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direttore Paolo Pagliaro

“Il Fuoco dentro”: Nencini racconta Oriana e Firenze

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

“Il Fuoco dentro”: Nencini racconta Oriana e Firenze

 “Firenze brucia. E io l’ho perdutamente amata…”. La storia di Oriana Fallaci è legata a doppio filo a quella della sua città, ma non è una storia facile: ci sono amore e odio, passioni che bruciano, rotture e riconciliazioni. Lo racconta Riccardo Nencini nel suo libro “Il fuoco dentro. Oriana e Firenze” (Mauro Pagliai Editore, pp. 176, euro 10), che esce nel decimo anniversario della morte della scrittrice e giornalista. Il libro sarà presentato in anteprima mercoledì 23 marzo alle 17.00 a Roma a Palazzo Antici Mattei, sede del Centro Studi Americani (via Michelangelo Caetani, 32) alla presenza dell’autore. Riccardo Nencini, politico e scrittore, vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stato amico intimo e confidente di Oriana Fallaci, tanto da pubblicarne nel 2007 un toccante ritratto considerato un testamento morale: intitolato “Morirò in piedi”, il libro ha superato le centomila copie vendute ed è in corso di trasposizione cinematografica. Nencini si concentra ora su uno degli aspetti più problematici e affascinanti della vita di Oriana, il suo legame profondo e tormentato con Firenze, a partire dalla nascita in Oltrarno e dall’adolescenza segnata dalla guerra. In primo piano le tante battaglie combattute per la città, in difesa della sua storia e del suo patrimonio artistico. Dal libro emerge una Firenze a due facce, quella dell’establishment e quella del popolo, l’una ostile, l’altra vicina alla scrittrice che parla senza mezzi termini, sfida le convenzioni, non guarda in faccia a nessuno. Oriana può essere solo amata o odiata, in ogni caso fa discutere: appare chiaro già nel 2001, anno dell’attacco alle Torri Gemelle e della pubblicazione de La rabbia e l’orgoglio. È in quell’occasione che i nemici si moltiplicano, tanti indecisi si schierano contro Oriana e contro le sue posizioni su Europa e Islam, sul terrorismo e sul pericolo di uno scontro tra civiltà. La rottura si fa insanabile: quando la grande scrittrice morirà nel settembre del 2006 solo in pochi andranno al suo funerale e Firenze, madre e matrigna, non le riconoscerà mai il Fiorino d’Oro. Tra i pochi a ricordarla, oltre allo stesso Nencini, l’allora presidente della Provincia Matteo Renzi che mesi dopo le dedicherà proprio la sala stampa della Provincia. L’autore ricostruisce, con stile accattivante e profonda partecipazione, la figura di una donna, che l’autore definisce “dal carattere difficile, aspro, ‘assoluto’”, che ha conosciuto molte guerre e molte ne ha combattute, non ultima quella contro la malattia che si è impossessata di lei negli ultimi anni di vita. Il libro rende così omaggio a uno dei più grandi testimoni nel Novecento, e ci accompagna allo stesso tempo in un viaggio emozionante nel cuore tormentato di Firenze.

(PO / Red)

 

