Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

A Venezia ‘Fluoemotion’ di Scali

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

 A Venezia ‘Fluoemotion’ di Scali

VENEZIA: LA “FLUOEMOTION” DI MARCO SCALI

A Palazzo Ca’ Sagredo di Venezia arriva l'arte Fluo. L’esposizione “Fluoemotion” di Marco Scali, fino all’11 febbraio, presenta l'innovativa e visionaria arte fluorescente, che spazia in numerose forme, dalla pittura alla scultura, dal concept design al maquillage. La tecnica è la medesima per tutti i quadri: i soggetti sono rappresentati attraverso forme morbide, ma dai bordi netti e spessi, riempiti da pigmenti fluorescenti dalla grande forza cromatica. Tale virtuosismo luministico e coloristico ricorda autori come Singer Sargent, Moreau e Redon, tra gli altri. Le opere di Scali sono tutte montate con cornici barocche bianco opaco e posizionate su cavalletti in legno dipinti di nero. Ogni cavalletto ha montato sulla sommità un piccolo faretto di luce wood, per percepire la differenza cromatica esaltata dalle due differenti fonti luminose. (red)

 

FIRENZE: SCULTURE E POESIA

 Prorogata al 31 gennaio la mostra Natus, nata dall’incontro del poeta Davide Rondoni con le opere scultoree di Ugo Riva, ospitata dalla Basilica di San Lorenzo e dall’Opera Medicea Laurenziana nel Salone di Donatello di Firenze. Natus come participio passato di nascor, nascere, ma anche origine del termine “natura”, racconta il ciclo misterioso della vita, nel suo inarrestabile vortice di creazione e distruzione. La maternità, uno dei temi centrali del lavoro di Ugo Riva, è sempre stata materia d’indagine nell’arte di tutti i tempi, in pittura e scultura come in poesia. In un luogo sacro e di grande suggestione come il salone di Donatello sotto la Basilica di San Lorenzo, i versi appositamente scritti da Davide Rondoni danno voce alle opere di Ugo Riva, silenti per natura ma sollecitatrici di dialogo e confronto. Natus è racconto di forme e versi, di parole scolpite nella poesia e di corpi di scultura. Un percorso semplice e rigoroso con 22 sculture in terracotta policroma, bronzi policromi e due grandi disegni che sintetizzano un trentennio di ricerca interiore di Riva sul rapporto madre-figlio, sia costui figlio di Dio o semplice uomo, sorretta da una continua tensione nell’indagare il senso, la Verità dell’esistere. Chiude la mostra l'installazione Reliquia-Nelle mani di Dio, dove la presenza della foglia d'oro fa da trait d'union tra i due corpi scultorei, lasciando nel visitatore una luce di speranza. (red)

 

TRICASE: ALLA SCOPERTA DEGLI ARUMENI

La mostra “Cu Tenda Exhibition - Stories With Aromanians”, curata dal Museo Nazionale del Contadino di Bucarest e allestita a Tricase, presso Liquilab, fino al 31 gennaio, si inserisce tra le attività più rilevanti del progetto “Cu Tenda” che riguarda le popolazioni nomadi dei Balcani. Pastori nomadi, profughi senza riparo, solitari e vagabondi, conosciuti anche come vlachs, kutso-vlachs, macedo-vlachs, rumeni balcanici o rumeni del sud-danubiani, recentemente definiti come hommo balcanicus, gli Arumeni hanno ricevuto nel tempo definizioni multiple. Le loro peregrinazioni nell’area dell’Europa sud-orientale hanno modellato simbolicamente la mappa culturale dei Balcani, hanno arricchito e aggiunto una peculiarità espressiva e impressionante alle dinamiche della storia e alla memoria vivente delle terre attraverso cui sono passati: la mobilità e un’apertura raddoppiata dalla preservazione della propria lingua e dei propri costumi. Progettata come un saggio visivo, la mostra ricostruisce simbolicamente e frammentariamente attraverso testimonianze, auto-rappresentazioni, testi ed elementi del patrimonio materiale e immateriale, l’immaginario del mondo Arumeno come parte dell’immaginario delle culture Balcaniche in costante movimento.  Le foto di archivio, i testi etnografici, storici o autobiografici - rappresentazioni del vecchio mondo Arumeno - sono accompagnate e rinforzate da immagini, oggetti, registrazioni della cultura Arumena contemporanea rurale e urbana. (red)

