Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

NIENTE ACCORDO COL MISE
BENZINAI IN SCIOPERO

NIENTE ACCORDO COL MISE <br> BENZINAI IN SCIOPERO

La fumata bianca tra Faib, Fegica e Figisc – Anisa e il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso non c’è stata; inevitabile, quindi, la più drastica e paventata delle soluzioni: benzinai con le braccia incrociate per 48 ore. Lo sciopero riguarderà tutte le stazioni di rifornimento di strade e autostrade del territorio nazionale, con inizio alle 19 di martedì 24 gennaio e termine alle 19 del 26 gennaio; anche se le organizzazioni hanno comunque garantito dei servizi minimi essenziali (e c’è la possibilità che possano restare aperti gli impianti self service che sono gestiti direttamente dalle compagnie petrolifere) è chiaro che si prevedono dei giorni particolarmente neri. Non è quindi da escludere l’ipotesi di code chilometriche alle stazioni di rifornimento nelle ore e nei giorni precedenti allo sciopero, che si svolgerà nel pieno della settimana lavorativa, con tutti i disagi possibili e immaginabili. Ma come si è arrivati a questo punto? In un periodo particolarmente nefasto per quanto riguarda il caro carburante e con il tema delle accise che anima il dibattito politico, il ministero aveva optato per il monitoraggio giornaliero dei prezzi attraverso il “Decreto trasparenza” con l’obbligo di esposizione di un cartello in ogni pompa di benzina con scritto il prezzo medio dei carburanti. La pietra dello scandalo ha origine da qui: una misura, secondo la categoria dei benzinai, che avrebbe penalizzato i gestori, creato confusioni e altri malumori ai clienti e che, certamente, non avrebbe contribuito ad abbassare il prezzo, già parecchio esoso, dei carburanti. Il ministero ha provato a sistemare le cose, proponendo una serie di modifiche al decreto: obbligo di comunicazione dei prezzi settimanale, e non più giornaliero, chiusura per omessa comunicazione solo dopo quattro omissioni in due mesi, con quest’ultima che passa da una settimana fino a un massimo di tre mesi ad un range tra le 24 ore e i 30 giorni, fino ad arrivare alle sanzioni che non supereranno il tetto degli 800 euro, decisamente meno delle migliaia ipotizzate prima. Il punto d’incontro, però, non si è trovato e, non senza rammarico e delusione per la situazione, Faib, Fegica e Figisc – Anisa hanno confermato le 48 ore di sciopero. (19 GEN - feb)

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