“Non ci sarà alcuna riduzione degli stipendi per il personale docente” assicura il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti in una intervista a La Stampa. E “questo nonostante il fatto che il precedente governo avesse previsto tagli alla retribuzione che avrebbero raggiunto i 29 euro al mese in meno per i docenti di minore anzianità e gli Ata a partire da gennaio prossimo. La legge di bilancio, su mia proposta, rimedierà al problema, stanziando le risorse che servono per evitarlo”. Inoltre sottolinea che “la manovra non è ancora stata presentata. Ho fiducia che conterrà interventi migliorativi per l'istruzione, l'università e la ricerca. Alcuni li finanzieremo riducendo sprechi o rivedendo scelte sbagliate del precedente governo, altri potranno trovare posto nell'economia generale della manovra. Abbiamo fatto richieste importanti ed innovative al Ministero dell'Economia e spero che possano essere accolte”. Il ministro spiega anche di stare lavorando ad una novità nel sistema di reclutamento dei docenti: “Oggi il reclutamento dei docenti è eccessivamente complicato e farraginoso, quasi un percorso ad ostacoli. E allontana i giovani dalla professione. Quelli che comunque vogliono tentare questa strada sono condannati a un lungo periodo di precariato prima della stabilizzazione in ruolo. Sto lavorando per semplificare il sistema, soprattutto per la scuola secondaria, riducendo la durata dei percorsi e assicurando l'indizione periodica dei concorsi, in modo che i giovani meritevoli possano effettivamente accedere, in tempi brevi, alla professione di docente. Quanto alla regionalizzazione, i ruoli dei docenti sono regionali per scelta del precedente Governo, e ancor prima erano addirittura provinciali. Quello che conta, è assicurare la continuità didattica agli alunni. Per ottenerla, i docenti dovranno rimanere nella regione in cui hanno scelto di concorrere, e anzi nella scuola cui sono assegnati, per un periodo minimo di alcuni anni”. Sulla scomparsa del tema di storia dalle tracce della maturità infine precisa: “La storia è una disciplina importantissima, che attraversa tutte le altre. È alla base della cittadinanza, ne sono convinto. Con il nuovo esame non si vuole assolutamente mortificarla o ridurne l'importanza. Il riordino del funzionamento dell'Esame di Stato ha evitato di relegare la storia, come accadeva prima, a un'unica tipologia di prova. Ognuna delle tre tipologie previste potrà interessare, e interesserà, anche l'ambito storico, come previsto dai documenti che regolano la nuova maturità”. (11 ott - red)
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