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direttore Paolo Pagliaro

Bologna omaggia
Jack Kirby

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Bologna omaggia <br> Jack Kirby

BOLOGNA: OMAGGIO A KIRBY, PAPA’ DI CAPTAIN AMERICA

Protagonista della Silver Age of Comics in quegli anni Sessanta che cambiarono lo sguardo sul mondo, tanto da continuare ancora oggi ad esercitare la loro irresistibile attrazione: a Jack Kirby, “The King of Comics”, colui che attraverso la trasformazione dell’archetipo del Supereroe – Captain America, I Fantastici Quattro, Thor, Hulk, Iron Man, gli X-Men, Pantera Nera, solo per citarne alcuni - è stato uno dei principali edificatori dell’immaginario popolare contemporaneo, è dedicata la grande mostra Mostri, uomini, dei sostenuta da Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e UniCredit, che si tiene presso gli spazi della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, in occasione del festival Bilbolbul, fino al 5 gennaio con una selezione di circa 70 tavole e edizioni originali provenienti da collezioni private italiane e straniere. La mostra proseguirà fino al 5 gennaio 2019.   Artista dall’inconfondibile identità stilistica, Kirby ha influenzato in maniera determinante il fumetto contemporaneo, segnando uno spartiacque ed aprendo con la sua morte un “prima di Kirby” e un “dopo Kirby”, secondo la fortunata espressione di Frank Miller. Non solo ha creato, da solo o in coppia con lo sceneggiatore Stan Lee – i Lennon-McCartney del fumetto come, con geniale intuizione, scrive Jonathan Lethem nel catalogo della mostra – i supereroi degli attuali blockbustercinematografici e televisivi, ma la forza visionaria dei suoi disegni, insieme all’originale commistione di fantascienza, tecnologia e temi sociali delle sue storie, ha influenzato generazioni di artisti e scrittori.  La sua prima serie di successo, e il primo dei suoi iconici personaggi, è stato Captain America, creato nel 1941 insieme allo sceneggiatore Joe Simon. Non una semplice icona patriottica, ma una precisa dichiarazione politica, dal momento che Captain America incarna l’eroe antinazista e antifascista che combatte Hitler, nel momento in cui gli Stati Uniti erano ancora lontani dall’entrata in guerra.

 

ROMA: I VOLTI DEI BAMBINI MIGRANTI

Attraverso le foto esposte fino al 6 gennaio, a Roma al Museo delle Mura, 15 minori di età compresa tra i 14 e i 17 anni, provenienti da Egitto, Albania, Eritrea, Gambia, Filippine, Somalia, Ghana e Nigeria, ospiti delle strutture d’accoglienza “Il Tetto Casal Fattoria” e “La città dei ragazzi”, raccontano la propria vita e i loro sogni in Italia. La mostra “Io So(g)no. Sguardi dei minori stranieri non accompagnati sulla loro realtà e i loro sogni” – nata da un progetto dell’Unhcr, Agenzia ONU per i Rifugiati, in collaborazione con l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) e promossa da Roma Capitale -  è il risultato di un percorso formativo sul linguaggio fotografico che si è articolato in sei giornate di formazione basate sulla tecnica del learning by doing, cioè imparare attraverso il fare. Negli ultimi tre anni sono arrivati in Italia via mare oltre 30mila minori non accompagnati o separati dalle loro famiglie. Con gli arrivi, sono aumentate anche le sfide per garantire loro protezione adeguata, alla luce dei bisogni e delle vulnerabilità specifiche che li contraddistinguono, con particolare riguardo all’accoglienza in strutture idonee e all’accompagnamento nel percorso verso la maggiore età e l’autonomia. L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza si propone come ponte tra la persona di minore età e le istituzioni, nell’obiettivo di perseguire il diritto all’uguaglianza. (red)

 

