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CALENDA, IL PD? SERVE UNO PSICHIATRA

CALENDA, IL PD? SERVE UNO PSICHIATRA

Voleva essere una proposta per unificare e rilanciare il Partito democratico, rischiava invece di avere l’effetto di spaccarlo: e allora la cena a casa di Carlo Calenda con Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Marco Minniti non si farà più. A spiegare le ragioni del dietrofront, a Circo Massimo, è stato proprio Calenda, secondo cui "questa cena nasceva non per fare una strategia congressuale, ma banalmente per ricostruire un rapporto tra Gentiloni e Renzi, e soprattutto per cercare di compattare un gruppo per fare opposizione in maniera strutturata". Da lì però "sono partite cose surreali, tipo Zingaretti che invita un operaio e uno studente, che non c'entrava niente. Poi gli altri del PD, uno dice che sta a dieta, l'altro che organizza un panino... insomma, è diventata una buffonata. Un'abbuffata di parole, in pieno stile Pd". Tra tutto, Calenda pare essere rimasto colpito  in particolare dall’atteggiamento di Matteo Renzi. “Ha risposto tramite retroscena, dicendo che non sarebbe venuto perché lui si occupa dei destini dell'universo – dice l’ex ministro dello Sviluppo economico - Non so bene quale sia l'interesse di Renzi, che da molto tempo dice A e fa B. Penso che se dici 'io ci sarò' e poi fai uscire certi retroscena... è un modo di fare non serio, a cui ormai sono abituato da mesi”. Si è definita la cena “un salotto buono”, oppure un ‘caminetto’ per lasciare intendere l’esclusività dell’evento. "Questa storia dei caminetti non l'ho mica capita. In tutta la storia politica ci si incontra, nei partiti, fra persone che la pensano allo stesso modo. Con Renzi c'era un caminettino: lui, Lotti e la Boschi”. Per di più “uno degli invitati alla cena, Paolo Gentiloni, appoggia Zingaretti. Quindi non era una cena contro Zingaretti. Il focus della cena era come fare opposizione, non un congresso. Fare la cena senza Renzi? Con Gentiloni e Minniti parlo continuamente. Nel PD c'è un'entità, che si chiama Renzi, che non si capisce cosa voglia fare e che va avanti per conto suo. È una roba un po' singolare”.  Calenda a questo punto sembra sfiduciato dalla possibilità di risollevare il Pd. "Il quadro è drammatico, ed è drammatico perché nessuno parla con nessuno, non ci si fida di nessuno, qualunque iniziativa viene presa come un'aggressione contro altri.  Sciogliere il PD? Io voglio superarlo per arrivare nel fronte repubblicano. Però pure Orfini è un tipo strano, visto che quando parlavo di superare il PD mi dava del traditore e ora parla di scioglimento. Se mi sono pentito di aver preso la tessera? No: è l'unico modo, finché non ci sarà qualcos'altro, per dare un contributo. Mi sono iscritto, ho fatto proposte, e non è servito a nulla. Non sento il segretario del Pd da due mesi”. L’accusa agli attuali dirigenti è forte: “Perdere europee e regionali? Non gliene importa niente. Quello che importa a loro è il congresso. L'unico segretario che si dovrebbe candidare è il presidente dell'associazione di psichiatria. Sono convinto che alle prossime europee il PD non ci debba essere. Serve un fronte repubblicano che spazzi via un partito di dirigenti che vogliono solo spartirsi la torta”.

(Sis)

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