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direttore Paolo Pagliaro

'La farfalla pavone'
di Elda Lanza

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

'La farfalla pavone' <br> di Elda Lanza

"LA FARFALLA" PAVONE DI ELDA LANZA

Arriva nelle librerie e sugli store on line “La farfalla pavone” (128 p. Lisciani Libri) di Elda Lanza. La farfalla pavone è una farfalla piuttosto rara, di discrete dimensioni, con ali rosse a grandi globi neri. Ma non è per il suo aspetto, pur coerente alla storia narrata, che e' stata scelta come simbolo di questo romanzo, intessuto di vanita', pregiudizi, delitti e follia. La farfalla pavone è una donna, certamente speciale, che insegue un sogno a costo della propria coscienza e della propria vita: da sguattera a regina internazionale dei fornelli. In un locale simbolo, di puro stile francese e nella più improbabile, nebbiosa periferia milanese. Un volo ardito, irresistibile, per le sue fragili ali rosse a punti neri.  La farfalla pavone lo realizzerà a un prezzo molto alto. Con il profumo delle cose buone, in un ultimo gesto d'amore.

BIOGRAFIA Elda Lanza è stata la prima presentatrice della Tv, fin dalle trasmissioni sperimentali della Rai, nel 1952. Autrice da oltre centomila copie per l’editore Salani, grazie al personaggio e ai “gialli” dell’avvocato detective Max Gilardi. Ha scritto romanzi anche per Ponte alle grazie: lmparerò il tuo nome e Una stagione incerta; oltre a Il tovagliolo va a sinistra (Vallardi). Lei stessa è stata definita, a oltre novant’anni, “un romanzo vivente”. (PO / red -  20 set)

 

 

 

DONNE, “UN ALTRO GENERE DI FORZA” SECONDO ALESSANDRA CHIRICOSTA

 

I maschi sono forti, le donne sono deboli: sembra un’ovvietà che spiega molto dei rapporti tra uomini e donne, di come si sono strutturati e organizzati nel corso della Storia. I forti tendono a combattere e distruggere, i deboli ad accudire e proteggere la vita: così si è creata una dicotomia che fa della forza una via maestra verso la violenza, e della cura una premessa della mitezza e della pace. Ma siamo sicuri che questa differenza si radichi nella “natura”? Nel pieno del dibattito sulla violenza di genere – dalle molestie ai femminicidi – in un percorso in più tappe, Alessandra Chiricosta in “Un altro genere di forza” (Iacobelli editore) ridisegna il maschile e il femminile e con essi la mappa del discorso sulla forza distinguendolo da quello della violenza: perché ci vuole una particolare forza sia per non essere “vittime” sia per non esercitare un potere soggiogante.

 

LA NAVE DI TESEO CELEBRA IL DE CHIRICO LETTERARIO

 

In contemporanea con la mostra che si inaugura il 25 settembre a Palazzo Reale di Milano, La nave di Teseo pubblica due volumi di grande interesse per approfondire anche il genio letterario dell'artista ferrarese. Due libri che si aggiungono ai precedenti, a cura di Fabio Benzi e Riccardo Dottori, nel solco della valorizzazione di uno degli artisti più celebrati e controversi del XX secolo. Presentata per la prima volta integralmente in questo volume curato da Andrea Cortellessa, dal titolo “La casa del poeta” (traduzione dal francese di Valerio Magrelli, in libreria dal 26 settembre) l’opera poetica di Giorgio de Chirico intrattiene con la sua produzione pittorica un dialogo stringente e fecondo, la cui lettura è imprescindibile per comprendere appieno il pensiero del pictor optimus. Questi testi, concepiti nell’arco di venticinque anni tra il 1911 e il 1942 e molti dei quali fino ad oggi inediti, esprimono la libertà artistica dell’autore a partire dalla forma varia in cui appaiono, tra liriche in versi e componimenti in prosa nell’alternanza di lingua italiana e francese, che qui leggiamo nella traduzione di Magrelli. Il sodalizio con Apollinaire, il rapporto con i miti classici e il pensiero di Nietzsche e Schopenhauer, i rapporti ostili con la critica del tempo: in queste pagine prende la parola il mondo silenzioso di Giorgio de Chirico, scoprendone la voce suadente e misteriosa. “Il viaggio nel tempo di de Chirico – dovremo ricordarcene sempre – si svolge attraverso la pittura, certo; ma, anche, attraverso la poesia. Il ‘meccanismo del pensiero’ di de Chirico trova la sua prima e più straordinaria formulazione in una sfrenata, spettacolare indeterminazione discorsiva nella quale la scrittura si fa di volta in volta, e insieme, saggio autobiografia e appunto, lirica: senza alcuna distinzione fra versi e prosa” si legge nell’introduzione di Cortellessa. Una nuova edizione aggiornata, con un apparato iconografico inedito, per il libro “assoluto” di Giorgio de Chirico, “Memorie della mia vita” (prefazione di Paolo Picozza, introduzioni di Franco Cordelli e Elisabetta Sgarbi). Tra autobiografia, cronaca e manifesto d’artista, Memorie della mia vita è una straordinaria confessione letteraria, che ripercorre le intuizioni geniali, i tormenti e gli incontri decisivi di un maestro del Novecento. “Nelle Memorie della mia vita, Giorgio de Chirico racconta a volte puntigliosamente, con dovizia di particolari, la sua vita, le sue traversie, i rapporti con i familiari, le controversie con i critici e le sue conoscenze in genere, artisti e amici comuni o acquirenti delle sue opere. Le persone di cui ci parla diventano sempre e immediatamente personaggi. Poche righe, pochi aggettivi. La prosa di de Chirico è sottilmente carica di una direzione e quasi, meglio, di una meta: la perfezione che – sempre lo ribadisce – è lo scopo primario e definitivo dell’arte e di ogni vero artista nonostante egli sappia che quella meta, ovvero quella perfezione, mai sarà raggiunta” si legge nell’introduzione di Cordelli.

