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direttore Paolo Pagliaro

Torino, museo di arte
urbana aumentata

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Torino, museo di arte <br> urbana aumentata

TORINO, MUSEO DI ARTE URBANA AUMENTATA

Torino ha un nuovo museo, diffuso, a cielo aperto: si chiama Maua ed è il museo di arte urbana aumentata, nato dall’idea di proporre itinerari culturali inediti, fuori dal centro e dai più tradizionali circuiti dell’arte. Così, 46 opere di street art animate in realtà aumentata diventano l’occasione per esplorare zone meno conosciute della città. Si parte scegliendo il proprio percorso. Poi, arrivati sul posto, l’esperienza prosegue in forma digitale: ogni opera, inquadrata con lo smartphone, ne genera una nuova e si trasforma in un lavoro di digital art, appositamente creato per il museo grazie a tecnologie di realtà aumentata. Un tour con mostra si terrà da domenica al 5 maggio al mausoleo Bela Rosin, a Mirafiori. Le visite guidate saranno proposte periodicamente e organizzate anche su richiesta. La prima edizione di MAUA è stata realizzata a Milano nel 2017. Ora l'avventura è arrivata anche a Torino, grazie a “Torino Città Aumentata”, che è fra i progetti vincitori del Bando Contributi del Progetto AxTO - Progetti innovativi in ambito sociale e culturale, promosso dal Comune di Torino nell'ambito del Programma per la riqualificazione e la sicurezza delle periferie. Un progetto partecipato, realizzato in due fasi, che hanno visto il coinvolgimento di persone di fasce d'età differenti. Il primo step è stato il workshop fotografico “Alla ricerca della street art di Torino”, realizzato fra settembre e ottobre 2018, con 123 studenti. In 10 giorni di attività hanno frequentato lezioni teoriche di preparazione (negli spazi messi a disposizione da El Barrio, Casa di quartiere-San Salvario, Cartiera, CPG Torino e Officine Caos), per poi percorrere le strade delle zone Falchera, San Salvario, Dora, Mirafiori e Vallette, armati di cavalletti e macchine fotografiche. Un'attività intensa, che ha portato alla creazione della più grande mappatura finora realizzata della street art a Torino con oltre 300 opere fotografate e archiviate. Un esperimento avanzato di curatela diffusa, che ha portato all’acquisizione di 46 opere in un immaginario e grande museo a cielo aperto che, oltre alla scoperta di sorprendenti murales, offre l’opportunità di esplorare zone della città meno conosciute. Il secondo step ha visto 57 “creativi digitali” selezionati che, partendo dalle opere di street art, ha elaborato un contenuto animato in realtà aumentata. 46 di queste opere entrano a far parte del catalogo torinese di MAUA e di una mostra itinerante. (red)

 

MODENA: ALLA SCOPERTA DEL TORRIONE DI CARPI

Gli interventi per il restauro conservativo, resosi ancor più necessario a seguito del sisma del 2012, al centro della mostra, fino al 16 giugno, “Il Torrione di Carpi. Work in progress”. La rassegna si presenta da una parte come un itinerario storico-artistico e architettonico che si snoda in vari ambiti della città, dal centro storico, ai Musei di Palazzo dei Pio, al Torrione stesso, dall’altra come l’opportunità di raccontare in forma di installazione multimediale lo straordinario restauro in corso e le prospettive di utilizzo futuro dell’edificio. L’esposizione, allestita ai Musei di Palazzo dei Pio, al Torrione e nel centro storico della città, restituisce la storia mai esplorata finora degli spazi quattrocenteschi del Palazzo e della città e dei progetti in corso, attraverso documenti, disegni, fotografie storiche, oltre a una serie di materiali multimediali che ne faciliteranno la lettura. Il percorso espositivo presenta mappe, disegni, opere d’arte, fotografie storiche relative al Torrione e al suo inserimento nel contesto urbano, oltre a una serie di apparati multimediali e di modelli 3D che ricostruiscono i vari passaggi costruttivi dell’architettura. Delle installazioni immersive consentono di ‘passeggiare’ nella futura Pinacoteca – le cui sale sono collegate al Torrione – e in ciò che diventeranno le sale del Torrione: con un gioco di trompe l’oeil il visitatore ha una percezione virtuale del percorso che si apre dietro la porta di Sala Manuzio. (red)

 

