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direttore Paolo Pagliaro

Il nuovo galateo per vivere in città

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Il nuovo galateo per vivere in città

Come difendersi dal vicino che lascia sempre aperto l’ascensore, dal collega che si porta il pranzo a base di cavolfiore, dal ciclista che pedala in mezzo alla strada e dal passeggero che urla al cellulare? Serve un po’ di bon ton, è ovvio. Dalla convivenza in condominio alle code nel traffico, dalle piste ciclabili ai viaggi sui mezzi pubblici, dal bancone dei bar al supermercato, senza dimenticare le palestre, le piscine, i cinema e i teatri: per ogni luogo e ogni attività urbana il Conte Galé e Paolo Cavallone in “Bon Ton & The City. Il nuovo galateo per vivere in città” (edito da Mursia in partnership con Rtl 102.5) raccontano esilaranti storie di vita quotidiana, castigando con il sorriso le cattive abitudini e indicando le nuove regole del bon ton, indispensabili per vivere in città sempre più frenetiche e affollate e maleducate. Gabriele Galeotti, in arte il Conte Galé, è nato a Bologna. Attore e speaker radiofonico, inizia la carriera artistica all’Accademia delle Belle Arti di Firenze dove studia scenografia con Gaetano Castelli; si diploma poi alla Scuola di Teatro “A. Galante Garrone” di Bologna. Ha lavorato in teatro e al cinema. Dal 2001 è nella squadra di Rtl 102.5. Paolo Cavallone, nato a Casale Monferrato, è conduttore televisivo, attore teatrale e speaker radiofonico. Ha lavorato per le principali reti radiofoniche italiane. Dal 2014 è nella squadra di Rtl 102.5.

 

 

IL DESTINO DEI NEMICI VICINI IN TERRA SANTA

Una delle questioni che oggi tiene il Pianeta col fiato sospeso è il braccio di ferro sul nucleare in Iran. In questa vicenda, l'Arabia Saudita si è sempre opposta all'atomica in Iran, anche se ha esercitato la sua opposizione indirettamente, tramite gli USA, risentendosi quando Stati Uniti ed Europa arrivarono, con Obama e Mogherini, alla firma del trattato sul nucleare iraniano e, al contrario, sentendosi piuttosto rassicurati da Trump che minaccia quel patto. Così, per questa strada, si arriva alla situazione paradossale di una plausibile futura alleanza tra Arabia saudita e Israele, nemici storici. Ian Black, giornalista di lungo corso e studioso del Medio Oriente, trova questa eventualità inconcepibile. Ma lui stesso nota che tra Israele e Arabia Saudita vi sono – e crescono – degli interessi comuni, tanto che in una intervista il capo di stato maggiore israeliano ha persino offerto la disponibilità a lavorare con i sauditi contro l'Iran. Seppure questa ipotesi risulti ufficialmente impossibile, a causa del permanente conflitto israelo-palestinese. È proprio su questo, quindi, che Black, nel suo ultimo lavoro, "Nemici e vicini. Arabi ed ebrei in Palestina e Israele" (Einaudi, 2018, 632 pagine, 34 euro), affronta la sempiterna storia del più tragico e irrisolto dei conflitti dell'età contemporanea. Lo fa con un corposo saggio che attinge a una importante mole di fonti storiche, quali documenti d'archivio, testimonianze orali, decenni di relazioni personali e restituendo una riflessione equilibrata sulla lunga guerra tra ebrei e musulmani in Terra Santa. Black, infatti, nella sua opera, fa iniziare il suo excursus storico-politico negli anni del mandato britannico, per ricostruire le diverse fasi di una relazione che, a suo modo di vedere, risulta subito impossibile, dunque destinata a fallire anche in futuro. E così rivede e approfondisce passaggi cruciali della storia, quali la ribellione araba degli anni Trenta, l'indipendenza di Israele del '48, la guerra del '67, i due movimenti dell'intifada e gli accordi di Oslo, fino al progressivo spostamento politico a Destra di Israele. In questo percorso storico il giornalista inglese del "Guardian" palesa il suo pessimismo, tentando di dimostrare come la possibilità che si realizzi in Terra Santa il progetto dei due stati per due popoli sia ormai definitivamente tramontata e cosa possa concretamente profilarsi per il futuro di quell'area del Mediterraneo. Il tutto viene fatto superando eventi importanti come guerre, violenze o iniziative per la pace e cogliendo i diversi aspetti della realtà della vita quotidiana in città importanti e significative quali Gerusalemme, Hebron, Tel Aviv, Ramallah, Haifa e Gaza e analizzando i contendenti di questo lungo conflitto, descritto come aspro e incapace di trovare o mostrare soluzioni o almeno speranze di risoluzione. E in questo pessimismo, proprio l'autore si mostra più motivato che mai nel cercare almeno di comprendere e far comprendere a un universo più ampio quel mondo, quel conflitto centrale per i destini del Medio oriente e non solo.

