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REGENI, CON L'EGITTO
NON C'E' PIU' FIDUCIA

Le relazioni con l'Egitto, dopo il caso Regeni, "sono profondamente cambiate. L'Egitto prima era un partner fondamentale dal punto di vista economico, con rapporti storici e costruiti nel corsi degli anni con investimenti. Adesso è venuta meno la fiducia dell'Italia nei confronti di  questo paese. Una fiducia che all'inizio ci induceva a ritenere che fosse possibile agire rapidamente, ci aspettavamo una collaborazione   fattiva". Lo dice Elisabetta Belloni, segretario generale del Ministero Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, in audizione in Commissione d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. La delusione dell'Italia per il modo in cui l'Egitto si è comportato nella ricerca della verità per il ricercatore italiano è forte, perché è venuta meno la collaborazione, il sostegno reciproco nella collaborazione, i rapporti economici, la capacità di dialogare per trovare azioni comuni in campo internazionale". I rapporti con il Cairo "non sono più franchi e diretti" e questo incide anche, spiega Belloni, sulla decisione di rimandare il nuovo ambasciatore Giampaolo Cantini: "Passi avanti sono stati fatti, ma siamo ancora molto lontani dalla verità". Proprio stamattina l'ambasciatrice britannica in Italia, Jill Morris, aveva ribadito proprio alla Camera che "l'Italia può sempre contare sulla nostra massima collaborazione e solidarietà in qualsiasi modo possibile per aiutare la famiglia, il governo e tutte le istituzioni italiane". Elisabetta Belloni spiega che l'Italia da parte della Gran Bretagna ha trovato sulla vicenda "una burocratica applicazione delle norme, ma ha collaborato". Diverso il caso della tutor dell'Università di Cambridge dove studiava Giulio Regeni, che ha tenuto "un atteggiamento oggettivamente non collaborativo, tanto che non è voluta intervenire direttamente con gli inquirenti italiani e si è anche rifiutata di interloquire con il nostro ambasciatore".  Da parte italiana invece, assicura Belloni "c'è stata una eccellente collaborazione tra il ministero e la Procura, nel pieno rispetto dei limiti che la legge impone e delle diverse competenze. Voglio dirlo chiaramente: noi non desisteremo, non abbiamo mai smesso di porre la questione tra le nostre priorità. La lettera dei documenti evidenza la gravità di quanto successo a Giulio".  Gravità che ora si riflette anche nella preoccupazione per le condizioni di Zaky, il giovane egiziano studente dell'Università di Bologna, attualmente in carcere al Cairo con l'accusa di cospirazione. "E' un'altra fonte di enorme preoccupazione. Mi domando perché e cosa ha fatto di così drammatico e perché queste reazioni così forti da parte egiziana".

(Sis)

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