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direttore Paolo Pagliaro

INDIA, SCIENCE: ECCO
COSA INSEGNA SUL VIRUS

L’India si conferma anche oggi come attuale focolaio mondiale della pandemia da Covid-19, ruolo toccato dalla sua apparizione in diverse fasi a Cina, Italia, Stati Uniti e Brasile. Nel subcontinente sono state registrate nelle ultime 24 ore ben 86.821 nuove infezioni, che ne hanno portato il totale a 6.312.584 dalla comparsa del morbo. Il paese ha anche riportato 1.181 nuove vittime per un totale ormai giunto a 98.678, terzo bilancio più pesante al mondo alle spalle di Usa e Brasile. L'India ha inoltre 940.705 casi attivi e potenzialmente infettivi, mentre un totale di 5.273.201 persone sono finora tornate negative ai test, portando il tasso di recupero del paese all’83,33%. Con 1,3 miliardi di persone che lottano per lo spazio, l'India è sempre stata un ambiente ospitale per le malattie infettive di ogni tipo. E il nuovo coronavirus ha dimostrato di non fare eccezione: il Paese, come detto, conta ormai più di 6 milioni di casi, secondo solo (ma di questo passo non per molto) agli Stati Uniti.

LA RICERCA. Uno studio ambizioso su quasi 85mila di quei casi e quasi 600mila loro contatti, pubblicato ieri sulla rivista Science, offre importanti spunti non solo per l'India ma per altri paesi a basso e medio reddito. Lo studio ha rivelato una serie di sorprese, tra queste, il fatto che la degenza ospedaliera mediana prima della morte per Covid-19, è stata di cinque giorni in India, rispetto alle due settimane negli Stati Uniti, forse a causa del limitato accesso alle cure di qualità. E la tendenza all'aumento dei decessi con l'età sembra diminuire dopo i 65 anni, forse perché gli indiani che vivono oltre quell'età tendono ad essere relativamente ricchi e hanno accesso a una buona assistenza sanitaria. Lo studio di tracciamento dei contatti ha anche scoperto che i bambini di tutte le età possono venire infettati dal coronavirus e diffonderlo ad altri, offrendo prove convincenti su una delle domande più controverse sul virus. E il rapporto ha anche confermato, come altri studi, che un piccolo numero di persone è responsabile della “semina” della stragrande maggioranza delle nuove infezioni. (1 OTT / deg)

(© 9Colonne - citare la fonte)