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direttore Paolo Pagliaro

Tlc, semplificazioni: meglio che nel 2022, ma restano ancora criticità sui procedimenti autorizzativi

Migliora l’impatto delle misure di semplificazione normativa a sostegno dello sviluppo infrastrutturale in Italia: le criticità aperte risultano relative a 5 innovazioni delle 13 introdotte dalle nuove norme rispetto alle 9 su 15 rilevate nel 2022, essendo intervenuti nel frattempo la scadenza dei termini della Scia come istanza unica e l’accorpamento della questione dei pareri non definitivi all’istituto della Conferenza dei Servizi. Nel dettaglio, per quanto riguarda le misure di semplificazione concernenti l’infrastrutturazione di rete fissa, 3 provvedimenti su 6, dunque la metà, presentano delle problematiche ancora irrisolte (in particolare, relative alle difficoltà di utilizzo delle microtrincee, alla conferenza dei servizi e al divieto di porre ulteriori oneri ulteriori). Per quanto concerne le norme indirizzate a semplificare l’infrastrutturazione di rete mobile, le criticità riguardano adesso 2 innovazioni su 7, mentre altre due appaiono parzialmente risolte.

Ciononostante, è ancora frequente il superamento dei termini previsti per legge per il rilascio delle autorizzazioni, nonché una spiccata differenziazione sul territorio nazionale. È necessario dunque agire per assicurare la certezza del diritto, favorire la diffusione di una nuova cultura della semplificazione nella P.A., garantire il coinvolgimento degli enti Locali e prescrivere ex lege una maggiore responsabilizzazione dei dirigenti comunali nell’avviare le Conferenze dei Servizi e nell’adottare i provvedimenti dichiarativi del silenzio assenso. 

 

Sono questi alcuni dei temi principali che emergono dallo studio dal titolo “Da Nimby a Pimby: fare infrastrutture in Italia” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) nell’ambito di Futur#Lab, il progetto promosso da I-Com e WINDTRE, in collaborazione con Join Group e con la partnership di Ericsson e INWIT. L’indagine è stata presentata a Roma nel corso della prima tavola rotonda del 2023 alla quale hanno partecipato, oltre al presidente I-Com Stefano da Empoli e al direttore External Affairs and Sustainability di WINDTRE Roberto Basso, la vicepresidente I-Com Silvia Compagnucci, il direttore dell’area Energia Michele Masulli e il direttore dell’area Digitale Lorenzo Principali – che hanno illustrato la ricerca – il Presidente della Commissione tecnica VIA‐VAS al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Massimiliano Atelli, la Vicesegretaria generale di ANCI Antonella Galdi, la Senior Vice President Institutional Affairs di Snam Cecilia Gatti, il Responsabile Affari Centrali di Enel Italia Andrea Lolli, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega al CIPE Alessandro Morelli, il Direttore Affari regolatori di Autostrade per l'Italia Andrea Oglietti, il Dirigente generale dell’Unità per la semplificazione al Dipartimento della funzione pubblica Francesco Radicetti, la Fondatrice di Avventura Urbana Iolanda Romano, il Direttore Government & Policy Advocacy Europe di Ericsson Telecomunicazioni Antonio Sfameli e l’External Relations, Communication & Sustainability Director di INWIT Michelangelo Suigo. Il dibattito è stato moderato da Alessandra Bucci di Join Group, partner dell’iniziativa.

 

Il paper analizza lo stato attuale delle infrastrutture di telecomunicazione presenti in Italia e fa il punto sul processo di semplificazione delle procedure di autorizzazione messo in atto nell’ultimo biennio. Ad un anno dalla precedente rilevazione sugli interventi previsti dai decreti, I-Com ha condotto una nuova survey che ha visto coinvolti i principali operatori e associazioni di categoria e ha esteso l’esame ad altri settori adiacenti interessati dalla realizzazione di opere, quali l’energia e i trasporti.

