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direttore Paolo Pagliaro

GIORGETTI: MIO MODELLO
NON RICHELIEU MA PIRLO

GIORGETTI: MIO MODELLO <BR> NON RICHELIEU MA PIRLO

“Non vivo la politica come comunicazione. Sono figlio di un pescatore che viveva sulla barca per gran parte della giornata. Mio nonno era pescatore, il mio bisnonno pure, se risalgo agli ultimi 400 anni, nella mia famiglia erano tutti pescatori del lago di Varese. Abituati a lavorare riflettendo da soli, se parlavano lo facevano in famiglia o con altri pescatori che incrociavano sul lago. Qualcosa nel Dna dovrà essermi rimasto. E vuole sapere che cosa faceva mia madre? Era tessitrice, lavorava in orditura”. Così, in una intervista a Panorama, il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, il mediatore della nascita del primo governo giallo-verde: “Noi della Lega eravamo gli unici senza niente da perdere, volevamo andare a votare subito. Sicuramente a Salvini ho detto che negli ambienti dei poteri forti volevano il governo politico. Meglio un governo anomalo come questo che l'ipotesi Cottarelli senza voti e con lo spread in salita. Draghi? Lo sento quando serve”. Inoltre confessa: “Quando ti trovi da solo con i ministri, senza funzionari né commessi, a prendere certe decisioni, ti senti addosso un peso enorme”, “io? Macché potente, ho un problema: parlo poco e tutti sono autorizzati a millantare, a dire che sono amici miei. In realtà sono umile e riservato, cerco solo di fare andare d'accordo la gente”. Sui suoi rapporti con il costruttore Luca Parnasi precisa: “E’ stato mio vicino di casa per 15 anni, ho bevuto con lui il caffè chissà quante volte, abbiamo parlato di calcio, se fai il politico parli anche di politica con interlocutori che hanno dei ruoli”. Interrogato a commentare i tanti soprannomi che ora lo riguardano - Letta della Lega, Richelieu del centrodestra, Penelope di via Bellerio - risponde: “Se devo essere qualcun altro preferisco Andrea Pirlo, chiamatemi Pirlo. Siccome tanti vogliono giocare in attacco e fare gol, c'è bisogno di stare a centrocampo e io sono capace di fare quello”. Giuseppe Conte? “Io e Matteo lo abbiamo conosciuto insieme, non è ambizioso e si è messo a disposizione. Digiuno di politica, ha già mostrato al G7 una grande capacità relazionale, perché se entri in feeling con Trump... Simpatico non saprei, diciamo che non è un musone. Poi è capace di comporre, trovare mediazioni” ma “abbiamo litigato almeno due volte. Una su come organizzare gli uffici. A un certo punto gli ho detto che ero stanco e che non era il caso di proseguire, sono andato via”. Conferma inoltre che sono “molto di più" di una decina di parlamentari di Forza Italia che vogliono passare alla Lega. Il centrodestra sarà di nuovo unito? “C'è un sistema di potere che gioca a demolire questa alleanza di governo, sulla carta siamo un po' tutti destinati al massacro, pure io per un aperitivo con Parnasi”. Il tema dei rapporti con M5S: “Luigi di Maio? È diligente e sta affrontando una sfida enorme nonostante la giovane età” e ai grillini “cerco di dare consigli, in base alla mia esperienza, rispetto a trovate geniali che non sono proprio fattibili o opportune”. (21 giu - red)

 

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