 

PLATONE, STORIA DI UN DOLORE CHE CAMBIA IL MONDO

 

Aristocle nasce dall’unione di due delle più antiche famiglie di Atene. Cresce ascoltando storie, miti e musica. Possiede più di cento oggetti, che in un mondo vuoto, contrapposto al troppo pieno del nostro, sono moltissimi. Dicono di lui che da bambino era così beneducato che nessuno gli aveva mai visto i denti, perché sorrideva poco e rideva meno. Il primo vero dolore lo prova a ventotto anni, il giorno della morte di Socrate. La filosofia è già nata, ma Socrate non è un filosofo: gira scalzo, seguito da una schiera di ragazzini incuriositi dai suoi discorsi; è capace di cambiare per sempre quelli che lo ascoltano. Aristocle è uno di loro. Parte e procede così “Platone. Storia di un dolore che cambia il mondo” (Bompiani), cercando di avvicinare le vite lontane dei grandi alle nostre piccole vite vicine, scritta da Annalisa Ambrosio, un’autrice molto giovane, a uso dei giovani come lei ma anche di chi Platone l’ha incontrato a scuola e poi dimenticato. Oggi che il rischio non è morire per un’idea ma la mancanza di idee in cui credere, guardarsi indietro è fondamentale. Laureata in filosofia, diplomata alla Scuola Holden, l’autrice ha curato con Alessandro Baricco il progetto dell’antologia per la scuola secondaria superiore “La seconda luna”, edita da Zanichelli.

 

 

FRANCO CARDINI RACCONTA LAWRENCE D’ARABIA

 

“Lawrence resta qualcosa di indecifrabile, una sorta di sfinge”. Questa la chiave con cui lo storico Franco Cardini, esperto di Crociate e di tutti i ponti che hanno unito più o meno ambiguamente Oriente e Occidente, indaga Lawrence d’Arabia, la figura avventurosa del colonnello che, nel pieno della Grande guerra, guidò la ribellione dei beduini arabi contro l’Impero Ottomano. Nel libro edito da Sellerio Cardini affronta l’enigma racchiuso in questo personaggio, non solo per la sua persona sempre divisa tra passione ed azione, o per la sua strana morte, o per il gioco rischioso tra agente di Sua Maestà e capo rivoluzionario, ma soprattutto per le complesse implicazioni, quelle immediate e quelle di lunga durata, connesse alla sua impresa leggendaria. Lui “occidentale che si innamora dell’oriente”, che assorbiva i costumi dei nomadi del deserto, che ruolo ebbe nell’espandersi del cosiddetto orientalismo, il mito occidentale di un Oriente unico e inventato? Che senso ebbe la sua opera di installazione del nazionalismo entro una cultura beduina che ne era del tutto estranea, fu influenza culturale o mero interesse coloniale? Era o no consapevole del grande tradimento che aspettava i suoi amici arabi e il suo grande sodale Feisal? Ma in realtà un traditore non è anche un traduttore? Sono molti, svariati e divaganti i temi che Cardini affronta a partire da gesta grandiose, tanto che il suo fluente discorso (il libro è una trascrizione riveduta di una “lezione” trasmessa da Radio 2 di cui conserva la freschezza e la chiarezza) diventa una riflessione su questioni che ancora ci riguardano sui rapporti, politici e culturali, Oriente-Occidente. Cardini è professore emerito di Storia medievale nell’Istituto italiano di Scienze Umane e Sociali/Scuola Normale Superiore. Ha insegnato in varie università europee, americane e asiatiche. Si occupa principalmente di rapporti tra mondo europeo e musulmano. Con Sellerio ha pubblicato: “Le mura di Firenze inargentate. Letture fiorentine” (1993), “L’invenzione del Nemico” (2006), “Lawrence d’Arabia” (2006, 2019), “Francesco Giuseppe” (2007) e “Lo specchio e l'alibi. Pagine di storia e d'altro” (2016).

(red -20 set)

 

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