 ROMA: NELLE “IMPRONTE” DELLA STAMPERIA 2RC

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma presenta, fino al 2 giugno, la mostra “Impronte dell’Arte. 2RC 1963-2018”, a cura di Achille Bonito Oliva, che ripercorre l’esperienza della storica stamperia romana 2RC di Valter ed Eleonora Rossi, fondamentale per la storia della grafica e dell’incisione, non solo a livello italiano. Una selezione di 90 lastre matrici e di 45 opere grafiche, prodotte nell’arco di 60 anni, testimonia la preziosa ed intensa collaborazione di 2RC con importanti artisti di provenienza italiana ed internazionale.La Galleria Nazionale rivolge così un’attenzione rinnovata alla singolarità dell’opera grafica, attraverso un progetto espositivo inedito nel suo obiettivo di illustrare ciò che rimane non visibile del procedimento dell’incisione, forma d’arte che si sviluppa con tempi e movimenti che le sono propri. Viene messo a nudo il processo creativo dell’artista, colto nel passaggio dal lavoro sulla lastra fino all’esito finale della stampa, risultante di un universo di scelte che si traducono nel segno. Le lastre matrici presenti in mostra narrano un percorso unico per il livello tecnico e qualitativo raggiunto, che ha reso la 2RC fra le più note stamperie d’arte nel panorama internazionale, all’avanguardia anche per l’impegno nella continua ricerca sperimentale. In mostra opere, tra gli altri, di Valerio Adami, Afro Basaldella,Francis Bacon, Alberto Burri, Alexander Calder, Giuseppe Capogrossi, Sandro Chia, Francesco Clemente, Pietro Consagra, Enzo Cucchi, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Jannis Kounellis, Henry Moore, Arnaldo Pomodoro. (red)

 

DIANO MARINA: IL FASCINO DELL’ACCIAIO

La mostra “Dialoghi di Superficie”, fino al 13 maggio al Palazzo del Parco di Diano Marina, mette in relazione le opere di due artisti, dalle poetiche e dalle modalità espressive apparentemente lontane: le stratificazioni bidimensionali di Gianluca Patti, realizzate con materiali industriali - declinate nei monocromi della serie Frequencies o nella duplice variante dei Noise e dei Floating Noise, opere caratterizzate da un elemento geometrico ricorrente - e le fotografie di Lucrezia Roda, scatti che immortalano il processo produttivo dell’acciaio (carpito con un’ossessione maniacale per il dettaglio), con modalità inedite che richiamano la tecnica dello still life (da qui il gioco di parole che dà il nome alla serie Steel-Life) e che danno vita, a loro volta, ad immagini dal forte impatto estetico, associate ad altre che, percorrendo una strada più introspettiva, indagano la materia "metallo" dall’interno [nel ciclo About Metal (about me)], arrivando a concepire mappature astratte tanto più rarefatte quanto l’occhio meccanico si insinuava con maggiore profondità nelle sue trame. In tutti i lavori in mostra, la superficie è la porta di ingresso principale di una complessa stratificazione di senso e di significato. (PO / red)

NAPOLI: IL DUO J&PEG, DENUNCIA ONIRICA

Si intitola “Stories” la mostra fotografica del duo J&PEG (Antonio Managò e Simone Zecubi), che si tiene fino all’11 maggio a Castel dell’Ovo a Napoli. Il duo nasce a Milano nel 2006. Entrambi diplomati all’Accademia di Brera, sin dagli esordi, Managò e Zecubi, che vivono tra Milano e Londra, lavorano a quattro mani utilizzando una prassi operativa che mescola differenti tecniche; fotografia, pittura, disegno e installazione. Sei opere realizzate nell’ultimo anno dialogano con oltre 20 lavori – di grande formato - che meglio rappresentano il percorso artistico intrapreso negli ultimi dieci anni dai due artisti milanesi. Il segmento retrospettivo viene ricostruito dagli esordi della ricerca artistica dei J&PEG, partendo dalle opere della loro prima mostra personale, curata da Achille Bonito Oliva, intitolata “Working Mates” e organizzata nel 2008 dalla Galleria Poggiali. Scenari complessi ed onirici, scenografie - create in studio e realizzate in camera di posa – nelle quali sono collocati i protagonisti delle opere, sono caratterizzate da fondali totalmente neri, in cui la luce rompe il buio fitto di un infinito senza misure e forme. In una serie fotografica sei soggetti indossano una “maschera” per raccontare quello che non sono, quello che vorrebbero essere, o più precisamente, quello che la società gli impone di diventare. Una denuncia della alienazione esistenziale innescata dai social network. Bloccati in pose teatrali i protagonisti si camuffano divenendo icone della mitologia contemporanea, avvolti in atmosfere psichedeliche. Il processo mentale di scollamento dalla realtà è riassunto nell’azione performativa dei due artisti, che dopo avere minuziosamente composto la scena in studio, tendono a trasformarla in un ibrido procedurale. Lo scatto fotografico, infatti, diventa proiezione. L’immagine proiettata, attraversa un tessuto-sindone e l’icona che ne deriva viene nuovamente fotografata, diventando l’opera finale. (red)

 

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