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Dagli oceani di 425 milioni di anni fa alle Alpi della Grande Guerra

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Dagli oceani di 425 milioni di anni fa alle Alpi della Grande Guerra

(7 gennaio 2017) Cenni di vita marina, ora fossili, riemergono dalle trincee della Grande Guerra al confine tra Italia ed Austria. Ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche di Unimore (Università di Modena e Reggio Emilia), assieme a colleghi della Ohio State University di Columbus e dell’Austrian Academy of Sciences di Vienna, hanno pubblicato sulla rivista scientifica open access Geologica Acta un lavoro intitolato Stars in the Silurian sky. A case study from the Carnic Alps, Austria a cui hanno collaborato anche docenti dell’Università di Cagliari.  Gli studi, finanziati su fondi FAR 2014 di Unimore, dall’United Nations International Geoscience Programme e dalla National Science Foundation (USA), hanno riguardato resti fossili di crinoidi, lontani antenati dei gigli di mare, organismi rassomiglianti a fiori, dotati di bocca e di “petali” con cui catturavano il plancton e la cui vita scorreva ancorata al fondo marino grazie ad un organo a forma di stella, da cui il titolo del lavoro pubblicato, posto all’estremità di un lungo stelo. Ad aggiungere fascino alla scoperta scientifica è il luogo di ritrovamento di questi resti fossilizzati: le Alpi tra l’Austria e l’Italia, all’interno della Formazione a Cardiola, emersa nello scavo di una trincea della Grande Guerra, dove 425 milioni di anni fa scorreva l’acqua che ospitava i crinoidi e dove, moltissimo tempo dopo, proprio un secolo fa, venivano collocate le trincee della Prima Guerra mondiale. A condividere gli studi oggi sono ricercatori di nazionalità che allora si trovavano dalle parti opposte della barricata. (red)


SCHEDA / L’ESPERTA

“L’interesse per i crinoidi – ha spiegato la prof.ssa Annalisa Ferretti, docente Unimore e primo autore dell’articolo - non è solo da spiegare come interesse generale all’evoluzione del Pianeta. I crinoidi hanno infatti vissuto per milioni di anni, attraverso cambiamenti climatici, fino ad evolversi nei gigli di mare che conosciamo oggi, per cui l’attenzione nei loro confronti nasce dall’esigenza di approfondire la loro capacità eccezionale di sopravvivenza, in condizioni differenti nel tempo. Gli stessi luoghi diventati tristemente famosi come teatro di morte si sono rivelati oltre 400 milioni di anni fa una inaspettata culla di vita di cuccioli di organismi fossili. Era il periodo in cui i crinoidi rischiaravano i profondi abissi dell’oceano antico e la vita scorreva fresca nell’acqua; quello stesso brulichio vitale che ancora oggi, per quanto sopito dal grigio della roccia che li racchiude, è in grado di rivelarci gli arcani segreti del tempo dimenticato.”

(© 9Colonne - citare la fonte)