Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Una rimpatriata in rosso
nel segno di Schumi

Ha il sapore della rimpatriata l’incontro in programma sabato 12 ottobre al Festival dello Sport di Trento dal titolo “Schumi e la Ferrari più forte di sempre”. Importante il parterre di ospiti sul palco del Teatro Santa Chiara, a partire dall’ingegner Piero Ferrari, vicepresidente Ferrari; Stefano Domenicali, oggi presidente di Automobili Lamborghini ma per anni uomo chiave del team di Maranello; poi Eddie Irvine, pilota in Ferrari dal 1996 al 1999; Luca Badoer, anche lui ex pilota e collaudatore della rossa negli anni di Schumacher; e Sabine Kehm, manager del grande pilota tedesco. A completare il quadro due collegamenti decisamente rilevanti, prima con Jean Todt, ex direttore generale Ferrari ed oggi presidente della Federazione Internazionale, e Mattia Binotto, attuale team principal della scuderia emiliana.

 

SCHUMI. Il confronto è chiaramente tutto dedicato alla figura di Michael Schumacher, con esplicito riferimento ai 5 anni in cui il pilota ha espresso un dominio forse ancora ineguagliato alla guida della sua monoposto, cioè il periodo che va dal 1999 al 2004. Ecco quindi che Todt, ricordando il momento più speciale vissuto a fianco a Michael, ci riporta a quel giorno del 2000, a Suzuka, quando Schumacher finalmente restituisce alla bacheca Ferrari il titolo del campionato piloti. Il francese ricorda poi la meticolosità di Schumacher nel lavoro, concetto ribadito da Domenicali ricordando il suo primo incontro con il pilota “Portava sempre con sé un blocchetto per prendere appunti, e così anche il primo giorno che lo vidi in scuderia venne con l’idea di segnarsi fin dall’inizio i punti su cui era necessario lavorare per migliorare”. Ma Schumacher era soprattutto tanto talento alla guida, come sottolinea Irvine: “Mi impressionò fin dalla prima volta che lo vidi correre su un circuito a Macao, poi quando me lo ritrovai davanti qualche anno dopo in Giappone capii che era di un altro pianeta. Era il pilota più veloce di tutti, lavorare con lui è stata una grande opportunità oltre che un’esperienza straordinaria”.  Per Luca Badoer Schumacher era molto di più di un collega: “Era una persona speciale, avevamo un rapporto molto profondo, per me era un fratello al punto che è stato il padrino dei miei figli”. Un legame forte come quello instaurato con Jean Todt, che negli anni assieme ha visto trasformarsi il rapporto da professionale a un’amicizia vera: “Fortificata dai momenti difficili. Quando non si vince spesso a saltare è il capo della scuderia, ma ricordo bene quando Michael senza dirmi nulla dichiarò pubblicamente che se fossi partito sarebbe andato via anche lui. Oppure quando a Jerez l’incidente con Villeneuve che ci fece perdere il Mondiale servì ad unirci ancora di più anche come squadra”.

 

BINOTTO. In collegamento da Suzuki Mattia Binotto ci riconduce quindi al presente, rassicurando i tifosi sul rapporto tra Vettel e Leclerc: “Li rivedremo in Ferrari anche nel 2020, abbiamo la più bella coppia del Mondiale e non c’è motivo di cambiare, entrambi stanno bene con noi e hanno un solo sogno che è quello di vincere con noi”. Il talento di Leclerc, spesso accostato a Schumacher, è al centro infine dell’ultimo giro di opinioni, con Irvine che non lascia spazio a repliche o fraintendimenti: “Charles è con Verstappen il giovane più interessante, ma tra i due è molto più veloce e raffinato, se il belga da quando corre ha fatto vedere buone cose alternate a decisamente troppe “stupidate”, Leclerc ha già vinto due gare ma poteva vincerne il doppio vista la fame e la spregiudicatezza che è capace di mettere in pista”. (Red – 13 ott)

(© 9Colonne - citare la fonte)