 

MILANO: CINEMA ALL’OMBRA DELLA SCALA

Fino al 10 febbraio  le sale di Palazzo Morando - Costume Moda Immagine di Milano accolgono una mostra che analizza il rapporto tra il capoluogo lombardo e il mondo della settima arte. L’esposizione presenta fotografie, manifesti, locandine, contributi video e cimeli in grado di ripercorrere un secolo di storia del cinema a Milano, dalle prime sperimentazioni degli anni Trenta all’epoca d’oro degli anni Sessanta, fino alle produzioni più recenti con la nascita di un genere commedia tutto milanese che ha visto affermarsi artisti quali Renato Pozzetto, Adriano Celentano, Diego Abatantuono, Aldo, Giovanni e Giacomo, e molti altri. (red)

 

MILANO: PAOLINI, PIONIERE ARTE CONCETTUALE

Dopo la mostra “Sol LeWitt. Between the Lines” dedicata all’esplorazione dei confini dell’artista americano in relazione all’architettura, la Fondazione Carriero prosegue il suo percorso di indagine e approfondimento dell’arte concettuale analizzando l’opera di Giulio Paolini, suo indiscusso pioniere nel nostro Paese. Attraverso una nutrita selezione di lavori, scelti e allestiti dal curatore insieme all’artista torinese, “del Bello ideale”, fino al 10 febbraio, ripercorre l’intero arco dei suoi 57 anni di carriera, esponendo capisaldi della sua produzione come Senza titolo (1961), Monogramma (1965), AB 3 (1966), Nécessaire (1968), Controfigura (critica del punto di vista) (1981), alcuni dei suoi celebri autoritratti, fino a tre nuove opere appositamente concepite per l’occasione. Paolini ha risposto all’invito della Fondazione Carriero facendosi coinvolgere in prima persona nella realizzazione della mostra e accettando di cimentarsi in un esercizio introspettivo, in un processo di lettura dall’interno, e in alcuni casi di rilettura, della sua produzione. Focus su titratti e autoritratti, vero e proprio topos della storia dell’arte occidentale e fulcro della poetica di Paolini, che fin dall’inizio degli anni Sessanta si è cimentato in modo fortemente personale con l’analisi di questa tematica, distillandola fino ad arrivare alla sottrazione dell’autore nella sua opera. (red)

 

MILANO: KHEBREHZADEH, VISIONI IRANIANE

La M77 Gallery di Milano presenta, fino al 2 febrbaio, “I Sing with My Tongue Silent” dell’artista iraniana Avish Khebrehzadeh. Nata a Theran nel 1969, Avish fa parte del gruppo di artisti della diaspora iraniana: cresciuta in una famiglia di intellettuali persiani che molto ha influenzato la sua formazione artistica, lascia giovanissima il suo Paese all’insorgere della rivoluzione per trasferirsi a Roma, città nella quale intraprende gli studi di pittura presso l’Accademia di Belle Arti. Successivamente si sposta negli Stati Uniti, a Washington, dove tutt’oggi vive e lavora. Nel 2003 partecipa alla Biennale di Arte di Venezia, occasione nella quale le viene assegnato il Leone d’oro come migliore artista giovane. La mostra di Milano prende avvio al piano terra con una serie di tele ambientate nel contesto di un grande murale, realizzato appositamente per la galleria, raffigurante un paesaggio notturno. Una foresta intricata di rami blu avvolge lo spazio, assorbendo l’intera scena narrativa e proiettando il visitatore in un clima sospeso e irrequieto. Al piano superiore si trova invece una ‘ragnatela’ di ritratti rossi e i disegni, pratica artistica cara a Khebrehzadeh che, attraverso un tratto sinuoso, ambiguo e apparentemente infantile, crea un mondo fiabesco in cui i suoi personaggi trasmettono un senso di fragilità e al tempo stesso di dolce naturalezza. (PO / red)

 

