Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

RIMPATRI FORZATI,
L’ALLARME DEL GARANTE

Il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale ha reso pubblico il rapporto sul monitoraggio di un volo di rimpatrio forzato verso la Nigeria, effettuato lo scorso 19 gennaio. Il volo di rimpatrio monitorato in quest’occasione è stato organizzato in collaborazione con l’Agenzia europea Frontex e ha riguardato l’allontanamento di 38 cittadini nigeriani espulsi dall’Italia, cinque dal Belgio e uno dalla Svizzera, Paesi che hanno partecipato all’operazione con proprio personale di scorta. Fra le criticità evidenziate la più significativa riguarda la mancanza o la non chiarezza di informazioni fornite ai rimpatriandi sulla destinazione effettiva del viaggio in partenza dal Centro di trattenimento. Il Garante rinnova la raccomandazione al Ministero dell’Interno, contenuta in diversi rapporti precedenti, di comunicare preventivamente con chiarezza e trasparenza agli interessati la data esatta del rimpatrio e nota inoltre che mai, nel corso dei voli di rimpatrio forzato finora monitorati, è stata riscontrata la presenza di un interprete o di un mediatore culturale. Fra le ulteriori criticità evidenziate va segnalato il carente coordinamento fra gli attori coinvolti nelle diverse fasi del rimpatrio forzato, carente coordinamento che è stato riscontrato anche nelle precedenti occasioni. Ciò ha avuto come conseguenza più grave il fatto che ai rimpatriandi provenienti dal CPR di Bari non è stata garantita la somministrazione del pasto per più di quindici ore, così che essi sono rimasti senza bevande e cibo (salvo estemporanee donazioni spontanee da parte del personale di scorta) per tutte le lunghe fasi del viaggio notturno in pullman verso Fiumicino e per l’intera mattinata del giorno successivo. Il Garante nazionale, infine, ribadisce la propria forte perplessità, già espressa nel testo della Relazione al Parlamento 2018, sull’opportunità di organizzare voli di rimpatrio forzato verso Paesi, come la Nigeria, che non hanno istituito un meccanismo nazionale di prevenzione della tortura o di altri trattamenti o pene inumani o degradanti, secondo quanto previsto dal Protocollo opzionale alla Convenzione ONU contro la tortura. (Red – 20 set)  

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