Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

NETANYAHU: AVANTI
NELLA GUERRA GIUSTA

NETANYAHU: AVANTI <BR> NELLA GUERRA GIUSTA

Israele ha richiamato la delegazione di negoziatori dal Qatar, mettendo fine al confronto con Hamas per un cessate il fuoco e per il rilascio degli ostaggi. La decisione arriva dopo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu approvata nella giornata di ieri. Proprio l’approvazione di quest’ultima è stata indicata dal governo di Tel Aviv tra le motivazioni per il richiamo della delegazione. “La posizione di Hamas – si legge in un comunicato dell’ufficio del primo ministro Israeliano Benjamin Netanyahu – dimostra chiaramente il suo totale disinteresse per un accordo negoziato e testimonia il danno arrecato dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Hamas ha respinto ancora una volta una proposta di compromesso americana e ha ribadito le sue richieste estreme: l’immediata cessazione della guerra, il ritiro completo dell’IDF dalla Striscia di Gaza e il mantenimento della sua amministrazione in modo che possa ripetere, più e più volte, lo stesso massacro del 7 ottobre, come aveva promesso di fare. Hamas ha respinto tutte le offerte di compromesso degli Stati Uniti, mentre celebrava la risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Israele non risponderà alle richieste deliranti di Hamas. Israele perseguirà e raggiungerà i suoi obiettivi di guerra giusta: distruggere le capacità militari e governative di Hamas, rilasciare tutti gli ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti una minaccia per il popolo di Israele in futuro”.

Gli obiettivi d’Israele rimangono dunque gli stessi dei giorni successivi al 7 ottobre. Era prevista per questa mattina, salvo essere rinviata all’ultimo minuto, una riunione di gabinetto per discutere di una proposta di legge per estendere il servizio militare obbligatorio agli studenti ultraortodossi, storicamente esenti dalla coscrizione coatta. La proposta di legge ha innescato numerose proteste e, secondo quanto riportato dai media locali, il rinvio è avvenuto dopo che Netanyahu ha incontrato i leader del partito ultraortodosso “che hanno minacciato di non partecipare e di non sostenere il disegno di legge”.  Nonostante il primo ministro israeliano abbia rimarcato come la bocciatura della legge significherebbe una profonda destabilizzazione per il governo, nei giorni precedenti la discussione della proposta sono giunte diverse critiche da varie figure di spicco. Il Rabbino capo sefardita di Israele, Yitzhak Yosef, aveva già espresso il suo dissenso durante il suo sermone di sabato 24 marzo: “Se ci costringeranno ad arruolarci nell’esercito, andremo tutti all’estero”, così come fatto anche da Binyamin Gantz, membro della Knesset (il parlamento israeliano) e leader del Partito di Unità Nazionale, che domenica aveva bocciato la proposta. “Approvare una legge del genere significherebbe oltrepassare una linea rossa in tempi normali, e durante la guerra è come sventolare sopra una bandiera nera, non saremo in grado di guardare negli occhi i combattenti all'interno e all'esterno dei nostri confini e chiedere loro di prolungare il loro servizio”, aveva annunciato domenica.

Nonostante l’isolamento nel quale è caduto il numero uno di Tel Aviv, sia in patria che sul panorama internazionale, l’esercito israeliano continua le proprie operazioni a Gaza. L’agenzia di stampa palestinese, Wafa, riporta che 30 palestinesi sono stati uccisi da un attacco aereo dell’Idf vicino all’ospedale di al-Shifa. Nel briefing operativo giornaliero, l’esercito ebraico ha confermato di aver condotto attacchi mirati su 60 obiettivi nelle ultime 24 ore, affermando di averli indirizzati a infrastrutture terroristiche. Il conflitto pare dunque destinato a non placarsi. Sempre nella giornata di oggi, infatti, le forze di difesa israeliane hanno dichiarato di aver effettuato attacchi aerei sui siti di Hezbollah in Libano, dopo che il gruppo terroristico aveva preso di mira una base per controllo del traffico aereo nel nord di Israele e un'azienda vinicola in una comunità di confine. La rappresaglia di Tel Aviv è arrivata a nordest della cittadina di Zboud, a 110 chilometri dal confine con Israele, segnando l’attacco più profondo nel territorio libanese. (26 MAR - sem)

(© 9Colonne - citare la fonte)