MILANO: IL PERFORMER FRANKO B

La vita e il lavoro di Franko B, performer pioneristico, si situano tra punk e poesia, spaziando dal disegno all’illustrazione, dalla scultura al ricamo, all’atto performativo. Nato a Milano nel 1960, trasferitosi a Londra nel 1979 per compiere i suoi studi artistici, si integra sin da subito nella scena anarco-punk della capitale britannica, esibendosi in lunghe e provocatorie performance, in cui si concentra sulla vulnerabilità dell’uomo attraverso lo spargimento del proprio sangue. Attraverso questa tecnica, ha più volte risposto a questioni come l’oppressione, il dogmatismo, l’abuso e l’esibizione di sé stessi. Negli spazi della galleria Nonostante Marras di Milano la mostra di Franko B “Lost boys e altre storie”, fino al 31 gennaio, presenta anche la sua ultima produzione del 2018, Ragazzi perduti, circa un centinaio di statuine in ceramica colorate di varie dimensioni e forme. Ancora una volta nella poetica dell’artista diventa centrale il corpo, come strumento per esplorare i temi dell’individualità, della politica, della resistenza, della sofferenza e soprattutto della vulnerabilità umana. Come si legge nella presentazione “ognuna di queste piccole sculture di Franko è come un taglio del caos: un faccia a faccia che ci costringe a sentirci noi stessi fragili e custodi della fragilità di queste sue ultime sculture”. (red)

 

MILANO: “INQUIETUDINE” DI FRANCO CARDINALI

A 30 anni dalla mostra postuma all'Accademia di Brera, Milano rende omaggio alla figura di Franco Cardinali, artista di grande spessore, nella storica cornice del Palazzo Giureconsulti con un'antologica dal titolo "Franco Cardinali. Inquietudine necessaria" fino al 14 febbraio. Gli oltre quaranta lavori esposti offrono una panoramica sulla produzione dell'artista ligure, formatosi nell'ambiente parigino di Montparnasse nell'ambito dell'École de Paris, l'ampio gruppo di artisti e intellettuali che operarono a Parigi tra le due guerre. L'artista, in continua ricerca di nuove tecniche e forme espressive, vive e condivide intensamente i fermenti artistici con gli spiriti più originali della sua epoca, seguendo poi un percorso individuale con esiti assolutamente unici e peculiari. Fra le amicizie si ricorda il legame con Jean Cocteau, Jacques Prévert e Pablo Picasso. Artisticamente Cardinali procede quindi in un percorso che va dal figurativo, interpretato con toni e linee forti, ad un astratto materico ispirato al mondo naturale, composto da ambienti, animali ed elementi simbolici della realtà e della sua fantasia. L'arte di Franco Cardinali – che morirà suicida nel 1985, a soli 59 anni - è permeata di questa "inquietudine necessaria", come rivela il titolo della mostra: nelle sue opere si legge infatti un'insoddisfazione personale e artistica che si evince nel tratteggio profondo, nei paesaggi inquieti e nell'increspamento delle superfici. (redI)

 

MENDRISIO: LOUIS KAHN E VENEZIA

 

Il programma espositivo del Teatro dell’architettura di Mendrisio, in Svizzera, si apre con la mostra “Louis Kahn e Venezia”. Fino al 3 febbraio la rassegna ripercorre il rapporto di una delle figure più importanti e influenti dell’architettura del Novecento con la città lagunare. La mostra ospita numerosi materiali originali: disegni, schizzi, modelli, fotografie, registrazioni e documenti inediti dell’architetto americano. Spiccano i disegni originali per il Palazzo dei Congressi e il Padiglione della Biennale di Venezia (per la prima volta riuniti per restituire la densità della riflessione architettonica di Kahn); le sue reinterpretazioni grafiche dell’architettura veneziana; le registrazioni delle sue lezioni e conferenze a Venezia. Sono presenti inoltre disegni originali di Le Corbusier e Frank Lloyd Wright, anch’essi autori di progetti per Venezia mai realizzati: l’Ospedale di Venezia (1962-64) e la Fondazione Masieri (1953-54). Il lavoro di ricerca sotteso al progetto espositivo punta infatti a far riflettere sull’attuale e complesso rapporto che si instaura tra passato, presente e futuro in un luogo così eccezionale, “puro miracolo” – come disse Louis Kahn – della storia dell’umanità. (red)

 

