttosto di una raccolta di immagini e impressioni che rivelano la sensibilità di un viaggiatore esperto, aperto all’avventura e portato all’incontro con luoghi, situazioni e personaggi che rimangono impressi nella memoria; una sorta di atlante dell’inconscio, una sceneggiatura dell’anima e quindi un favoloso almanacco dei più impensabili ritorni. Il volume raccoglie angoli di mondo davvero speciali. Ogni luogo è rappresentato da una grande foto e da un testo descrittivo: 137 scatti realizzati in oltre 80 Paesi, prestando attenzione a ogni piccolo dettaglio, a volte anche all’effimero che però rivela spesso la vera essenza di un luogo. Nei testi, quando l’autore parla in prima persona lasciando trasparire le sue emozioni, questi luoghi si animano, prendono vita, e ci fanno venire voglia di essere laggiù anche noi. “Ho lavorato - spiega Raffaele Bernardo - pensando a un libro che potesse essere fonte di ispirazione per tutti coloro che, come me, amano mettersi in viaggio verso destinazioni insolite e poco note”.  All’inizio degli anni ’90 nacque a Roma, in una palazzina liberty del rione Prati, il primo circolo italiano indipendente dedicato ai viaggi: la “Rosa dei venti”, un luogo dove incontrarsi tra viaggiatori, confrontare idee, scambiare informazioni di prima mano su luoghi, itinerari, indirizzi e destinazioni fuori rotta. L’animatore di questa originale iniziativa fu Raffaele Bernardo, che aveva tenuto a battesimo un’altra istituzione, tuttora attiva ed altrettanto stimolante: “Le fil rouge”, una galleria insolita dove sono raccolti oggetti creativi provenienti da ogni angolo del mondo, espressioni e forme molto diverse da Paese a Paese per tradizioni, materiali e culture. Oggi Raffaele Bernardo ha deciso di mettere insieme tutte queste esperienze e di raccoglierle nel libro “I Mangiatori di Vento”. Che non a caso, si apre con le parole di Zaha Hadid, che campeggiano sull’ingresso del MAXXI, il museo delle Arti Contemporanee di Roma: “Non può esserci progresso senza affrontare il nuovo”. Il libro sarà presentato a Roma il 14 giugno alle 17 presso la sede del Touring Club Italiano.

FABIEN GUEZ, COME FARSI VENIRE UN INFARTO

Tutti sanno, grazie ai mezzi di informazione sempre più accessibili, che per condurre uno stile di vita sano è necessario limitare il sale, gli zuccheri, i grassi e fare esercizio fisico, nonché, naturalmente, assumere i giusti farmaci in caso di patologie conclamate. Il dottor Guez, però, ha capito che avere accesso all’informazione non significa necessariamente essere ben informati. Da vent’anni, infatti, spiega queste semplici regole ai suoi pazienti che ascoltano educatamente e poi ignorano tutti i suoi suggerimenti e le sue prescrizioni una volta usciti dallo studio. Stufo di fare prediche, Guez ha quindi cambiato metodo e ha scritto un decalogo per farsi venire un bell’infarto: fumare, condurre una vita sedentaria, bere smodatamente, lavorare su mille cose in contemporanea, non fare esercizio fisico, rimpinzarsi di zuccheri . . . una ricetta semplicissima e praticamente infallibile. Il risultato è a tal punto garantito da mettere il lettore di fronte all’evidenza e, con garbata ironia, da instradarlo sulla “retta via”. “Come (non) farsi venire un infarto. Tutto quello che dovete sapere per avere un cuore sano e forte” (Corbaccio) è un libro del cardiologo Fabien Guez: l’autore lavora all’ospedale parigino di Ambroise Paré. Appassionato di divulgazione, ha una rubrica radiofonica su tematiche legate alla salute. Maratoneta, ha ideato la corsa “La Compete” a fini benefici.  

