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direttore Paolo Pagliaro

A Lucca Giacomo Puccini e le arti visive

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Lucca Giacomo Puccini e le arti visive

Prosegue alla Fondazione Ragghianti di Lucca la mostra “‘Per sogni e per chimere’. Giacomo Puccini e le arti visive” (fino al 23 settembre), con l’allestimento della celebre scenografa Margherita Palli. L’esposizione approfondisce l’influenza che il compositore e la sua estetica esercitarono sulle arti in Italia tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del XX secolo, restituendo molte scoperte, spunti d’indagine e opere inedite, oltre che rari capolavori assoluti prestati eccezionalmente da musei e collezioni, raccolti per quest’occasione speciale, e che difficilmente sarà possibile rivedere radunati insieme. Tra i pezzi esposti in mostra, oltre a capolavori della pittura e della scultura italiana, a fotografie, disegni, incisioni, manifesti, mobili, ceramiche e abiti, spiccano anche preziosi documenti autografi di Giacomo Puccini e, fra questi, un curioso “rebus figurato” creato dal maestro e inviato il 31 gennaio 1910 al nipote Carlo Marsili, di proprietà della Fondazione Giacomo Puccini e abitualmente conservato al Puccini Museum - Casa natale di Lucca, rimasto fino a ora senza soluzione. Una sfida rinnovata ai visitatori della mostra che lo trovano esposto in una vetrina. Eccone la trascrizione: "Ti risfido / [nota musicale: si] [disegno di un amo] / Olanda / Francia / China / Svezia / [disegno di una tromba] / T / dal cc u ango / del nsn cosimo d 100 grammi / 100 o l’altra metà è stero. / 5+4-8 io, tu [pentagramma in cui, al posto della nota fa, c’è la lettera n] / [disegno di una pera] / c è giù di tono p / de’ Tolomei rlo. / at parasoli, spingi barca / La Tondosala. Ko dolorosa / i ? Polvere bianca per le vivande / desinenza di deputato". E la firma: "GP".

ROMA: LA SIRENA: SOLTANTO UN MITO?

La mostra “La sirena: soltanto un mito? Nuovi spunti per una storia della medicina fra mito, religione e scienza” presenta fino al 30 settembre, al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, esempi di malattie “prodigiose” che ci giungono dal mondo antico. In occasione del decennale della Fondazione San Camillo Forlanini di Roma e dell’evento “Premio 2018 - Focus della mostra è un raro e singolare tipo di ex-voto anatomico, frutto di scavi ottocenteschi condotti a Veio ed esposto dal 2012 nel museo di Villa Giulia, che sembra evocare un corpo affetto da una rarissima malformazione congenita, la sirenomelia. Questa gravissima patologia determina lo sviluppo di un singolo arto, simile a una coda di pesce, mentre il feto è nel grembo della madre. Intorno a questa singolare storia di religione e di scienza ruotano racconti e immagini che fanno comprendere come nel mondo antico fossero ritenute “straordinarie” patologie rare, quali il nanismo e l’epilessia, solo per citarne alcune. Dal Museo di Anatomia patologica della Sapienza Università di Roma viene eccezionalmente prestato il reperto anatomico di una neonata affetta da sirenomelia, patologia di cui la Fondazione San Camillo Forlanini – che collabora alla mostra in occasione del suo decennale - ha delineato le problematiche cliniche e gli strumenti diagnostici. Esposti anche manufatti che illustrano l’evoluzione dello strumentario chirurgico fin dall’età romana.

ROMA: OMAGGIO A CARLO LORENZETTI E BRUNO CONTE

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma celebra Carlo Lorenzetti e Bruno Conte, due dei cinque “compagni nella ricerca” dell’esposizione alla Galleria Il Segno di Roma del 1982, ricomponendone il percorso con due mostre antologiche dal titolo “Realtà in equilibrio”. Fausto Melotti, autore del testo “Realtà in equilibrio” pubblicato nel foglio-manifesto diffuso in occasione della mostra alla Galleria Il Segno che comprendeva oltre Lorenzetti e Conte anche Giulia Napoleone, Rodolfo Aricò e Giuseppe Uncini, considerava i cinque artisti “anacoreti, lontani dalle tentazioni del mondo”, “compagni nella ricerca, compagni in ciò che l’arte richiede, sacrificio e amore”. La Galleria Nazionale accoglie tre dei cinque “compagni nella ricerca” ricomponendone il percorso in tre mostre, fino al 30 settembre Carlo Lorenzetti (Roma 1934) e Bruno Conte (Roma 1939), dal 13 ottobre al 6 gennaio Giulia Napoleone (Pescara 1936). Carlo Lorenzetti, nella Sala Via Gramsci, presenta 80 tra sculture, disegni e libri d’artista datati 1956-2014; Bruno Conte, nella Sala Aldrovandi riunisce 80 tra dipinti, sculture, disegni e libri d’artista datati 1955-2018.

RECANATI: "MARC CHAGALL. LE FAVOLE ED ALTRE STORIE"

Venti acqueforti di Marc Chagall presentano il linguaggio universale della favola con un magnifico racconto per immagini. La mostra “Marc Chagall. Le favole ed altre storie. Il magnifico racconto di un Maestro dell'arte del Novecento”, fino al 30 settembre a Villa Colloredo Mels, a Recanati, propone una ristretta ma significativa selezione di opere dell’artista russo. “Le Favole” de La Fontaine prendono vita nell’immaginario del grande artista Marc Chagall attraverso la tecnica incisoria e catapultano in quel mondo fantastico che riempie sempre di stupore. Accanto alle illustrazioni de “Le Favole”, in mostra anche due opere raramente esposte, provenienti da una collezione privata italiana, un olio su tela e una tecnica mista di grande suggestione: “Re David suona la cetra” e “Musicien et danseuse”. La mostra “Marc Chagall. Le favole ed altre storie” si pone all’interno di un più ampio programma di valorizzazione del territorio, dei suoi beni culturali e paesaggistici che rientra nel progetto “Recanati verso l’Infinito”.

