A PARMA GLI ALTRI MONDI DI AMOS NATTINI
Si intitola “Amos Nattini. Pittore di altri mondi” la mostra che la Pilotta di Parma dedica fino al 15 novembre all’artista celebrato da Mussolini (che gli affidò le incisioni alla Divina Commedia donata dal Duce al Fuhrer) ma poi diventato partigiano e catturato dalla Gestapo, che scelse di ritirarsi in un ex convento benedettino del parmense. Abbandonando Milano, il grande mondo, le committenze ufficiali, il giro di artisti e galleristi per dedicarsi ad una pittura del tutto intima, le tradizioni contadine, la quotidianità di vita nello scenario a volte aspro a volte dolce dell’Appennino Emiliano. “Sono diventato il pittore dell’Appennino, della gente che tira la vita coi denti, dei muli che zoccolano sui sentieri della montagna”, annota in quegli anni. La mostra di Parma riunisce per la prima volta la grande produzione di Nattini realizzata tra gli anni Quaranta e sessanta, opere a carattere mitologico o a soggetto storico. Tra i grandi capolavori (alcuni grandi anche per le loro dimensioni fisiche), i due magnifici oli con cui Nattini ha celebrato una delle più celebrate imprese del Regime, lo svuotamento del Lago di Nemi dal cui fondale sono riemerse le celebri navi romane. Sono opere in cui Nattini non descrive l’impresa in sé ma il suo valore simbolico, traslando in forme mitologiche “La bonifica agraria” e “L’energia idroelettrica”.
VENEZIA: NEI SEGRETI DI JENNY HOLZER
In collaborazione con la Written Art Foundation di Francoforte, la Fondazione Musei Civici di Venezia promuove una mostra di dipinti dell’artista concettuale americana Jenny Holzer, evento collaterale della 56. Biennale di Venezia. Le opere esposte al Museo Correr, fino al 22 novembre, sono selezionate tra i dipinti di guerra realizzati dall’artista nel corso di dieci anni, con un significativo mutamento di approccio rispetto ai LED luminosi per i quali Holzer è più conosciuta. Come punto di partenza l’esposizione si basa su documenti desecretati e altro materiale riservato del governo degli Stati Uniti riguardante la guerra globale al terrorismo seguita all’11 settembre 2001, come pure le operazioni militari USA in Afghanistan e in Iraq. I lavori della Holzer sono ricavati da appunti, mappe, comunicati, registrazioni di interrogatori, referti di autopsie e scritti autografi dei detenuti, pesantemente censurati prima di essere resi pubblici. La trasformazione dei documenti in disarmanti quadri serigrafati e dipinti a olio su lino (in dimensioni moltiplicate rispetto agli originali) invita il visitatore sia a leggere che a guardare. Alcuni critici hanno paragonato i dipinti di Jenny Holzer alle prime opere di Andy Warhol della serie Death and Disaster (1960), come pure a quelle del suprematista russo Kazimir Malevich, all’espressionismo astratto, alla “scrittura di polvere” della calligrafia araba, e anche ai manifesti stradali anonimi con i quali ha iniziato la sua carriera, nella speranza che possano provocare una discussione attenta e un vivace dibattito pubblico.
ROMA: LE FOTOGRAFIE DI CY TWOMBLY
Con “Cy Twombly Photographer” l’American Academy in Rome, fino al 22 novembre, presenta la prima retrospettiva in Italia dedicata alle foto del celebre artista americano, borsista per lungo tempo all’Accademia Americana di Roma, lungo oltre sessant’anni di lavoro. Dai primi scatti dal 1951, realizzati al Black Mountain College, dove Twombly è stato allievo dei fotografi Aaron Siskind e Hazel Larsen Archer, fino a quelli più recenti del 2011, risalenti agli suoi ultimi mesi di vita. Le fotografie di Twombly propongono un punto di vista inedito sull’opera del famosissimo artista americano che scelse di vivere a lungo a Roma. Principalmente conosciuto per la sua pittura e scultura, Twombly ha trovato nella fotografia con la Polaroid SX.70 un medium adatto al suo il proprio profondo sguardo. L’archivio fotografico gestito dalla Fondazione Nicola Del Roscio, dalla quale proviene la selezione delle opere in mostra, dona una prospettiva unica sulla molteplicità degli interessi e sulla carriera internazionale di uno degli artisti più apprezzati ed influenti del XX secolo. La mostra ha l’obiettivo di raccontare come le fotografie di Twombly intrattengano un rapporto con la sua pittura, i disegni e la scultura, pur rappresentando una produzione distinta da questi.
