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Le tre economie che
ci tengono in piedi

Le tre economie che <br> ci tengono in piedi

di Paolo Pagliaro

(17 febbraio 2020) Cala la produzione industriale, diminuisce il prodotto interno lordo, tornano negativi anche i dati sull’occupazione. Il declino italiano sembra inarrestabile, e da molti anni non c’è governo in grado di invertire la tendenza. Le imprese hanno ottenuto flessibilità del lavoro, privatizzazioni, incentivi generosi per le nuove assunzioni, ma i salari restano tra i più bassi d’Europa così come la produttività.

La moltiplicazione delle leggi e l'incertezza sulla loro applicazione aggravano i problemi. Alcuni studiosi pensano che l’Italia non imploda solo grazie al sommerso, che svolge la funzione di un vero e proprio ammortizzatore sociale. E’ la tesi che il sociologo Gian Maria Fara, fondatore di Eurispes, va sostenendo da tempo e che ora argomenta nel suo “L’Italia del ni”, scritto per l’editrice Minerva con prefazione del giurista Michele Ainis.

Dice Fara che in Italia convivono due economie complementari, una ufficiale e l’altra ufficiosa, alle quali ne va aggiunta una terza, quella propriamente criminale. In questa tripartizione il Pil vale circa 1.600 miliardi, il sommerso equivale a circa un terzo del Pil, ovvero 530 miliardi, e il fatturato criminale supera abbondantemente i 250 miliardi di euro. Questo, secondo Fara, spiega anche perché in Italia non ci siano turbolenze sociali paragonabili a quelle dei gilet gialli francesi.

Non abbiamo Sistema Paese – spiega il sociologo - perché il sistema e il paese sono separati in casa, diffidano uno dell’altro. Il secondo guarda al primo come a una casta. E il primo imputa al secondo la pretesa di mantenere un welfare ormai insostenibile, la scarsa cura per il territorio, l’evasione fiscale. Venirne fuori sarà dura.

(© 9Colonne - citare la fonte)