ENRICO BRIZZI RACCONTA IL CALCIO TRA GUERRA E PACE

“Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre”, disse una volta Winston Churchill. Con l’abilità del narratore, la documentazione dello storico e la passione del tifoso, Enrico Brizzi in “Nulla al mondo di più bello. L'epopea del calcio italiano fra guerra e pace 1938-1950” (Laterza) racconta il calcio che nessuno ha mai visto in televisione: prendono vita in queste pagine i protagonisti, le partite e i retroscena di anni drammatici e appassionanti, quelli che vanno dalla vittoria italiana della Coppa del mondo nel ’38 agli scalcagnati tornei di guerra, e da questi alla stagione della ricostruzione dominata dagli ‘invincibili’ del Grande Torino. Parigi, 1938, Vittorio Pozzo, commissario tecnico della Nazionale, festeggia la Coppa del mondo vinta dall’Italia per la seconda volta consecutiva. “Nulla al mondo di più bello”, afferma commosso. È l’apogeo del calcio italiano con i suoi campioni e le loro storie fantastiche: Meazza, il fuoriclasse nato poverissimo e diventato grazie al calcio l’uomo più popolare della sua Milano; il cannoniere Silvio Piola, sottratto in nome della ragion di Stato alla Pro Vercelli e consegnato alla Lazio; il ‘Fornaretto’ Amedeo Amadei e gli altri alfieri giallorossi che riusciranno infine a portare lo scudetto sulle sponde del Tevere; e ancora, il bolognese Biavati, imprendibile inventore del ‘doppio passo’, e lo scatenato triestino Colaussi. Mentre l’Italia tutta festeggia, ha inizio l’odiosa discriminazione razziale e i venti di guerra travolgono il pallone. La fortissima Austria viene ‘annessa’ alla Germania, in Francia i nazionalisti storcono il naso di fronte alla presenza dei primi giocatori arabi e neri fra i ranghi della Nazionale, in Russia le purghe decimano intere squadre, gli esuli baschi e catalani in fuga dalla Spagna di Franco si rifugiano a giocare in Messico. Quando la parola spetterà agli eserciti, i calciatori italiani saranno chiamati a mandare avanti sino all’ultimo momento possibile il torneo di Serie A, la ‘distrazione di massa’ che più di ogni altra dovrebbe garantire una parvenza di normalità al Paese prossimo a trasformarsi in campo di battaglia. Con la pace, ecco Valentino Mazzola chiamare il Toro alla carica rimboccandosi le maniche della casacca; l’epopea granata restituirà orgoglio e fiducia a un’Italia battuta, umiliata e smaniosa di riscatto sotto le nuove insegne repubblicane. I campioni del pallone sono gli spiriti benevoli che presiedono al ‘meraviglioso giuoco’, gli uomini che hanno regalato emozioni ai padri dei nostri padri e, così facendo, hanno accompagnato e reso unica la storia del nostro Paese. Enrico Brizzi, bolognese classe 1974, si è fatto conoscere giovanissimo col romanzo d’esordio Jack Frusciante è uscito dal gruppo (1994), seguito da Bastogne (1996) e Tre ragazzi immaginari (1998). Fra i suoi più recenti libri, Il matrimonio di mio fratello (2015) e Il sogno del drago (2017).

LA RAGAZZA DI MARSIGLIA TRA I MILLE DI GARIBALDI

Chi sfogliasse L’album dei Mille, galleria fotografica degli eroi dell’impresa garibaldina, al n. 338 troverebbe la foto di Rosalia Montmasson, l’unica donna che s’imbarcò alla volta della Sicilia. Chi era quest’oscurata protagonista del Risorgimento? Una ragazza che incontra e si innamora di un giovane rivoluzionario pieno di sé, e per amore lo segue in tutte le avventure fino a quando lui l’abbandona? Oppure un’intransigente repubblicana che si lega a un patriota, che alla fine ne tradisce gli ideali? A questi interrogativi prova a dare una risposta il romanzo “La ragazza di Marsiglia” di Mario Attanasio (Sellerio). Per vent’anni Rosalia Montmasson fu moglie di Francesco Crispi, che seguì in tutti gli esili, condividendone azione e utopia, senza paura e senza riserve, facendosi cospiratrice e patriota al servizio della causa mazziniana. Si erano incontrati a Marsiglia: lui esule in fuga dalla Sicilia borbonica, lei lavandaia stiratrice che si era lasciata alle spalle l’asfittico paesino d’origine dell’Alta Savoia. Diventata mazziniana anche lei, entrò a poco a poco nella vita di riunioni e di azioni clandestine di lui, perfino le più rischiose e forse terroristiche, giungendo ad assumere un proprio ruolo, stimato anche da Mazzini. Poi l’impresa garibaldina, l’Unità, e la svolta monarchica di Crispi. Le divergenze e i contrasti tra Francesco e Rosalia si accentuarono, ormai la ragazza di Marsiglia è solo un impiccio sentimentale e politico per lui, che nel 1878 – divenuto potente ministro – riuscì con cavilli formali e l’avallo di una compiacente magistratura a farsi annullare il matrimonio. Da quel momento, Rosalia Montmasson fu fatta sparire dalla vita di Crispi, dai libri, e dalla memoria collettiva, una totale rimozione dalla storia risorgimentale che si è protratta fino a oggi; a lei Maria Attanasio, in questo avvincente romanzo storico, restituisce voce e identità, recuperando anche una sommersa e avventurosa coralità di oscuri eroi. Con un ritmo narrativo di inchiesta letteraria su una vicenda nascosta del Risorgimento, la scrittrice ne ha cercato le tracce, ripercorrendo i luoghi, scavando tra cronache e documenti, appassionandosi alla vita di questa donna dal temperamento straordinario, ribelle a ogni condizionamento e sudditanza. E ce la racconta in un romanzo sulla libertà di pensiero, che è quasi una storia al femminile sul processo unitario italiano: il ritratto in grande di una donna in grande, dipinta quale immagine del Risorgimento perduto, della sua parte sconfitta e più bella. (8 giu- red)