ASTI: CHAGALL, COLORE E MAGIA

Tra dipinti, disegni, acquerelli e incisioni, fino al 3 febbraio, ad Asti, a Palazzo Mazzetti, esposto il mondo elegante e utopistico di Marc Chagall: un mondo intriso di stupore e meraviglia; opere nelle quali coesistono ricordi d’infanzia, fiabe, poesia, religione e guerra; un universo di sogni dai colori vivaci, di sfumature intense che danno vita a paesaggi popolati da personaggi, reali o immaginari, che si affollano nella fantasia dell’artista. Opere che riproducono un immaginario onirico in cui è difficile discernere il confine tra realtà e sogno, lo stesso mondo che Chagall raffigura nei suoi libri di incisioni. “Chagall. Colore e magia” rappresenta una straordinaria opportunità per ammirare più di 150 opere e ripercorrere la traiettoria artistica del pittore dal 1925 fino alla morte. L’allestimento segue un percorso originale che, andando oltre la presentazione cronologica, propone una lettura nuova delle opere, consentendo al visitatore di addentrarsi nei temi principali della produzione dell’artista: la tradizione russa, legata alla sua infanzia, dalla quale non si allontanò mai; il senso del sacro e la profonda religiosità che si riflettono nelle creazioni ispirate alla Bibbia; il rapporto con i letterati e i poeti, rappresentato in mostra dalla raccolta di incisioni con cui tradusse in immagini i testi di Jean Girardoux e altri scrittori per il volume I sette peccati capitali; l’interesse per la natura e gli animali e le riflessioni sul comportamento umano che trovarono espressione nelle acqueforti delle Favole; il mondo del circo, che lo affascinava sin dall’infanzia per la sua atmosfera bohémienne e la sua sete di libertà; e, ovviamente, l’amore, che domina le sue opere e dà senso all’arte e alla vita. (red)

 

ROMA: RICORDANDO LE LEGGI RAZZIALI

Le leggi razziali, controfirmate dal re Vittorio Emanuele III di Savoia, furono emanate tra il settembre e il novembre del 1938. Basandosi sul criterio del razzismo biologico, portarono all’esclusione degli ebrei dalla società. L’esposizione “Italiani di razza ebraica: le leggi antisemite del 1938 e gli ebrei di Roma”, fino al 3 febbraio al Museo Ebraico di Roma, va dall'emancipazione degli ebrei italiani all'affacciarsi del fascismo negli anni Venti, per poi arrivare alle leggi razziali del 1938. A guidare i visitatori della mostra ci sono le biografie, i documenti, le pagelle. La mostra termina con un piccolo spazio dedicato all'occupazione, alla clandestinita' e alle deportazioni. Inoltre, fino all’1 febbbraio, esposta alla Casa della Memoria e della Storia, l’installazione WDon’t kill 1938” di Fabrizio Dusi. Grazie al suo titolo cubitale, l’arazzo ricorda cosa è successo 80 anni fa in Italia e, nel contempo, sottolinea la divisione tra il prima e il dopo. L’opera prosegue infatti con una serie di scritte in ceramica e neon che passano da positive e colorate, simboli di una vita quotidiana normale, a negative e tutte di colore giallo, simboli invece della discriminazione contro la popolazione di religione ebraica e del suo tragico epilogo avvenuto con la Shoah. (red)

 

ROMA: BIAGIO ROSSETTI VISTO DA BRUNO ZEVI

Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita di Bruno Zevi, la Fondazione Bruno Zevi inaugura nella sua sede di Roma la mostra “Biagio Rossetti secondo Bruno Zevi”, realizzata in collaborazione con il comitato tecnico scientifico per le celebrazioni del cinquecentenario della morte di Biagio Rossetti. La mostra, aperta fino all'11 febbraio, rivisita l’esposizione “Identità” di Biagio Rossetti tenutasi nel Teatro Comunale di Ferrara nel 1956, dedicata al grande architetto rinascimentale e realizzata sotto la direzione di Bruno Zevi, che di Rossetti ne esaltò il valore e il ruolo, celebrandolo come “primo urbanista moderno europeo” e rivalutandone il ruolo, fino ad allora sottostimato, nella storia della architettura occidentale. Si trattava di un esperimento nuovo, una vera e propria sfida culturale: allestire nell’Italia del dopoguerra la prima mostra dedicata a un architetto del passato, secondo una visione moderna e “spregiudicata” che privilegiava il “saper leggere l’architettura e l’urbanistica” attraverso fotografie, rilievi e schizzi critici, uniti a una lettura filologica dell’opera dell’autore ferrarese. L’evento fu un successo. L’allestimento mescolava i rilievi metrici degli edifici alle fotografie di Gianni Berengo Gardin e ai plastici di Costantino Dardi, fondendo i materiali secondo un linguaggio inedito e dal forte impatto espressivo, che fornì nuove chiavi di lettura per l’interpretazione della città storica. Alla mostra seguì presto la pubblicazione della monumentale monografia pubblicata da Einaudi: Biagio Rossetti architetto ferrarese. Il primo urbanista moderno europeo. (red)

