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CONSIGLIO D’EUROPA:
LIBIA NON E’ PORTO SICURO

CONSIGLIO D’EUROPA: <br> LIBIA NON E’ PORTO SICURO

Mentre la Procura di Agrigento indaga per favoreggiamento all’immigrazione clandestina in relazione al “nuovo” caso Sea Watch, la nave della organizzazione non governativa tedesca che ha rifiutato di recarsi in Libia per far sbarcare i migranti raccolti nel Mediterraneo lancia un nuovo Sos: “dopo oltre 6 giorni dal soccorso, siamo ancora bloccata con a bordo 43 naufraghi, di cui 6 donne e 3 minori non accompagnati, uno di soli 12 anni: hanno bisogno di sbarcare subito”. La richiesta, dato il divieto di sbarco firmato dal ministro Salvini, è rivolta soprattutto alla Germania. “Chiediamo con forza che si faciliti la disponibilità delle città tedesche pronte ad accoglierli”. Ma intanto una voce importante, a favore proprio della decisione di Sea Watch di dire no alla Libia, arriva dal Consiglio d’Europa. “L’approccio degli Stati europei alla migrazione nel Mediterraneo è incentrato troppo sull’obiettivo di impedire ai rifugiati e ai migranti di raggiungere le coste europee e troppo poco sugli aspetti umanitari e dei diritti umani. Tale approccio ha conseguenze tragiche”, ha dichiarato Dunja Mijatović, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, pubblicando oggi una raccomandazione in cui individua le carenze di questo approccio e mira ad aiutare gli Stati membri a riformulare la loro risposta in conformità alle norme sui diritti umani. “Una serie di Stati ha adottato norme, politiche e pratiche contrarie ai relativi obblighi giuridici di garantire efficaci operazioni di ricerca e soccorso, uno sbarco rapido e sicuro e la cura delle persone soccorse, nonché la prevenzione della tortura e di trattamenti inumani o degradanti”, ha affermato la Commissaria. “Sebbene abbiano il diritto di controllare i propri confini e di garantire la sicurezza, gli Stati hanno anche il dovere di proteggere efficacemente i diritti sanciti dalle normative marittime e in materia di diritti umani e rifugiati”, ha dichiarato la Commissaria. Le 35 raccomandazioni contenute nel documento hanno lo scopo di aiutare gli Stati membri del Consiglio d’Europa a trovare il giusto equilibrio tra questi imperativi. Si articolano attorno a cinque aree principali: garantire un efficace coordinamento di ricerca e soccorso; garantire lo sbarco sicuro e tempestivo delle persone soccorse; cooperare in modo efficiente con le Ong; prevenire le violazioni dei diritti umani collaborando con paesi terzi; e fornire rotte accessibili, sicure e legali verso l’Europa: tra le indicazioni, anche quella di non considerare la Libia un porto sicuro.

(Sis)

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