BOLOGNA: BONFINI, DALLA MEDICINA ALLA FOTOGRAFIA

Fino al 6 gennaio la porta di Casa Morandi a Bologna si apre all'incontro con la fotografia di Umberto Bonfini per la mostra “Umberto Bonfini. Un dottore a Grizzana. Dalla medicina alla fotografia”. Un dialogo fra la raccolta atmosfera della casa-atelier in cui Giorgio Morandi visse e lavorò per lunghi decenni fino alla sua morte e una selezione di immagini tratte dall'archivio fotografico lasciato da Umberto Bonfini, medico condotto a Grizzana, che ristabilisce una vicinanza tra due figure accomunate da una frequentazione amichevole e un'affine sensibilità di pensiero.  Nato a Pisa nel 1918, Umberto Bonfini arriva a Grizzana alla fine degli anni Quaranta per esercitare la sua professione di medico-chirurgo. Nel paese dell'appennino bolognese conosce Giorgio Morandi, e in seguito ne diventa grande estimatore. Successivamente si sposta a Lagaro, piccolo paese limitrofo a Grizzana, dove continua a esercitare la professione di medico e resterà fino alla sua scomparsa il 10 agosto 1980. Le frequentazioni con Giorgio Morandi avvicinano Bonfini alla sua pittura inducendolo, sotto il suo influsso, a dipingere diverse tele. Ma l'arte di Morandi si rivela propedeutica soprattutto di quella che diventerà la sua vera cifra artistica: la fotografia. Egli, infatti, si interessa al mondo della fotografia solo dopo la morte di Morandi nel 1964, iniziando a ritrarre composizioni di oggetti ispirate alle nature morte del maestro bolognese, di cui a Casa Morandi si possono ammirare 14 esemplari realizzati negli anni Sessanta. (red)

 

TRENTO: STORIE DELLA GRANDE GUERRA

Prorogata a Trento, fino al 6 gennaio, la mostra “Storie senza Storia. Tracce di uomini in guerra (1914-1918)” che, nel centenario della conclusione della Prima guerra mondiale, espone i materiali messi in luce tra il 2012 e il 2017 negli interventi di recupero, condotti con metodo archeologico, di resti di soldati della Grande Guerra effettuati sul fronte trentino, sul ghiacciaio del Presena e alle pendici occidentali del Corno di Cavento nel Gruppo dell'Adamello. Si tratta di materiali riferibili al vestiario e alla dotazione militare di due alpini dell’esercito italiano e alle uniformi di due soldati dei reparti di artiglieria dell’esercito austro-ungarico. La presenza di elementi cartacei, deteriorati ma resi leggibili grazie alle tecniche di conservazione e di restauro messe in atto dalla Soprintendenza per i beni culturali, ha permesso di riconoscere il nome di uno dei due italiani, il soldato Rodolfo Beretta nato a Besana in Brianza il 13 maggio 1886 e deceduto per caduta di valanga l’8 novembre 1916. I resti del caduto Beretta sono stati restituiti alla famiglia nel corso di una cerimonia a cura del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti, ente del Ministero della Difesa, e tumulati nella città natia nello scorso novembre. (red)

 

MODENA: QUANDO IL METEO DA’ SPETTACOLO

Presso gli spazi del Complesso Conventuale S. Paolo, a Modena, la mostra ‘Whaash! Scambiai per un intensificarsi del vento quello che era solo un intensificarsi della mia attenzione per il vento’ di Nicola Toffolini. In esposizione, fino al 6 gennaio, disegni di medio e grande formato e agende progettuali ispirati alla spettacolarizzazione della meteorologia. Il progetto prevede dopo la tappa di Modena una esposizione alla Galleria Squadro di Bologna dal 26 gennaio. Maniacali nella loro precisione analitica, i disegni dell’udinese Nicola Toffolini sono il frutto di un impiego eccessivo di energie umane: la loro precisione estrema, la minuzia calligrafica, l’attenzione ossessiva per il dettaglio, costituiscono un volontario “spreco” di energie fisiche e mentali. Incuriosito dalle diverse polarità attraverso le quali si manifesta la spettacolarizzazioni del naturale, campo di una mistificazione caricaturale a fini sensazionalistici da parte dell’informazione quotidiana travolta dall’emotività volubile dell’epoca del global warming, Toffolini pensa i propri lavori come “trasformatori di velocità”, strumenti per elaborare lentamente ciò che è infinitamente veloce mantenendone la complessità. Ricalcando il neologismo meteo-bellico “bomba d’acqua”, i simboli della meteorologia si fanno oggetti fisici e le raffiche di vento piovono ironicamente dal cielo come meteoriti che impattando sul reale, mentre gallerie del vento a ciclo chiuso indirizzano flussi d'aria su esili spighe di grano o sono attraversate da meteoriti in caduta libera. Nei disegni dell'artista i simboli astratti impiegati dai meteorologi diventano oggetti reali, sagome nere che piovendo dal cielo impattano sul terreno in un'astrazione progressiva che diventa via via più paradossale proprio in rapporto alla totale e realistica descrizione del paesaggio naturale e nella forzata coesistenza di due modalità di rappresentazione, una descrittiva e l’altra iconica.

(© 9Colonne - citare la fonte)