 FESTIVAL SALERNO LETTERATURA, AL VIA VI EDIZIONE Dal 16 al 24 giugno, con un’anteprima di Pino Quartana il 15 giugno, ritorna Salerno Letteratura, il più grande festival letterario dell'Italia del Sud: una nove giorni a cui parteciperanno narratori italiani e stranieri, giornalisti, filosofi, intellettuali e artisti. La vera forza di Salerno Letteratura, ha spiegato in conferenza stampa il direttore organizzativo Ines Mainieri, è la sua capacità di essere un contenitore inclusivo, sensibile a quegli stimoli che hanno portato alla costruzione di un patrimonio immateriale ricchissimo. Condivisione è la parola d'ordine, ha sottolinato il direttore artistico Francesco Durante: “Fin dall'inizio ci siamo ripromessi di non chiuderci nella sorveglianza del nostro orticello. La cultura è fatta di apertura, altrimenti non è cultura”. Un evento necessario, secondo il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, per la sua capacità di attrarre un numero sempre crescente di appassionati di libri, ma anche e soprattutto, un progetto che, nel tempo, è riuscito ad assumere un rilievo nazionale, ha voluto ribadire il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: “Salerno Letteratura sta crescendo, come era nelle premesse. Avevo chiesto ai promotori di creare un appuntamento permanente, di respiro e con una prospettiva importante. Hanno fatto un lavoro molto attento, realizzando il più grande appuntamento letterario del Sud per la qualità della proposta. Bisogna sostenere tutti gli eventi che sollecitano la crescita dell'autonomia, oggi più che mai. Questo festival ha risposto a una esigenza generale di crescita culturale, attraverso la creazione di una rete estesa alle altre regioni del Mezzogiorno, con uno sguardo all'internazionalizzazione su cui siamo perfettamente in sintonia”. Il festival, che come di consueto si snoderà tra vicoli, piazze e slarghi del centro storico, quest'anno ha ottenuto il riconoscimento #EuropeForCulture nell'ambito dell'anno europeo del patrimonio culturale, che va ad aggiungersi all'EFFE label, la certificazione europea assegnata alle manifestazioni culturali ed artistiche più interessanti del continente. Dopo aver costruito la sua partnership a livello europeo, associandosi a festival che si tengono in Portogallo, Irlanda, Spagna e Francia, e dopo aver rinsaldato quella con il Salone Internazionale del Libro di Torino e aver avviato quella con il nuovo salone Napoli Città Libro, Salerno Letteratura quest'anno arricchisce il suo ampio mosaico di collaborazioni culturali, grazie a un prezioso tassello: la partecipazione alla Rete dei Festival del Sud. Il progetto nasce dall’alleanza fra 25 manifestazioni promosse in questi anni in sei regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, con l'obiettivo di fare squadra e di valorizzare i territori attraverso la cultura. In quest'ottica si inserisce anche una delle numerose novità di questa edizione 2018: per la prima volta, infatti, il festival individua al suo interno un ampio percorso monografico dedicato alla Basilicata, in previsione di quel 2019 in cui Matera sarà la capitale europea della cultura. Spazio dunque a letteratura, musica, danza, cinema, teatro e cibosofia di impronta lucana, grazie alle collaborazioni con il Women's Fiction fest di Matera e la Notte bianca del libro di Potenza.  (BIG ITALY / red)

