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direttore Paolo Pagliaro

BONACCINI: NULLA
SARÀ PIÙ COME PRIMA

“Se stiamo reggendo l’urto dell’epidemia è grazie alla forza della nostra sanità pubblica”. Sono giorni allo stremo per il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: la sua regione ha dovuto fare pesantemente i conti con l’emergenza scatenata dal Coronavirus ma la reazione è stata immediata, soprattutto – come lui stesso tiene a sottolineare - dal punto di vista sanitario. Intervistato da 9colonne, Bonaccini ha parlato di questa reazione, confermando anche ai corregionali che sono all’estero che tutti stanno dando il massimo. Il Governatore ha poi parlato della straordinaria collaborazione del tessuto economico regionale ed ha assicurato che la fornitura dei DPI è la priorità assoluta per tutelare il personale sanitario e i cittadini.

D: Presidente Bonaccini, ci sono molti connazionali preoccupati che non possono rientrare in Italia. Molti sono anche gli emiliano romagnoli che si sono spostati per lavoro o che guardano al nostro Paese in ansia per i propri parenti. Che messaggio si sente di mandare ai corregionali oltre confine?

Bonaccini: "Stiamo vivendo il periodo più difficile della storia repubblicana. Ci sarà tempo per rifletterci una volta superata l’emergenza, ma di certo quanto sta succedendo segnerà per sempre il confine fra un prima e un dopo nelle nostre vite. Comprendo la preoccupazione di chi è all'estero, che è la stessa di chi abita in Emilia-Romagna e ha amici o familiari oltre confine. Una cosa è certa: tutti stiamo dando il massimo. Adesso dobbiamo sconfiggere il virus, fermare la pandemia, mettendo la salute al primo posto, e la nostra sanità regionale sta dando grande prova di sé garantendo cura e assistenza a chiunque ne abbia bisogno. Allo stesso tempo, siamo già al lavoro per la ripartenza, puntando su accesso al credito, innovazione digitale e nuove tecnologie e, soprattutto, un massiccio piano di investimenti, già pronto in Emilia-Romagna. Uniti sono certo che ce la faremo".

D: Il tessuto economico emiliano-romagnolo si è subito distinto: pensiamo solo alla Siare e alle collaborazioni che ha avviato per assicurare al Paese i ventilatori polmonari. Che risposta è stata quella delle imprese della regione, nonostante la rigorosa ma necessaria stretta che c'è stata nei confronti delle aziende?

Bonaccini: "Dalle imprese è arrivata la massima collaborazione da parte di tutte, con risposte in alcuni casi davvero straordinarie. Siamo abituati a fare squadra con tutte le parti sociali, all’interno del Patto per il Lavoro, remando tutti dalla stessa parte. La Siare è solo un esempio, come quello della Intersurgical di Mirandola che ha immediatamente messo in produzione un circuito che permette di utilizzare un ventilatore polmonare contemporaneamente su due pazienti. Così come, sempre con le parti sociali, abbiamo condiviso un vademecum per le imprese che vogliono riconvertire la loro produzione verso dispositivi di protezione personale, mascherine, tute e guanti, e sono davvero numerose quelle che si sono fatte avanti. Abbiamo ben chiare le conseguenze che le necessarie restrizioni di questi giorni hanno comportato per imprenditori e lavoratori: siamo stati i primi nel Paese a firmare l’accordo sulla cassa integrazione in deroga con le parti sociali, garantendo la continuità di reddito anche in aziende con un solo dipendente e in tutti i comparti, comprese quelle realtà escluse dagli strumenti ordinari, con 135 milioni di euro a disposizione per gli ammortizzatori sociali. Abbiamo già stanziato dal bilancio regionale 50 milioni di euro a favore di imprese, famiglie e comuni. Dovremo assicurare liquidità alle aziende e servirà inoltre un piano straordinario di investimenti pubblici, che noi abbiamo già pronto tra progetti regionali e nazionali per diversi miliardi di euro”.

D: Il sistema sanitario regionale è sotto stress ma sta tenendo. Quali sono i passi dei prossimi giorni per rafforzare i servizi sanitari, dai posti in terapia intensiva ai tamponi alla popolazione?

Bonaccini: "Innanzitutto, voglio dire che saremo sempre grati a tutti i medici, infermieri, operatori sanitari e socioassistenziali, farmacisti, medici di medicina generale e, più in generale, a tutte le professioni medico-sanitarie per come stanno combattendo questa battaglia con grande professionalità e coraggio. Loro sì in prima linea ogni giorno. Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio, in queste settimane l'importanza di avere un sistema sanitario pubblico e universalistico, capace di curare tutti, dal povero al ricco, è sotto gli occhi di tutti: se stiamo reggendo l’urto dell’epidemia è grazie alla forza della nostra sanità pubblica. Ed è chiaro che la priorità che abbiamo davanti è quella di investire e rafforzare la sanità pubblica italiana. Abbiamo allestito ospedali Covid, aumentiamo i posti in terapia intensiva grazie a un piano regionale che ci permette di arrivare a triplicarli, e oggi sono occupati per una quota inferiore al 60%, con la possibilità di averne di ulteriori a disposizione grazie all’accordo che ho firmato con i privati convenzionati, ma adesso abbiamo deciso di contrattaccare, dando la caccia al virus casa per casa. A Medicina, nel bolognese, abbiamo avviato la sperimentazione di una cura farmacologica a domicilio sui positivi e le persone in isolamento per evitare che si aggravino ed evitare che arrivino in ospedale in condizioni critiche, spesso irrecuperabili; così come nelle province sono attive unità delle aziende sanitarie che si recano direttamente a casa dei pazienti, in collaborazione coi medici di famiglia. Ci siamo posti l’obiettivo di fare oltre 5mila tamponi al giorno e stiamo avviando uno screening di massa sul personale sanitario e socio-sanitario con test sierologici e, in caso di positività, il tampone tradizionale per averne conferma".

D: Come sta affrontando la regione il tema dell'approvvigionamento delle mascherine e degli altri dispositivi medici di protezione?

Bonaccini: "Come una priorità assoluta per la sicurezza degli operatori sanitari. Abbiamo registrato difficoltà nell'approvvigionamento dei dispositivi di protezione, affidato alla Protezione civile nazionale, perché le consegne sono state insufficienti e incostanti. Ora la situazione è migliorata, ma siamo a un livello che va aumentato e reso strutturale: abbiamo un fabbisogno di circa 350mila mascherine chirurgiche al giorno e di altre 100mila Ffp 2 e 3. Noi comunque non siamo stati fermi, mettendo in campo un percorso che permette alle aziende di riconvertire la propria produzione in modo certificato e sicuro. I primi risultati ci sono già: un'impresa di Reggio Emilia ci assicura 120mila pezzi al giorno. Va però detto che negli ultimi giorni i rifornimenti dalla Protezione civile nazionale sembrano arrivare in maniera cospicua”. (31 MAR / Marcello Lardo)

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