PAVIA: L’ARTE DEL CONTINENTE NERO
Pavia esplora la frontiera artistica del nuovo millennio. Al Castello Visconteo, fino al 29 novembre, “Continente Africa” getta uno sguardo approfondito sulla creatività artistica del continente nero. L’esposizione presenta, in alcuni casi per la prima volta, 70 dipinti, sculture, fotografie e installazioni di 35 tra più rappresentativi esponenti dell’arte africana contemporanea, quali Mikidadi Bush, George Lilanga, Esther Mahlangu, Cheri Samba, Seni Camara, Efiaimbelo, Paa Joe, Graeme Williams, Guy Tillim, Ricardo Rangel e altri. Come scrive Achille Bonito Oliva, nel suo testo in catalogo, “è chiaro che partendo dal nomadismo si arriva naturalmente ad intercettare l’arte africana contemporanea per il fatto che essa è un deposito di spunti, direi anche involontari, di linguaggi che noi abbiamo scremato in maniera laica”. La nascita dell’arte africana contemporanea può essere fatta risalire alla metà del secolo scorso, quando i vari paesi del continente iniziavano la loro lotta per l’indipendenza dal colonialismo europeo. È in questi anni che si afferma la tecnica della pittura - se non addirittura del disegno - prima confinata a una connotazione meramente decorativa della scultura. Artisti come Cheri Samba, Lilanga, Ester Mahlangu, Mikidadi Bush, si fanno portavoce di un’arte che è riuscita ad affermarsi in maniera autonoma dagli influssi occidentali e dalla tradizione figurativa autoctona. Per quanto riguarda la scultura, il panorama si connota per una estrema varietà di forme e tecniche adottate o inventate dagli artisti africani contemporanei - da Seni Camara a Paa Joe, da Simon Dastani a Efiaimbelo - al punto da rendere arduo ogni tentativo di raccoglierle in una prospettiva unitaria. Inoltre è presentata una selezione di scatti d’autore, che tracciano una testimonianza unica del lavoro di artisti africani, sia i precursori della fotografia del continente che gli autori d’oggi - da Graeme Williams a Guy Tillim, da Ricardo Rangel a Ousmane Ndiaye Dago - che hanno sviluppato un singolare modo di leggere la realtà e di raccontarla.
BOLOGNA: I PAESAGGI DI TULLIO PERICOLI
Fino al 26 novembre Bologna, a Palazzo Fava, ospita la mostra “Sulla Terra. 1995- 2015” dedicata a Tullio Pericoli e alla sua produzione artistica sul tema del paesaggio. L’esposizione presenta una scelta articolata ed organica delle opere realizzate da Tullio Pericoli dalla metà degli anni Novanta ad oggi in un percorso che segue l’evoluzione dell’artista nel suo rapporto con il paesaggio, rivelando la continuità che questo tema ha nella sua poetica. Il percorso espositivo sarà cadenzato da oltre 160 opere, tra olii, acquerelli, matite: colline e città antiche, pianure e boschi, campi coltivati e cieli diventano la traccia del trascorrere del tempo sulla terra. In contemporanea alla mostra, al Museo Civico Medievale, è possibile scoprire un altro aspetto della vasta produzione dell’artista: “Un libro fatto a mano” è il titolo di una piccola esposizione che racconta la costruzione del volume di Tullio Pericoli “Storie della mia matita”.
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