 

MONDOVI’: L’“AGUZZO-ROTONDO” DI KANDINSKIJ

 

Il dipinto Spitz-Rund, realizzato da Wassilij Kandinskij nel 1925, è il protagonista della mostra “Kandinskij. L’armonia preservata” che La Fondazione CRC presenta, fino al 3 febbraio, al Museo della Ceramica di Mondovì, svelando al pubblico gli esiti dell’intervento di studio e consolidamento realizzato sull’opera dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”. Kandinskij (1866-1944) dipinge Spitz-Rund durante il periodo di docenza al Bauhaus di Weimar. L’influenza della scuola è evidente, al punto che l’opera può esserne considerata una sintesi: essa è, infatti, il frutto dell’elaborazione di un nuovo linguaggio artistico di Kandinskij che in questa fase della sua vita riconduce le linee, prima libere di fluttuare nello spazio pittorico, a forme elementari come rette, cerchi e triangoli. Il titolo dell’opera significa “aguzzo-rotondo”, chiaro riferimento alle figure geometriche che la compongono: nel campo monocromo, infatti, geometrie e linee si sovrappongono nello slancio verticale del dipinto, in un dialogo tra forme, suoni e colori. (red)

 

TORINO: IL “VIAGGIO” DI MIKE NELSON

 Fino al 3 febbraio l’artista inglese Mike Nelson, che ha rappresentato la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia del 2011 ed è stato due volte candidato al Turner Prize, realizza un nuovo progetto pensato appositamente per gli spazi delle Officine Grandi Riparazioni di Torino, per la sua prima mostra personale in un’istituzione italiana. Il Binario 1 appare completamente trasformato in un “luogo altro” da un’installazione su larga scala, che va a occupare l’intera navata con un intervento poderoso ma, allo stesso tempo, quasi intimo. Come preannunciato dal titolo, “L’Atteso”, un clima sospeso ed enigmatico caratterizza l’installazione, formata da un paesaggio che sembra uscito dalle immagini di un film e in cui diverse memorie e stratificazioni materiali creano una narrazione aperta a molteplici letture. Emergono le tematiche del viaggio  e della mobilità, entrambe care all’artista: una sorta di fil rouge di questo racconto che, nella cornice delle OGR, dove per un secolo si sono riparati i treni, trova una sponda ottimale per amplificare il senso di un’opera lasciata volutamente priva di chiavi di lettura predefinite. Una piccola scultura, Untitled, (2013), accoglie il visitatore nel foyer: un sacco a pelo posizionato a terra, racchiuso in una teca, omaggio alla memoria dell’amico Erlend Williamson, artista e appassionato scalatore, mancato durante una scalata. La scultura, con la sua presenza intima e discreta fa da contraltare all’intervento visibile attraverso la vetrata d’accesso al Binario 1: la soglia trasparente permette di vedere un ammasso di detriti e materiali di risulta, un cumulo terroso frutto di demolizioni che sembra premere sulla parete a vetri. (red)

 

TREVISO: ARTE CONTEMPORANEA E “SCARTI”

 

Treviso, 11 gen - A Treviso la mostra “Re.Use. Scarti, oggetti, ecologia nell’arte contemporanea”, fino al 10 febbraio - dislocata in tre diversi spazi (i musei di Santa Caterina e Casa Robegan ed il piano Nobile di Ca’ dei Ricchi), traccia un viaggio nella storia dell’arte e nella cultura artistica, dal Novecento fino ai nostri giorni, per guardare in dettaglio come il tema del riuso è stato affrontato nelle varie decadi e dai vari artisti e come questo grande tema continua a produrre opere e a stimolare la creatività delle attuali generazioni, ricoprendo un ruolo attivo e propositivo per comunicare al pubblico valori condivisi socialmente rilevanti. (red)

