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direttore Paolo Pagliaro

Giustizia civile
le cifre del dissesto

di Paolo Pagliaro

(4 febbraio 2020) Sono uno scandalo il milione e mezzo di processi penali che in dieci anni sono stati interrotti e affossati per intervenuta prescrizione. Ma è altrettanto scandalosa l’inefficienza della giustizia civile, dove la prescrizione non è prevista. In Italia per arrivare al terzo grado di giudizio un procedimento civile impiega in media 8 anni e 20 giorni. Poiché si tratta di una media, vuol dire che molte cause non arrivano a sentenza definitiva prima di 10-12 anni. A livello europeo siamo ultimi in classifica per i tempi di giudizio di ultima istanza, penultimi dopo la Grecia per il secondo grado e terzultimi dopo Grecia e Bosnia Erzegovina per il primo grado. Secondo i dati del Consiglio d’Europa, nel 2016 la durata media di un processo era di 514 giorni in primo grado, 993 in Corte d’Appello e 1442 in Corte di Cassazione. I tempi medi erano meno della metà in Francia, circa un terzo in Spagna e circa un quarto in Germania.
Nel volume “Due anni tra i conti pubblici”, edito da Feltrinelli e curato da Carlo Cottarelli e Giampaolo Galli, ci sono dati sconfortanti anche sui tempi che ci vogliono per riscuotere un credito commerciale. In Italia occorrono 1120 giorni contro i 582 della media dei paesi Ocse.
I ritardi del sistema hanno rilevanti conseguenze economiche, calcolate in 2,5 punti di Pil. Se la nostra giustizia civile avesse i tempi di quella tedesca si recupererebbero circa 40 miliardi di euro, 100 mila posti di lavoro e mille euro all’anno di reddito pro capite. L’ultima tendenza rilevata dall’Osservatorio dei conti pubblici è quella di uno smaltimento più veloce dei procedimenti nei tribunali ordinari, frenata però da un aumento di quelli in Cassazione, dove negli ultimi anni la durata dei processi si è allungata.

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