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direttore Paolo Pagliaro

Il referendum
senza quorum

Il referendum <br> senza quorum

di Paolo Pagliaro

(7 gennaio 2018) Tra pochi giorni arriva in aula, alla Camera, la riforma che introduce nel nostro ordinamento l’istituto del referendum propositivo. 500 mila elettori possono proporre una legge. Dopo 18 mesi – se il Parlamento non l’ha approvata– la legge diventa oggetto di un referendum per il quale non è previsto quorum.
Ed è proprio la soppressione totale del quorum l’aspetto più controverso di una riforma che il Movimento 5 Stelle giudica fondamentale per incentivare la partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche.
Secondo le opposizioni, l’abolizione del quorum rischia di trasformare il referendum propositivo in uno strumento nelle mani di minoranze organizzate per bypassare il Parlamento, svuotandolo delle sue funzioni.
Quello che accade nel resto del mondo non aiuta a sciogliere il dubbio.
Il quorum non è previsto in Svizzera, il paese dove si fa più largo uso del referendum propositivo. E’ previsto invece in 7 dei 24 stati americani in cui i cittadini possono proporre leggi ordinarie o emendamenti costituzionali.
Il referendum propositivo è una prassi nota anche ai cittadini tedeschi, dato che è presente nell’ordinamento di tutti i Länder. Tuttavia solo in tre – Assia, Baviera e Sassonia – non è previsto il quorum. Negli altri, per essere valido il referendum deve poter contare sulla partecipazione di una quota significativa di elettori, quota che varia dal 15 al 33% degli aventi diritto.
Tra le soluzioni di compromesso prospettate in Italia da alcuni costituzionalisti ci sono quorum ridotti come la metà più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche o quello di fatto previsto per l’approvazione delle leggi in parlamento, ossia il 25%. Non potendo varare da soli la loro prima riforma costituzionale, un qualche compromesso i 5 Stelle lo dovranno verosimilmente accettare.

(© 9Colonne - citare la fonte)