Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

L'ECONOMIA DI GUERRA
E’ UNA NECESSITA’?

L'ECONOMIA DI GUERRA <BR> E’ UNA NECESSITA’?

“L'Europa si può permettere uno sforzo in più. Anche Italia e Germania hanno margine per aumentare la spesa per la difesa. Mosca no. La minaccia esterna della Russia impone un'azione coordinata, che vada oltre il concetto dei nazionalismi industriali”. Intervistato da La Stampa, Daniel Gros raccoglie con pragmatismo il suggerimento del Consiglio europeo, Charles Michel, secondo cui l'Ue dovrebbe prepararsi alla cosiddetta “economia di guerra”. L'economista tedesco della Bocconi e del Ceps vede più ostacoli politici che finanziari a incrementare la spesa per la difesa e agire in modo unitario. Per Gros, “a fronte di una minaccia come quella di oggi c'è bisogno di un compromesso fra Stati per evitare che si difendano i ‘campioni nazionali’ dell'industria della difesa e dell'aerospazio. Il tutto nella ragionevole speranza che, anche se alcune imprese nazionali perdono e altre guadagnano, al netto tutto il sistema ne tragga vantaggio”. “Che l'Ue si debba preparare alla guerra mi sembra ovvio visto che un conflitto è già in corso. Non chiamerei però ‘economia di guerra’ un aumento della spesa per la difesa verso e oltre il 2 % del Pil. Negli Anni ‘80, senza conflitti aperti, spendevamo molto di più per la difesa. Dal punto di vista economico ci sarebbe un impatto modesto. Di contro, parlare di economia bellica per la Russia è assai più pertinente. Per noi europei si tratterebbe di fare uno sforzo che è equivalente a un decimo di quello che fa Mosca”. Sotto il profilo sociale cosa cambia? “Non credo ci sarebbero conseguenze significative. Le implicazioni sarebbero quasi nulle. Nel senso che si tratterebbe di alzare i deficit o le tasse, ma in quantità minima”. (22 MAR - deg)

(© 9Colonne - citare la fonte)