NOTO, DAI FUTURISTI ALLA STREET ART

Fino al 30 settembre “Abstracta” - al Museo Gagliardi di Noto - documenta il percorso innovativo dell’astrattismo italiano dai precursori futuristi agli ultimi esperimenti di street art dei più significativi artisti italiani contemporanei di questa corrente. L’esposizione - prima a mettere insieme un secolo di pittura astratta italiana – presenta oltre 70 lavori, provenienti da fondazioni, archivi e importanti collezioni private, partendo dai primi esperimenti di Giacomo Balla con una serie di quadri denominati “compenetrazioni iridescenti” del 1912 per passare all’astrattismo analogico dello stesso Balla, di Fortunato Depero, Julius Evola e in parte di Enrico Prampolini e Gerardo Dottori, nella seconda metà degli anni Dieci, fino alle sperimentazioni di Prampolini in chiave di “idealismo cosmico”, negli anni Trenta, con riflessi anche sulla produzione coeva di Arturo Ciacelli. L’esposizione presenta poi gli artisti che negli anni Trenta descrissero l’elaborazione astratta intorno alle teorie di Kn di Carlo Belli, tra Milano e Como, Carla Badiali, Alberto Magnelli – questi secondo una personale inclinazione all’astrazione risalente agli anni Dieci – Fausto Melotti, Mario Radice, Mauro Reggiani, Manlio Rho, Atanasio Soldati, Luigi Veronesi. Nel complesso clima dell’immediato dopoguerra, fino a tutti gli anni Cinquanta, la mostra procede per decenni intersecando gli esponenti dei due principali gruppi astrattisti dell’epoca, Forma e MAC, Carla Accardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Achille Perilli, Giulio Turcato, Antonio Sanfilippo, e, per il MAC, tra Milano, Torino e Firenze, Gianni Bertini, Annibale Biglione, Oreste Bogliardi, Enrico Bordoni, Angelo Bozzola, Nino Di Salvatore, Albino Galvano, Jean Leppien, Mario Nigro, Ideo Pantaleoni, Adriano Parisot, Bruna Pecciarini, Regina, con la produzione coeva di alcuni astrattisti fondatori dell’Art Club, Enrico Prampolini, Joseph Jarema, fino ad alcuni esponenti dello Spazialismo, Lucio Fontana, Roberto Crippa, e alle espressioni di artisti più anziani di ascendenza figurativa come Corrado Cagli e Quirino Ruggeri, fino ancora al principale esponente di Origine, Giuseppe Capogrossi, con una apertura verso l’informale di Afro Basaldella, nonché verso il percorso originale, tra informale e astrazione lineare, di Bice Lazzari.

Nella parte dedicata agli anni Sessanta, vengono delineate le ulteriori proposizioni astrattiste del Gruppo 1, Gastone Biggi e Achille Pace, fino alle esperienze, tra Sessanta e Settanta, dell’arte cinetica e ottica, da Getulio Alviani ad Alberto Biasi a Grazia Varisco. Tra Sessanta e Settanta, la mostra presenta anche le declinazioni di pittura analitica o “radical painting” di Claudio Verna, Paolo Cotani e Marcia Hafif, e l’astrazione fenomenica di Michele Cossyro. Come ponte verso le espressioni di Street art astratta più recenti, situate entro coordinate post-pop, la mostra presenta l’Astrattismo pop di Davide Nido, Roberto Pan, Alberto Parres e Veronica Montanino. Fino agli ultimi esperimenti di astrattismo nella Street Art con 108, GUE’, CT, Etnik, Moneyless, 2501, Sten Lex, Alberonero, Ligama, Tellas e Bros.La mostra, partendo dalle sperimentazioni di Balla degli anni Dieci, sviluppa un secondo momento centrale nella riscoperta in Italia dell’astrattismo balliano alla fine degli anni Quaranta. Esso influenzò i principali gruppi sperimentali dell’epoca portandoli verso quella direzione di ricerca, specialmente Piero Dorazio che sviluppò la sua ricerca sulle texture ispirandosi alle compenetrazioni di Balla.

In dialogo con la linea principale tracciata dalla mostra, è inserito il lavoro di Lucio Fontana, sia in direzione retrospettiva, legandolo alle ricerche sullo spazio e il superamento del confine della cornice, inaugurate dai Balla e Depero con il Manifesto Ricostruzione Futurista dell’Universo (1915), sia in direzione dell’attualità nella ricerca sullo spazio e nello spazio degli street artist, anche attraverso il riferimento storiografico all’esperienza sperimentale della plastica murale futurista degli anni Trenta. Il percorso storico che racconta l’evoluzione dell’astrattismo italiano arriva ad oggi con l’arte che va in strada diventando di tutti nel tentativo di una democratizzazione dell’arte: la Street Art. Risposta spray alla produzione capitalistica, una risposta selvaggia che cancella, travolge, tutti i messaggi della rivoluzione di massa. Bypassare i luoghi che vivono il gioco perverso dell’economia e della finanza, come i musei e le gallerie, è la regola di questi artisti per creare un filo diretto tra “creazione artistica” e “fruizione” senza compromessi.

(© 9Colonne - citare la fonte)