TORNA IN LIBRERIA ‘ANNIBALE’ DI BAKER

Torna in libreria il volume di George Philip Baker su Annibale (in uscita il 31 marzo a 18 euro, 288 pagine. collana Odoya Library): un libro che ci parla anche della nostra storia. La figura di Annibale Barca, grande condottiero punico, è stata spesso mitizzata. Il libro di riferimento di Baker la ricolloca nella storia, per tutta l’importanza che ebbe per i secoli a venire. I successi militari a spese dei fenici della città Quart Hadash (romanizzato in Cartagine) tra il 264 e il 146 a.C. non erano affatto scontati: la civiltà antica che da quelle terre si contendeva la supremazia sul mare Mediterraneo con Roma era potente e strategicamente all’altezza della nascente potenza di casa nostra. Tra Roma e Cartagine vigeva il mors tua, vita mea: il predominio sulle tratte commerciali non era condivisibile per due popolazioni in espansione. Scrive Baker: “Oggi il campo d’azione di un nuovo Annibale sarebbe la Borsa o i mercati mondiali, mentre nelle civiltà antiche la guerra era il mezzo normale per mantenere o infrangere il dominio su un centro di scambi. Tale è certamente stata la causa delle guerre puniche”. Ma Annibale, figlio di un valente condottiero che già aveva dato del filo da torcere ai romani, non solo interpretò questa necessità economica, ma la portò avanti fin nelle terre del suo nemico con coraggio e intelligenza. mSe Annibale avesse vinto tutta la storia a venire sarebbe stata differente. Eppure il suo modello di dominio (una persona che domina su popoli diversi), avrebbe influenzato i romani che al tempo avevano un ordinamento repubblicano governato dal Senato. Senza contare il contributo del condottiero punico alla creazione di una “stirpe” di capi militari tra le fila romane: “sappiamo che Silla fu il padre spirituale di Cesare; ma Silla ebbe anche lui un antenato spirituale nella persona di Scipione l’Africano. Non è possibile mettere in dubbio la fonte a cui Silla ha attinto alcuni metodi di comando. Nel corso di quest’opera vedremo che vi è qualche ragione per credere che Scipione fu una creazione diretta, per quanto involontaria, di Annibale, che si trova quindi alla base dell’Impero romano e di tutto quanto ne è derivato”.  Al di là del fascino di quelle terre (a soli 80 km di mare dalla Sicilia) e della mitizzazione delle guerre puniche, la storia di Annibale è quindi da riscoprire perché ha determinato quella dei nostri antenati e quindi la nostra.

(Sis)

VIVA, SANA E PIUTTOSTA VEGETA: LA STORIA DI GIUSY D’ADDIO

Una donna alla ricerca di se stessa, della salute perduta, dell’equilibrio fra corpo e mente che in lei si è rotto in maniera drammatica. Il suo viaggio fatto di sofferenza, fiducia e speranza verso la guarigione. La strada che passa attraverso un uso consapevole del cibo. Tutto questo è “Viva, sana e piuttosto vegeta”. Un libro che parla di un immenso tesoro: una straordinaria ricchezza che una bambina ha nascosto nella parte più segreta del suo cuore, e che la donna che è diventata si sforza di ritrovare. Nel 2011 Giusy D’Addio, l’autrice di questo libro, ha avuto un crollo che ha coinvolto ogni parte della sua persona, sia fisicamente che mentalmente. Continuava a ignorare l’ennesima richiesta di aiuto che arrivava dal suo corpo, mettendolo a tacere con altri farmaci che non facevano altro che renderla sempre più malata, stanca e infelice. Un giorno, ha deciso di cambiare radicalmente la sua alimentazione. Eliminando cibi processati, latticini, carne e zuccheri raffinati per sostituirli con cibi sani e genuini. Sempre più convinta che il legame energetico fra cibo e stile di vita fosse la chiave di tutto, ha iniziato a studiarlo, per esserne consapevole e auto-guarirsi. I suoi sintomi hanno iniziato a scomparire. Ha cominciato a ritrovarsi, a sentirsi bella e forte come non mai. Allora ha deciso di raccontare il suo passato. Tutto il percorso fatto per arrivare a cambiare la sua vita. Il coraggio, la forza che tutti possediamo di trasformare la nostra condizione con piccoli ma decisi cambiamenti. È meglio fare una piccola grande cosa, che non fare nulla con la scusa di non poter fare una cosa grande e perfetta. Questa è la formula vincente di Giusy. Le vere trasformazioni partono da piccole scelte, azioni che se ripetute e migliorate ogni giorno diventano le basi di qualcosa di meraviglioso e unico. Dal 24 marzo disponibile in tutte le librerie e sugli store online.

