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Nadef, Gelmini: appello contro definanziamento sanita’, tradizione popolare non puo’ permetterlo

Roma, 12 ott - “Oggi abbiamo presentato il manifesto Popolare di Azione, un manifesto che si richiama ai valori del popolarismo perché riteniamo che la politica debba uscire dai social, si debba immergere nella realtà e debba avere una solida impostazione valoriale, a partire dall'europeismo, dalla difesa dei valori dell'Europa e al tempo stesso dall'atlantismo che è ancora più importante dopo l'attacco di Hamas ad Israele. Noi vogliamo attraverso questi valori, fare in modo che il paese torni a crescere: che ci siano più posti di lavoro, che ci sia attenzione alla sussidiarietà, ai corpi intermedi, all'associazionismo, a tutto ciò che attraverso una collaborazione pubblico-privato possa portare benessere e crescita in un paese che, come ci dice la Nadef che abbiamo appena potuto leggere, è un paese che è in stallo e che si è arrestato rispetto alla crescita”. Così Mariastella Gelmini, di Azione, presentando oggi alla Camera il “Manifesto per una buona politica: popolare, non populista”, che si propone di dialogare con diverse parti popolari del Parlamento e della società civile.

Un manifesto, hanno spiegato Gelmini, Carfagna e Bonetti, non solo teorico ma molto pratico: “Noi vogliamo attraverso questi valori, portare risultati al paese e sicuramente abbiamo fatto un appello a tutte le forze politiche perché il definanziamento strutturale che abbiamo letto all'interno della Nadef non si verifichi – spiega Gelmini - Sarebbe un fatto grave perché va a minare il diritto alla salute che è scritto nella nostra Costituzione: c’è un problema di liste d'attesa, c'è un problema di assenza di infermieri, di medici. Su questo il governo è chiamato ad intervenire” perché “chi si richiama al di là dei partiti di appartenenza alla tradizione popolare non può non essere sensibile a questo tema”. Anche sul fronte dei cambiamenti climatici, aggiunge Gelmini, “negare che questi siano di natura antropica non ha senso, è la scienza a indicarci la strada. Al tempo stesso, però, la neutralità climatica va raggiunta rispettando le filiere produttive, rispettando le nostre politiche industriali e i posti di lavoro”. Con Carlo Calenda “stiamo andando in questa direzione: verso l'attuazione di transizioni ecologiche digitali, che però abbiano una caratteristica umana e siano compatibili coll nostro sistema economico”.

(PO / Sis)

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