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direttore Paolo Pagliaro

SISMA IN TURCHIA E SIRIA:
I MORTI SALGONO A 5.200

Più di ventiquattro ore dopo le prime scosse del terremoto che ha devastato vaste aree della Turchia sud-orientale e della vicina Siria, seguito poche ore dopo da un secondo violentissimo sommovimento tellurico, la stima provvisoria delle vittime del disastro ammonta a oltre 5.200 morti e circa 25.000 feriti nei due Paesi. La Turchia, dove l'epicentro del primo terremoto è stato localizzato vicino a Gaziantep, ha censito almeno 3.549 morti. In Siria il bilancio sale ad almeno 1.712 morti. Purtroppo il timore è che le vittime alla fine saranno molte di più: data la vastità dei danni e il fatto che la forza di soccorso sia nazionale che internazionale non abbia avuto ancora il tempo di dispiegarsi efficacemente, il gelo di questi giorni potrebbe rivelarsi letale per le centinaia di persone che mancano all’appello, molte delle quali potrebbero essere ancora vive, intrappolate sotto le macerie. Fino ad adesso, l’opera dei soccorritori ha comunque permesso di estrarre 7.840 persone dalle macerie in Turchia, dove quasi 5.000 edifici sono completamente crollati e un gran numero di cittadini rimane intrappolato sotto le macerie. La corsa contro il tempo e il freddo è proseguita per tutta la notte in entrambi i Paesi per dare man forte ai sopravvissuti. La pioggia e la neve, che in alcuni punti cadono abbondanti, e l'abbassamento delle temperature rendono ancora più precaria la situazione. In queste condizioni, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha affermato di aspettarsi un bilancio finale molto più elevato. “Spesso vediamo numeri otto volte superiori a quelli iniziali”, ha dichiarato Catherine Smallwood, responsabile delle situazioni di emergenza presso l'ufficio europeo dell'OMS. Ovunque, soccorritori e residenti si stanno mobilitando e cercando di ripulire le rovine, a volte a mani nude, altri usando secchi per evacuare i detriti. Ma il freddo e la notte complicano le operazioni di soccorso. In alcune zone, come Iskenderun e Adiyaman, in Turchia, gli ospedali pubblici sono crollati sotto l'effetto delle scosse. Il maltempo in questa regione montuosa paralizza i principali aeroporti intorno a Diyarbakir e Malatya, dove continua a nevicare molto forte, lasciando al freddo i sopravvissuti.

UN ITALIANO ANCORA NON RINTRACCIATO - "L'unità di crisi della Farnesina ha contattato tutti gli italiani che erano nelle zone del terremoto: erano 61 nell'area più complicata e 168 nell'area più vasta. Li abbiamo contattati tutti tranne uno che non riusciamo a rintracciare. Il fatto è che non ci sono collegamenti, quindi non sappiamo nulla di lui. Continuiamo a ricercarlo", "era per lavoro in Turchia" e "non abbiamo notizie precise esattamente di dove stesse nel momento in cui c'è stato il sisma". Così Antonio Tajani, ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ad Agorà, su Rai Tre. 

(7 FEB - DEG)

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