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Grillo, Berlusconi
e i diritti degli over

Grillo, Berlusconi <br> e i diritti degli over

di Paolo Pagliaro

(19 gennaio 2019) Nonostante il radicale ricambio generazionale prodotto in politica dalle ultime elezioni, la società italiana non è mai stata così vecchia. Si nasce meno e si vive più a lungo. Ed è paradossale il fatto che la classe dirigente più giovane nella storia della repubblica sia stata votata dall’elettorato più anziano di sempre.
Sul significato di anziano occorre però intendersi. Recentemente il Congresso nazionale della Società italiana di gerontologia ha infatti stabilito che per essere definiti anziani ora occorre aver compiuto 75 anni. Una bella soddisfazione per i 65enni e i 70enni, che in Italia sono 6 milioni e mezzo ovvero il 10,5% del totale. L’associazione dei geriatri ha preso atto di ciò che i demografi ci vanno dicendo ormai da tempo e cioè che l’invecchiamento della popolazione va di pari passo con la giovanilizzazione degli anziani.
D’altra parte, secondo una ricerca Demos circa la metà di chi ha compiuto 65 anni si definisce non certo anziano ma bensì adulto e un 5% non esita a definirsi giovane. Giustificano questa auto-percezione le confortevoli statistiche sulla salute e la buona qualità degli stili di vita, di cui i comportamenti di consumo sono una spia. Come ha osservato il demografo Vittorio Filippi, la stessa crescita delle rotture coniugali tra i sessantenni con l’avvio di nuovi amori segna una vitalità inedita.
Ovvio che in una società dove i giovani sono sempre di meno e gli over 65 sempre di più, una società in cui i ricordi sono più diffusi delle aspettative, il 70enne Grillo e l’82enne Berlusconi hanno non solo il diritto ma forse anche il dovere di restare in campo.

(© 9Colonne - citare la fonte)