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direttore Paolo Pagliaro

Cdp, ora l’Italia
ha di nuovo l’Iri

Cdp, ora l’Italia <BR> ha di nuovo l’Iri

di Paolo Pagliaro

Chi si batte per uno Stato che sia anche investitore, imprenditore e innovatore,  ieri ha segnato un punto a proprio favore. La Cassa depositi e prestiti, che si finanzia principalmente con il risparmio postale e appartiene per l’80% al Tesoro , ha fatto sapere che nei prossimi cinque anni mobiliterà 160 miliardi di euro in quattro grandi settori: istituzioni governative ed enti locali, infrastrutture, imprese, attività immobiliari. In aggiunta, anche grazie allo status di Istituto Nazionale di Promozione attribuitole dal governo italiano e dall'Unione Europea, la Cassa si impegna ad attrarre altri 100 miliardi di ulteriori fondi, nazionali ed esteri. L’obiettivo è quello di stimolare la crescita dell'economia italiana, destinando in proprio circa 60 miliardi di euro in più rispetto ai cinque anni precedenti. 
Aumenteranno del 73% le risorse per le imprese. In questo campo l’istituto guidato da Costamagna e Gallia punta a diventare il primo operatore di venture capital del Paese, con l'obiettivo di supportare le aziende lungo tutto il ciclo della loro vita, quindi anche favorendo l'accesso al capitale per la crescita e sviluppando l'internazionalizzazione. I 68 miliardi destinati alle infrastrutture serviranno a realizzare reti fisiche e digitali, e nodi  strategici come porti e aeroporti. Nel settore dell’immobiliare, raddoppierà l’impegno nel settore del social housing.
Molti hanno paragonato la Cassa depositi e prestiti all’Iri, ma in realtà la Cassa è molto più grande dell’Iri. Ed è più forte anche di molti fondi sovrani: si è calcolato che sarebbe al quarto posto dopo Abu Dhabi, Norvegia e Arabia Saudita. Grazie agli investimenti e alle partecipazioni in tutti i gangli dell’economia, ha assunto ormai una funzione che da oggi diventa strategica.  

 

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