 (PO / Sis)

DALLA JUGOSLAVIA ALLE REPUBBLICHE, LA STORIA SECONDO MARAN

Dopo un assedio durato quattro anni il 19 marzo del 1996 Grbavica, l’ultimo quartiere di Sarajevo a presenza serba, passa sotto la giurisdizione della Federazione croato-mus­sulmana. Un corteo di bosniaci vi entra con bandiere: Sarajevo è finalmente riunificata, l’assedio è rimosso per sempre - ricorda Bruno Maran nel libro Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti. Fuggono a decine di migliaia dai quartieri periferici che, in base agli accordi, devono passare sotto controllo musulmano. Rimangono i rancori, le nostalgie, i rimpianti. L’anarchia e la rabbia accendono gli ultimi fuochi: i serbo-bosniaci e gli ultimi paramilitari cetnici abbandonando il quartiere bruciando e minando molte abitazioni. Mentre Grbavica brucia, i bersaglieri arrestano alcuni giovani incendiari. Alcune donne anziane, prigioniere delle fiamme, sono salvate dai soldati italiani. Un giornalista locale è rapito e poi liberato dai bersaglieri. A Ilidža, bande armate terrorizzano il sobborgo, depredando i pochi abitanti che hanno deciso di rimanere, edifici sono dati alle fiamme. Una donna serba si fa esplodere una bomba a mano in seno. Una donna bosniaca con la sua bambina sono vittime dell’esplosione di una mina men­tre visitano la loro casa, abbandonata all’inizio dell’assedio. Sempre a Ilidža, poliziotti bosniaci sono assaliti da giovani serbi. Gli episodi di violenza si moltiplicano, bande di bosniaci in cerca di vendetta e di bottino terrorizza­no i serbi rimasti, derubandoli. La “pulizia etnica” è completata, la separa­zione è irreversibile, l’apartheid è l’unico antidoto a nuovi conflitti. Sarajevo è riunificata, ma sfuma la possibilità di ricostruire la Sarajevo multietnica vissuta fino al ‘92. Se vi sono ancora dubbi sui risultati della pace di Dayton, questo deserto attorno a Sarajevo li scioglie tutti. “Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti. Cronaca postuma di un’utopia assassinata e delle guerre fratricide” del padovano Bruno Maran, fotoreporter di Stampa Alternativa,  racconta la storia di quel Paese, anno per anno, giorno per giorno. Un lavoro certosino di ricerca per realizzare un libro fondamentale.

 

UN VUOTO DOVE PASSA OGNI COSA, UNA RACCOLTA SU DI LASCIA

 “Un vuoto dove passa ogni cosa” a cura di Antonella Soldo, è una raccolta di interventi, articoli, lettere e racconti di Mariateresa di Lascia.  “La politica, così come la facciamo noi, è anche il nostro vivere”. Di ciò Mariateresa Di Lascia era convinta. Ogni riga di questa raccolta è attraversata da qualcosa che va ben oltre un pensiero militante, qualcosa che appartiene piuttosto all’etica e alle inquietudini profonde della nostra esistenza. Tornare su questi testi, a oltre vent’anni dalla scomparsa dell’autrice, non è un nostalgico tributo, ma rappresenta, invece, l’occasione di ragionare su contraddizioni e possibilità ancora aperte, nell’agire politico come nelle scelte quotidiane. Sotto il segno di un radicalismo esigente e tuttavia libero dalle costrizioni di un ideale che non sappia farsi carne e azione, cambiamento intimo del singolo e trasformazione collettiva. Mariateresa Di Lascia (Rocchetta Sant’Antonio 1954 - Roma 1994) è stata dirigente del Partito radicale e deputata nella IX Legislatura. Ha fondato l’associazione Nessuno tocchi Caino, per l’abolizione della pena di morte nel mondo. Nel 1995 il suo romanzo Passaggio in ombra ha vinto, postumo, il Premio Strega.

(PO / Sis) 

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