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DL ELEZIONI E' LEGGE
VOTO A FUORISEDE

DL ELEZIONI E' LEGGE <br>  VOTO A  FUORISEDE

L'aula della Camera ha approvato in via definitiva, con 143 sì, 87 no e 11 astenuti, il decreto legge Elezioni, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale. L'articolo 1, modificato al Senato, dispone per le elezioni europee 2024 ed eventuali consultazioni elettorali e referendarie ad esse abbinate, la loro anticipazione nella giornata di sabato, oltre alla domenica (8 e 9 giugno prossimi). In base a una novità introdotta sempre a Palazzo Madama, vengono rinviate al 29 settembre 2024 le elezioni dei presidenti di provincia e dei consigli provinciali in scadenza nel 2024. L'articolo 1-ter introduce invece in via sperimentale una disciplina dell'esercizio del voto da parte degli studenti ‘fuori sede', con riferimento alle elezioni europee del 2024: nello specifico, gli studenti fuorisede potranno esprimersi nel Comune di temporaneo domicilio, se esso si trova nella stessa circoscrizione elettorale di residenza, mentre se si trovano in un Comune che appartiene ad un'altra circoscrizione elettorale potranno votare nel capoluogo di Regione in cui è situato il Comune di temporaneo domicilio. L'articolo 4 stabilisce che per i sindaci dei comuni con popolazione fino a 15.000 abitanti, il limite relativo al divieto di ricandidarsi immediatamente dopo due mandati consecutivi si applichi allo scadere del terzo mandato, mentre per i Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti si toglie il tetto dei mandati (nei comuni oltre i 15 mila abitanti, invece, resta la soglia dei due mandati). L'articolo 4-septies, introdotto nel corso dell'esame del Senato, riduce della metà (da 30.000 a 15.000) il numero minimo delle sottoscrizioni degli elettori necessarie per la presentazione delle liste dei candidati in ciascuna delle 5 circoscrizioni elettorali per le elezioni europee del 2024. L'articolo 4-bis riscrive la disposizione vigente in materia di esenzione di firme richieste per la presentazione di liste alle elezioni europee: l'esenzione vale per il partito che abbia ottenuto con il suo contrassegno un seggio nelle ultime elezioni europee ( in una circoscrizione italiana si specifica). L'esenzione diviene condizionata all'affiliazione a un partito politico europeo che sia costituito in Gruppo parlamentare al Parlamento europeo nella legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi elettorali. Dunque non è più sufficiente il requisito (che permane) di aver conseguito un eletto nel Parlamento europeo. Per quanto riguarda le elezioni regionali, si prevede l'esenzione dalla sottoscrizione degli elettori per le liste che, al momento dell'indizione delle elezioni regionali, sono espressione di forze politiche o movimenti corrispondenti a gruppi parlamentari presenti in almeno uno dei due rami del Parlamento nazionale. L'articolo 4-ter, introdotto al Senato, prevede che la disposizione che stabilisce l'ineleggibilità a consigliere regionale dei dipendenti della regione per il rispettivo consiglio si applica esclusivamente a coloro che svolgono, al momento della candidatura, funzioni e attività amministrative.

LE CRITICHE. “Questo provvedimento offriva la possibilità di intervenire non solo su mere questioni tecniche riguardanti la modalità di svolgimento delle prossime elezioni europee, regionali e amministrative, ma anche l’opportunità per aumentare la partecipazione dei cittadini al voto. Si sarebbe potuto fare un passo in avanti importante in tal senso e invece si è scelto di farne uno piccolissimo, che dà una risposta assolutamente insufficiente. Per queste ragioni ci asterremo” ha detto Mara Carfagna, presidente di Azione, intervenendo in Aula alla Camera in dichiarazione di voto sul dl elezioni. “Si è sprecata – ha aggiunto - una grande occasione soprattutto sui fuorisede, quei cinque milioni i cittadini che vivono in un Comune diverso da quello di residenza per ragioni di studio, di lavoro o di cura". “il governo ha respinto gli emendamenti dei deputati Pd eletti all’estero che chiedevano di permettere il voto dal territorio di residenza estera anche ai cittadini italiani iscritti all’Aire che vivono nei Paesi extra Ue. Un fatto grave che crea un vuoto democratico nella formazione del Parlamento europeo visto che alcuni milioni di italiani non potranno esercitare il diritto di voto. Si tratta di una battaglia di civiltà e di democrazia: non si possono cancellare i diritti politici o renderli praticamente non fruibili ai connazionali che vivono all’estero e già esprimono il loro voto per la formazione del Parlamento nazionale” dichiarano invece i deputati del Pd Christian Di Sanzo, Fabio Porta, Toni Ricciardi, Nicola Carè e il responsabile nazionale Italiani nel Mondo del Pd, Luciano Vecchi. (Roc)

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