 FESTIVAL SALERNO LETTERATURA, IL PROGRAMMA Si parte venerdì 15 giugno alle 21, quando l'ex chiesa dell'Addolorata ospiterà Dante Vs Canticum o Laudes Creaturarum, il suggestivo lavoro firmato dall'attore e regista Pino Quartana, giocato tra immagine, voce e poesia. Non a caso l'inaugurazione (sabato 16 giugno alle 11, ex chiesa dell'Addolorata) sarà nel segno della Basilicata, grazie alla proiezione del video Portrait of a Land di Silvio Giordano e del documentario Terre d'autore – La Lucania di Gaetano Cappelli, per la regia di Francesco Zippel. Anche quest’anno Salerno Letteratura avrà il privilegio di ospitare nella giornata di apertura la prima uscita pubblica nazionale della cinquina dei finalisti del Premio Strega. E per restare in tema di premi, ritorna il Premio Salerno Libro d'Europa. I tre vincitori sono Max Lobe, Olivia Sudjic e Katerina Tuckova. Per la prima volta la prolusione inaugurale sarà affidata a una donna: l’antichista Giulia Sissa, docente all'Università di California di Los Angeles. E per gli amanti della notte, L'alba della poesia, il reading per aspettare il primo raggio di luce dalla terrazza della Fondazione Ebris. Spazio anche al teatro, con due testi commissionati dal festival a Katherine Wilson e Vladimiro Bottone, che verranno messi in scena da due compagnie salernitane: l’Eclissi e il Giullare. Ma non finisce qui. La direttrice organizzativa Ines Mainieri e il direttore artistico Francesco Durante hanno voluto rendere ancora più variegato e accattivante il cartellone di questa sesta edizione. L'atrio del Duomo ospiterà l'incontro-esibizione con Miguel Angel Zotto e Daiana Guspero, autori di Te siento, il linguaggio segreto del tango e l'arte della coppia. Un autentico mostro sacro del tango sarà testimone dell'arte del ballo più sensuale, quel pensiero triste che si danza, secondo la celebre definizione di Enrique Santos Discepolo.(red)

 FESTIVAL SALERNO LETTERATURA, NUOVE FORMULE  Anche il format del festival cambia pelle, sperimentando nuove formule di dialogo con il pubblico. Quest'anno, per la prima volta, alcuni autori si racconteranno alla platea senza nessuna intermediazione, dialogando a tu per tu con lettori e semplici curiosi, per rendere più vera ed incisiva la propria testimonianza. Tra i protagonisti di “Vi racconto”, ci saranno Gino Castaldo, Peppe Millanta, Eva Cantarella, Silvana Nitti, Glauco Maria Cantarella. E per gli amanti della notte, arriva “Il bicchiere della staffa”, una conversazione by night al Surf Lounge, nel sottopiazza della Concordia, che, al tavolino, tra gli altri, vedrà Angelo Petrella, Antonella Prenner e l'inviata delle Iene Sabrina Nobile. (PO /red)

 FESTIVAL SALERNO LETTERATURA SEMPRE PIU' INTERNAZIONALE  La sesta edizione di Salerno Letteratura è certamente la più internazionale: in città arriveranno infatti autori provenienti da quattordici Paesi di tutto il mondo. Tra gli stranieri che saranno protagonisti dell'edizione 2018: André Aciman, autore di Chiamami col tuo nome, il romanzo che ha ispirato il film di Luca Guadagnino vincitore di un Oscar; l’attore e sceneggiatore della celebre serie tv “I Soprano” Michael Imperioli; un nutrito drappello di scrittori tedeschi e austriaci, grazie alla collaborazione con il Goethe Institut, fra i quali spiccano Harald Gilbers, l’autore di I figli di Odino, e Wolfram Fleischhauer; il romanziere camerunense Patrice Nganang, reduce dalle prigioni di Yaoundé; la sudafricana Yewande Omotoso, testimone letteraria dei difficili rapporti fra bianchi e neri a Città del Capo; i francesi Olivier Guez, autore di uno straordinario reportage sul dottor Mengele, e Ian Manook, inventore della saga del commissario mongolo Yeruldelgger; gli argentini Liliana Bellone e Fernando Reati; l’inglese Tim Parks col suo nuovo romanzo In extremis; l’albanese Anilda Ibrahimi e il poeta irlandese Paul Casey. Tra gli autori italiani: i registi-narratori Pupi Avati e Cristina Comencini, i bestseller Alessandro Robecchi, Diego De Silva, Antonio Moresco, Aurelio Picca, Romana Petri, Nando Dalla Chiesa, Enrico Deaglio, Marco Santagata, Roberto Finzi, Paolo Di Paolo, l’attore Fortunato Cerlino (il don Pietro Savastano di “Gomorra-La serie”) debuttante nella narrativa e i giornalisti-scrittori Marco Damilano, Massimo Nava, Brunella Schisa, Annalena Benini. Damilano sarà chiamato a dialogare (giovedì 21 giugno, ore 20.30, atrio del Duomo), con il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca sull'inizio della fine della Prima Repubblica. (8 giu- BIG ITALY / red)

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