Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Al Teatro sociale rivive
il Milan degli immortali

Al Teatro sociale rivive <br> il Milan degli immortali

Al Teatro sociale di Trento c’erano tutti (o quasi) i protagonisti di quella che la Uefa ha definito la squadra più forte di tutti i tempi. Il Milan degli Immortali, quello di Arrigo Sacchi, si è ritrovato al Festival dello Sport per raccontare un gruppo che la differenza “l’ha fatta non con le vittorie ma con il modo, per la prima volta ha dato al tifoso italiano la sensazione di essere superiori agli altri” secondo le parole pronunciate dal profeta di Fusignano. Sulle note dell’inno del Milan – cantato a squarciagola dal pubblico - sono entrati alla spicciolata i protagonisti dell’epopea rossonera, chiamati sul palco da Carlo Pellegatti. In corso d’opera sono entrati a sorpresa gli olandesi, Frank Rijkaard e Marco Van Basten (assente invece Ruud Gullit).

 

GALLIANI. Il racconto è partito dall’inizio, con Adriano Galliani che ha ricordato la scelta di Arrigo Sacchi da parte del presidentissimo Silvio Berlusconi: “In quattro incontri con il Parma non eravamo mai riusciti a vincere: Berlusconi pensava che in ogni settore bisognasse mettere tutte persone nuove che di quel mondo che non fossero state infettate dalle abitudini: i nostri giocatori erano oiù bravi di quelli del Parma e se il Parma ci aveva battuto voleva dire che era bravo l’allenatore, quindi dovevamo prendere l’allenatore” sottolinea l’ex dirigente riferendo sempre il pensiero del Cavaliere. “La mission data ad Arrigo era di vincere e convincere” spiega ancora Galliani, riferendo che nella semifinale di andata della Coppa Campioni 1988-89 a Madrid con il Real (pareggiata per 1-1, prima dell’apoteosi del 5-0 di San Siro) “si fece capire all’Europa che squadra fosse il Milan, quella è stata la partita più importante del Milan, certamente la prima”.

 

SACCHI. “Partimmo male ma per fortuna ho avuto alle spalle una società paziente e competente, e io ero un signor nessuno. Il club viene prima della squadra e di ogni singolo, in un paese che ha sempre pensato e allenato al contrario” ha detto Sacchi, aggiungendo come il suo Milan avesse “un’emozione senza limiti per calcio, allenamenti e partita, un collettivo dove i giocatori di maggiore attitudine giocavano per la squadra e nella squadra, senza privilegi”. Compresi i fuoriclasse come Van Basten (“oggi come allenatore è il più vicino alle mie idee”) a Gullit: “Quando Rijkaard arrivò al Milan si meravigliò: ma corre anche Gullit?” è l’aneddoto raccontato da Sacchi.

 

GIOCATORI. Non potevano mancare capitan Baresi, che ha spiegato: “Nessuno di noi aveva vinto niente di importante, c’era voglia di metterci alla prova. Fondamentali sono state tutte le componenti insieme: coraggio e idee del mister, qualità dei giocatori e competenza della società”. Ancelotti ha sottolineato come “con l’arrivo di Arrigo è cambiato tutto: è cambiata la metodologia del lavoro sia livello fisico che tecnico e tattico”, mentre Costacurta ha ricordato l’ossessione per il lavoro del tecnico: “Dopo cena in ritiro ci voleva spiegare ancora qualcosa di tattica e qualcuno si era addormentato”. Ma soprattutto non potevano mancare i trofei, con la Coppa Campioni alzata sul Palco del Teatro sociale da capitan Baresi tra il tripudio del pubblico. (Roc – 11 ott)

 

(© 9Colonne - citare la fonte)