 

Dalle risposte delle aziende del comparto tlc emerge chiaramente come permangano rilevanti ostacoli alla realizzazione di nuove opere infrastrutturali sui territori. La sensazione generale che risalta dalle interviste condotte è duplice: da un lato, un relativo miglioramento rispetto al 2022, con alcune pratiche che sembrano cominciare ad ingranare e, dall’altro, la persistenza di criticità ancora irrisolte e di margini di progresso, non tanto rispetto alla formulazione delle norme, quanto piuttosto riguardo alla loro applicazione e armonizzazione con quelle più territoriali da parte delle amministrazioni locali a vario titolo impegnate nelle procedure di autorizzazione. Questo riduce l’impatto benefico degli interventi di semplificazione e allunga i tempi di realizzazione delle opere: la maggior parte degli operatori dichiara, infatti, il frequente superamento dei termini previsti per legge per il rilascio delle autorizzazioni.

 

In campo energetico si valutano positivamente le azioni per favorire la realizzazione di impianti di energia da fonte rinnovabile. Da tutti gli operatori si fa presente, tuttavia, il bisogno di ulteriore razionalizzazione del quadro normativo, anche per avere più certezze nei tempi di approvazione dei procedimenti autorizzativi. La moltitudine degli enti direttamente interessati nel processo decisionale, soprattutto per le opere soggette a Valutazione di Impatto Ambientale, viene reputato un elemento che riduce l’efficacia generale della gestione dei processi autorizzativi. Per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del sistema energetico occorre, quindi, unanimemente, ulteriore semplificazione.

 

Nell’ambito dei trasporti, si evidenziano grandi carenze fra gli investimenti del PNRR nel supporto alle infrastrutture di trasporto su strada, in particolare negli interventi a favore della rete autostradale, nonostante questa si presenti come tra le più vecchie di Europa (con un’età media di 50 anni) e mostri grande complessità (data la densità di gallerie e viadotti). Si esprime, invece, un giudizio positivo sulla recente riforma del Codice degli appalti, ad esempio riguardo all’accorciamento dei tempi per accelerare gli investimenti.

 

In tutti i settori coinvolti le esigenze di coerenza, uniformità e semplicità del quadro normativo e regolatorio e di certezza delle tempistiche autorizzative e di implementazione degli investimenti rappresentano parte fondamentale delle richieste degli operatori e giocano un ruolo considerevole nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo infrastrutturale, industriale ed economico del sistema Paese.

 

Lo studio sottolinea come, tra i possibili correttivi alla normativa vigente e le potenziali iniziative da mettere in campo, sia necessario agire sulla certezza del diritto garantendo uniformità di applicazione della disciplina nazionale sull’intero territorio nazionale e strumenti di cooperazione tra operatori ed enti locali, prescrivendo ex lege una maggiore responsabilizzazione dei dirigenti comunali nell’avviare le Conferenze dei Servizi e nell’adottare i provvedimenti dichiarativi del silenzio assenso. A questo proposito, una proposta avanzata nel paper è relativa all’opportunità di formare gli amministratori locali attraverso organizzazioni come l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e UNCEM (Unione Comuni Comunità Enti Montani) per metterli in condizione di comprendere l’importanza delle infrastrutturazioni strategiche nei territori e fornire una corretta informazione alla cittadinanza. Oltre al coinvolgimento attivo degli enti territoriali, e anzi per supportarne meglio le attività e individuare le criticità esistenti, sarebbe inoltre importante poter disporre di un monitoraggio in tempo reale dei procedimenti autorizzativi aperti per le diverse infrastrutture (e impianti), oltre i tempi stabiliti dalle leggi. Non tanto, dunque, per cambiare queste ultime ma per aumentare il livello di collaborazione inter-istituzionale e pubblico-privato nonché la capacità delle singole amministrazioni, sia nazionali che regionali e locali.  

 

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