 

 

DIALOGO SULLA DIVERSITA’ CHE LIBERA

Leonardo Boff e Boaventura De Sousa Santos: brasiliano il primo, filosofo e teologo francescano oggi in contrasto con la Chiesa di Roma e diventato teorico di primo piano della Teologia della Liberazione; portoghese il secondo, tra i padri del Forum Sociale Mondiale e direttore del Centro di Studi Sociali dell'Università di Coimbra. Li troviamo insieme a dialogare acutamente nel libro "La diversità che libera" (Castelvecchi, 2018, 43 pagine, 5 euro). Un libro dagli argomenti e dalle posizioni non sempre condivisibili, ma sicuramente attento a temi di primissimo piano quali l'agonia dell'Unione europea gravata dalla crisi, le biodiversità planetarie, l'imperialismo (termine archiviato troppo frettolosamente negli ultimi decenni), il riscaldamento globale, il neo liberismo radicale che continua a provocare crisi economiche cicliche e rispetto al quale i due avanzano una critica feroce. E ancora, attraverso dieci brevi capitoli, i due riflettono su temi fondamentali, ma anch'essi poco dibattuti, quali i diritti umani dei popoli indigeni, praticamente spariti dai media e dal dibattito pubblico di chi, ormai, ha come solo argomento le condizioni economiche dei singoli stati, le società lacerate e divise anche al proprio interno e, soprattutto, l'attuale ruolo del continente latinoamericano nello scacchiere politico globale: tema che ancora oggi sfugge a molti, con sorprendente sottovalutazione delle potenzialità che quell'area del Pianeta esprime in ogni ambito. Se il Sud del Pianeta è stato vittima di un'esclusione causata dal colonialismo – è questa, in fondo, la tesi dei protagonisti del libro – è proprio guardando a questo Sud, ai suoi esperimenti politici e sociali che oggi l'Europa può provare a trovare idee ed energie nuove per riscattarsi dalla terribile crisi che sta vivendo e rifondare quella speranza che le serve per aprirsi a un futuro nuovo.

 

 

 

VIAGGIO NEL LABIRINTO DELLE PAURE

Modernità in polvere, tessuto sociale a brandelli, guerra civile “molecolare”. La Grande Crisi, nella quale siamo immersi, è il più marcato punto di frattura che la società occidentale abbia affrontato nel dopoguerra. Ci siamo dentro e, come sempre avviene, quando si è dentro a qualcosa si fatica a distinguerne i contorni e a individuare una via d’uscita.Non si tratta solo di crisi economica; il mutamento radicale che ci investe coinvolge aspetti sociali, antropologici, politici, tecnologici e persino climatici, che ci hanno mutato nel profondo. In questa terra di mezzo si fa strada la paura, ed è quindi vitale analizzare con attenzione il reale per poter proporre soluzioni possibili. La soluzione più facile è sfruttare questa paura diffusa, soprattutto degli ultimi, dei sommersi, alimentarla di rancore e rovesciarla su chi sta ancora più in basso. È la via scelta dai populismi e dai neonazionalismi, che puntano il dito accusatorio verso una popolazione disperata e lacera di migranti, ai quali viene addossata la colpa del malessere diffuso. A questa retorica la sinistra non sembra in grado di fornire una narrazione alternativa e pare aver smarrito la ragione principale del suo ruolo politico: stare “in mezzo”, creare i presupposti per nuove relazioni sociali, tendere una mano ai deboli e preparare per loro un terreno di affrancamento. “Nel labirinto delle paure: politica, precarietà e immigrazione” di Aldo Bonomi e Pierfrancesco Majorino (Bollati Boringhieri) è un urlo lanciato alla nostra società, scritto da chi la società la studia profondamente da molti anni, assieme a chi sta cercando, quotidianamente nella sua azione politica, di operare a Milano per cambiarla. Bonomi, sociologo, è fondatore e direttore dell’istituto di ricerca Consorzio A.A.S.TER. Scrive su “Il Sole 24ore” e dirige la rivista “Communitas”. Majorino è assessore presso il Comune di Milano alle Politiche sociali, salute e diritti. Si occupa di diritti sociali fin da quando, nel 1998, è stato nominato consigliere del dipartimento Affari sociali della Presidenza del Consiglio dei ministri. Ha fatto parte, dal 2011, della Giunta comunale guidata da Giuliano Pisapia e ha svolto incarichi di direzione nell’ambito del Partito democratico

 

 

NOVELLI CI PORTA NELLE CASE DEGLI SCRITTORI

 

Ville eleganti e palazzi nobiliari, ma anche appartamenti dignitosi, umili case contadine, castelli arroccati su una rupe, celle di prigione e persino vagoni ferroviari: l’assortimento dei luoghi abitati dai nostri scrittori e dalle nostre scrittrici ben riflette l’affascinante complessità della cultura italiana. “La finestra di Leopardi” di Mauro Novelli (Feltrinelli) è un viaggio sentimentale, ironico e insieme appassionato, nelle dimore dei grandi autori, quelli che abbiamo conosciuto a scuola: Petrarca, Manzoni, Pavese, Fenoglio, Leopardi, d’Annunzio, Tasso, Carducci, Pascoli, Quasimodo, Pirandello, Deledda, Pasolini e tanti altri ancora. Fra queste mura, su questi tavoli, nella cornice di una finestra, davanti a un focolare oppure dietro le sbarre, sono nate le parole che hanno cementato la nostra identità nazionale. Mauro Novelli, docente all’Università Statale di Milano e vicepresidente di Casa Manzoni, perlustra stanze nelle quali il turbine dell’ispirazione sollevò tempeste, mentre ora si offrono quiete allo sguardo dell’ospite. Questo libro non è il resoconto di un devoto pellegrinaggio, né un saggio accademico o una semplice guida, ma il racconto coinvolgente innescato dal connubio fra ciò che gli autori hanno scritto, ciò che è capitato nei loro ambienti privati e ciò che si vede visitandoli oggi, perché le case possiedono una straordinaria potenzialità narrativa. Una risorsa valorizzata dal ricco inserto fotografico, che consente al lettore di rivivere i luoghi, gli oggetti, i mille dettagli evocati.

(© 9Colonne - citare la fonte)