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Un conto è il populismo
un altro il fascismo

Un conto è il populismo <br>un altro il fascismo

di Paolo Pagliaro

Convinto che nel linguaggio politico si abusasse del termine fascista, Giorgio Amendola, che era stato dirigente del Pci e capo della Resistenza romana, negli Anni ’70 raccomandava di insegnare ai giovani l’arte della distinzione. La questione, come sappiamo, è ancora di grande attualità. Torna a occuparsene lo storico Emilio Gentile in una sorta di intervista immaginaria pubblicata da Laterza e intitolata “Chi è fascista”. Secondo Gentile c’è il rischio che, a furia di vedere fascisti dappertutto, si distolga l’attenzione dalle minacce reali e che nulla hanno a che fare con il fascismo. C’è il rischio, ad esempio, che ci si accontenti di quella che lui chiama “democrazia recitativa”, fatta di democratici senza ideali democratici, dove il popolo sovrano è chiamato periodicamente a esercitare il diritto di voto come una comparsa che entra in scena solo al momento delle elezioni, per poi tornare dietro le quinte. Mentre il potere è esercitato da consorterie generatrici di diseguaglianza e corruzione.
Ma questa deriva non ha nulla a che fare col fascismo, così come non sono fascisti gli attuali movimenti populisti.
Se fossero fascisti tutti coloro che rivendicano il primato dello Stato sovrano, esaltano il popolo, invocano l’uomo forte allora - argomenta il professor Gentile - erano fascisti i giacobini, i patrioti che hanno lottato per avere uno Stato sovrano, i francesi che hanno eletto De Gaulle. Il fascismo ha caratteristiche peculiari: prevede un partito milizia, un regime totalitario, un militarismo integrale. Nulla di tutto ciò che abbiamo sotto i nostri occhi assomiglia al fascismo. Il nuovo populismo nazionalista – conclude Gentile - non nasce dalla nostalgia del fascismo, ma dalla paura della modernità.

(© 9Colonne - citare la fonte)