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LEGA, BELSITO: LASCIAI
IN CASSA 40 MLN EURO

LEGA, BELSITO: LASCIAI <BR> IN CASSA 40 MLN EURO

“Quando ho lasciato il Carroccio, neL 2012, la Lega Nord era un partito ricchissimo. Ricordo che sui conti c'erano più 40 milioni di euro di cui dieci solo di riserva legale. Nei consigli federali lo chiamavamo il ‘nostro tesoretto’. Ma non solo: c'erano immobili di proprietà prestigiosi come la sede di via Bellerio e le frequenze di Radio Padania che acquistai personalmente. Insomma, altri 30 milioni almeno”. Lo afferma, in una intervista a La Stampa, Francesco Belsito, l’ex tesoriere della Lega, condannato a 2 anni e 6 mesi dal Tribunale di Milano per le spese della famiglia Bossi pagate con fondi pubblici e a 4 anni e 10 mesi a Genova per falsi rimborsi elettorali. E così argomenta la situazione dei 3 milioni presenti ora nelle casse del Carroccio mentre la Procura chiedere indietro quasi cinquanta milioni di euro di rimborsi elettorali: “È un dato che ha sorpreso anche me. Al tempo stesso, però, basta consultare i bilanci per capire come hanno speso i loro soldi. È tutto scritto lì. Magari hanno scelto strategie diverse. Ogni tesoriere spende come vuole. Io quando venni nominato al posto di Maurizio Balocchi nel 2010 ebbi un mandato preciso. La Lega aveva appena perso un grosso investimento e mi chiesero di far fruttare i soldi. Che non erano solo i rimborsi elettorali ma anche le donazioni, i contributi volontari dei parlamentari e i fondi del tesseramento. Posso dire che con me la Lega non ci ha rimesso un euro anzi ci ha guadagnato”, “è possibile che abbiano attuato altre strategie. Per me è impossibile valutare questo dato. Faccio un esempio: io avevo un budget di quattro milioni di euro all'anno, massimo cinque”, “ma non dimentichiamo che ci sono state molte campagne elettorali. E questo può far lievitare i costi”. E ribadisce: “Secondo me li hanno spesi”. Inoltre riferisce che Salvini, da europarlamentare, “si occupava di Radio Padania ed era molto attento a ricevere i fondi per pagare i giornalisti o i collaboratori”. Poi torna alla sua vicenda ed ai versamenti in nero ai collaboratori: “Non mi devo difendere, sono questioni agli atti. In via Bellerio tutti sapevano che i collaboratori venivano pagati in nero. Ogni fine del mese mi recavo in banca e ritiravo contanti e pagano queste spettanze per circa 600 mila euro all'anno. Era una prassi da tempo. E tutti lo sapevano, proprio tutti”. Anche Salvini o Maroni? “Ma certo. Anche Giorgetti, Calderoli, Bossi. Era una modalità consolidata. Pensi che facevamo firmare anche le ricevute. Tutti i collaboratori sono venuti a testimoniare in aula”. E degli investimenti all'estero? “La cerchia era più ristretta anche se tutti i vertici sapevano perché erano cose che si discutevano nel consiglio federale. Dopo l'esplosione dello scandalo in tanti mi hanno rinnegato prendendo le distanze. E però quasi tutti i parlamentari hanno fatto investimenti personali identici a quelli della Lega. C'era la fila per chiedermi consigli”. (11 lug - red)

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