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ROSARIO LISMA E CHECOV: “LA NOSTRA SALVEZZA È L'INIZIO DI UNA NUOVA VITA”

ROSARIO LISMA E CHECOV: “LA NOSTRA SALVEZZA È L'INIZIO DI UNA NUOVA VITA”

Ha debuttato il mese scorso al teatro Menotti di Milano con il suo personale adattamento de “Il Giardino dei Ciliegi” di Anton Céchov: Rosario Lisma, oltre a firmarne la regia, interpreta anche il mercante Lopachin, in un susseguirsi di rapidi e repentini cambi di scena che divertono (e non poco) lo spettatore. Lisma, siciliano di Mazara del Vallo, tornerà in scena a maggio con lo spettacolo “Edificio 3″ con la regia di Claudio Tolcachir e a giugno con il monologo “Giusto”. Al cinema eccolo ne “La stranezza”, film vincitore del Nastro Argento dell’Anno, pellicola in cui interpreta Mimmo Casà, il corrotto direttore del cimitero di Girgenti a cui si rivolge Pirandello e anche ne “La Mafia Uccide Solo D'estate” e “Smetto Quando Voglio”. In tv ha recitato, tra gli altri, in Romanzo Siciliano (Canale 5), Il Commissario Montalbano (Rai1), 1994 (Sky) e, di recente, ne “Il nostro Generale” (Rai1). Attore e regista di elevata caratura, Lisma mette ora in scena l’ultimo lavoro di un Čechov malato e vicino alla morte. Un autore, seppur provato, mai così aggrappato alla vita, intesa come concreta e assai terrena speranza nel futuro. Ed è con questa penna ottimistica che Rosario Lisma ha inteso descrivere ne Il Giardino dei Ciliegi la parabola esistenziale di Ljuba e di suo fratello Gaev, figure un tempo liete, che nell’età matura tornano nel luogo simbolo della loro felicità, oggi compromessa, da cui si intravede il loro giardino dei ciliegi, negli anni precedenti motivo di vanto e orgoglio. Ora, però, i ciliegi non producono più i loro stupendi frutti commerciabili e rappresentano sono solo l’ombra di un passato troppo lontano e che non tornerà mai più. Il Giardino dei Ciliegi è ora arrivato a Roma, presso il teatro Sala Umberto, dove rimarrà in scena fino al 2 aprile. Un’occasione per analizzare l’ultima fatica teatrale di Lisma.

Rosario, con quale strategia è riuscito ad adattare e ad attualizzare un testo così importante?

Devo dire che il testo originario ne consentiva una rivisitazione in questo senso. La mia volontà è sempre stata quella di seguire il filone sotterraneo che permea il testo stesso. Mi sono di frequente chiesto: i personaggi de Il Giardino dei Ciliegi, li dobbiamo vedere nella loro staticità storica? Oppure, possono essere inseriti nel quadro di uno sviluppo futuro? Ho cercato di seguire quest’ultima via, sicuro che fosse questo anche l’intento che animò Céchov”

Il “suo” Giardino dei Ciliegi ha il pregio di indurre lo spettatore ad una riflessione profonda. Non solo sulla storia che sta osservando, ma anche su sé stesso. In fondo, questa è un po’ la funzione del teatro

Indubbiamente è così. Chi cerca di vedere nel mio Lopachin un personaggio imprigionato entro gli aspetti storici, sociali e politici del tempo, non ne rimarrà soddisfatto. Dopotutto sono sicuro che anche Céchov non volesse fare questo: lui voleva descrivere con estremo acume i rapporti tra le persone, un’occasione irripetibile, per ciascuno dei personaggi, di guardarsi dentro, per cercare, attraverso l’analisi introspettiva, di reinventarsi come una persona migliore”.

Nello spettacolo lei interpreta Lopachin, un mercante apparentemente incapace di provare empatia verso il mondo. Un personaggio che sembra lontano ma che in realtà è davvero moderno e attuale

“Il mio mercante è uno che ha imparato a fare il callo nei confronti dei sentimenti: vuole a tutti i costi affermare, dopo anni di fatiche e delusioni, la sua anima affarista. Anche se, in fondo, pure lui desidererebbe essere amato. E cos’è questa, se non una storia decisamente contemporanea? Tante persone, oggi, sono così.  Anche nella società di oggi il bello e l’effimero, come nel giardino dei ciliegi, svanisce in poco tempo e viene reputato un aspetto di poco conto, rispetto a tutto ciò che è commerciabile. Ma, anche in questo, i personaggi che metto in scena intendono preservare una certa visione positiva della loro anima, così come dell’arte e del bello. In fondo, credo che abbiano ragione loro”. 

Abbiamo appena parlato dell’attualità di una storia come quella raccontata ne “Il Giardino dei Ciliegi”. Anche “Edificio 3, Storia di un intento assurdo” è, in fondo, la rappresentazione di un qualcosa di molto attuale

“Proprio così. Edificio 3 è una commedia, che racconta di cinque personaggi che condividono lo spazio ristretto di un ufficio di una grande azienda. Le loro vicende personali vi si intrecciano, con momenti di commozione, effetti grotteschi e di comicità. La storia di tante vite viene dunque messa davanti agli occhi degli spettatori. E il pubblico si riconosce in queste storie, perché viene messo di fronte allo specchio dei sentimenti. Ciascuno di noi, infatti, proprio come i personaggi di Edificio 3, aspira alla felicità sentimentale”

Il suo lavoro, Lisma, è fatto di un’innata capacità di trasformazione. Qual è la molla che la spinge a sperimentare questa accentuata forma di trasformismo?

“Fin da quanto ho mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo ho sempre trovato eccitante dare voce alle tipologie umane più disparate. Quello che mi muove, è la curiosità: dare luce con il corpo, la postura, gli atteggiamenti e le parole a personaggi anche diversissimi fra loro. In parole povere, mi piace portare sul palco la vita vera, reale, vissuta. Immedesimazione e trasformazione: ecco i capisaldi del mio essere attore e regista”.

(Bra)

 

 

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