 

ROMA: L’ITALIA DEL “SORPASSO”

 

La grande mostra fotografica “Il sorpasso. Quando l'Italia si mise a correre, 1946-1961”, fino al 3 febbraio al Palazzo delle Esposizioni di Roma, racconta l'Italia dalla dura ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale al clamoroso boom economico degli anni '60. Quindici anni in cui un paese distrutto e stremato riuscì a superare i traumi della guerra dando vita a un tumultuoso sviluppo economico, sociale, di immaginario, ammirato nel mondo intero. Sono esposte immagini dell'epoca, provenienti da straordinari archivi, tra cui molte scattate da sconosciuti fotografi di agenzia - ma capaci di rappresentare in modo vivace, acuto e preciso le molteplici realtà del paese - e altre scattate da firme note e acclamate della fotografia contemporanea, come Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, Cecilia Mangini, Federico Patellani, Caio Mario Garrubba, Pepi Merisio, Wanda Wultz, Tazio Secchiaroli, Ferruccio Leiss, Romano Cagnoni, Walter Mori, Bruno Munari, Italo Insolera, Italo Zannier, e tra gli stranieri i grandi Willian Klein, Alfred Eisenstaedt, Gordon Parks. (red)

 

ROMA, OMAGGIO A MASTROIANNI  

 

Attraverso i suoi ritratti più belli, i cimeli e le tracce dei suoi film e dei suoi spettacoli, le immagini e i racconti, gli scritti, le testimonianze, le recensioni, la mostra “Marcello Mastroianni”, fino al 17 febbraio al Museo dell’Ara Pacis, racconta tutta la carriera e la vita del grande attore, dal successo delle sue interpretazioni cinematografiche al suo percorso meno noto sulle scene teatrali. La mostra, è promossa da Roma Capitale, coprodotta e curata dalla Cineteca di Bologna, e realizzata con il contributo del Ministero per i Beni culturali in collaborazione con Istituto Luce-Cinecittà. (red)

 

BOLOGNA: CINA, REPORTAGE DAL 1978

 

Fino al 31 gennaio la mostra “Cina 1978. Appunti di viaggio”, una serie di scatti in bianco e nero del fotografo Paolo Gotti che documentano diversi aspetti della Cina di 40 anni fa. Nel luglio del 1978, Paolo Gotti prende parte a un viaggio d’inchiesta organizzato dall’Istituto politico culturale Edizioni Oriente di Milano per osservare da vicino la società cinese. L’indagine si inserisce all’interno di una situazione politica segnata dai clamorosi avvenimenti seguiti all’arresto della “banda dei quattro” che rappresentò la fine più evidente di quel movimento politico noto come Rivoluzione Culturale, lanciata da Mao nel 1966 contro le strutture del Partito Comunista Cinese. L’obiettivo del viaggio era quello di comprendere quanto stava avvenendo e le ragioni che avevano scatenato un'inversione di rotta che avrebbe portato nel tempo a un nuovo schieramento del paese nello scacchiere internazionale, ma questo avveniva registrando non tanto i luoghi della politica quanto piuttosto quelli frequentati dalla gente comune: fabbriche, scuole e asili, quartieri urbani e zone rurali. Sono queste immagini, scattate da Paolo Gotti, a immortalare alcuni tra gli aspetti più singolari della società cinese di 40 anni fa – così diversa dalla Cina contemporanea – visti attraverso l’emozione di uno sguardo occidentale: dai mezzi di trasporto spesso bizzarri e improvvisati alle insegne disegnate con i gessetti e ai grandi pannelli illustrati con fumetti promozionali, dalle ricamatrici tradizionali alle esercitazioni delle soldatesse armate di fucile, dalle scuole speciali per bambini ipovedenti fino alle fabbriche, come quelle dei locomotori, che avrebbero portato in futuro il paese a diventare la potenza economica che è oggi. (red)

 

 

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