Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Merano, l’architettura
moderna del
Nord Italia

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Merano, l’architettura <br> moderna del <br> Nord Italia

Nel 2011 l'architetto Martin Feiersinger e l'artista Werner Feiersinger, grazie alla mostra “Italomodern” e alla pubblicazione del volume omonimo, offrivano una panoramica esaustiva dell’architettura del dopoguerra sviluppatasi nell’area dell'Italia settentrionale. Ora proseguono la loro attività di ricerca con “Italomodern 2” che, fino al 26 giugno, nella sede di Merano Arte, presenta uno spaccato di trent’anni di sviluppo architettonico nell'Italia del nord. Accanto agli edifici di Edoardo Gellner a Corte di Cadore e di Armando Ronca a Bolzano, vengono proposti anche quelli progettati da Ettore Sottsass, Vico Magistretti, Carlo Scarpa e da altre icone dell’architettura regionale, realizzati tra il 1946 e il 1976. Queste strutture - che a volte appaiono esotiche all’interno della scena architettonica locale - insieme agli esempi provenienti da altre regioni, offrono una panoramica ricca di variazioni. Il percorso espositivo e i due volumi raccolgono 220 esempi di edifici, che costituiscono delle  espressioni esemplari per comprendere un periodo di progresso culturale ed economico, nel corso del quale si riconosceva all’architettura la possibilità di plasmare il futuro. L'ambito geografico si estende da Bolzano a Colle Val d'Elsa, da Trieste a San Remo, così come dalle rive del mare Adriatico fino a 2000 metri d'altitudine. Si va dalle piccole palazzine ad uso abitativo, fino al gigantismo degli odierni complessi residenziali, dalle architetture funzionaliste, ai progetti audaci o edifici del tutto singolari realizzati da architetti non necessariamente noti al grande pubblico.

 

FIRENZE, RITRATTI DI ARCHI-STAR

Sono le opere della pittrice e scultrice toscana Franca Pisani ad inaugurare la seconda edizione della rassegna “Artimino Contemporanea” organizzata dalla villa medicea “La Ferdinanda” e Florence Biennale, la biennale d’arte contemporanea di Firenze. Fino all’1 maggio una retrospettiva di 30 ritratti delle più famose donne architetto, che Pisani ha avuto modo di conoscere personalmente. Tra queste, un cenno particolare merita il ritratto della celebre archi-star Zaha Hadid, recentemente scomparsa. L’esposizione introduce il visitatore al mondo della Poesia Visiva, alla relazione tra spazio, immagine e parola, tra segno e significante: l’obiettivo dell’artista – che sin dagli anni Settanta fu tra le poche a misurarsi con questo concetto insieme a Ketty La Rocca o Lucia Marcucci – è creare un flusso empatico tra l’operazione linguistica e quella visivo-figurale. Per il complesso di Artimino, un tempo residenza di caccia del Granduca Ferdinando I de’ Medici e oggi patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco, è il secondo ciclo di un progetto espositivo nato l’anno scorso in stretta collaborazione con Florence Biennale e che mira a trasformare la Villa dei Cento Camini in un luogo dove far dialogare arte, storia, natura, paesaggio ed eccellenze enogastronomiche. 

FIRENZE: LA RISCOPERTA DI CARLO PORTELLI

Firenze, 22 apr - La Galleria dell’Accademia di Firenze annovera, nell’ampia rassegna della pittura fiorentina della Maniera dispiegata nella Tribuna del David, una monumentale pala con l’Immacolata Concezione di Carlo Portelli, datata 1566, che può, a giusto titolo, essere considerata il suo capolavoro. Partendo da questa tavola visionaria e neo rossesca che scandalizzò Raffaello Borghini (1584) per l’esibizione sfacciata e irriverente delle nudità di Eva in primo piano, una mostra riunisce tutti i dipinti riferiti alla mano di questo autore, del quale si intende valorizzare il ruolo nella pittura fiorentina dell’età vasariana. Iscritto nel 1538 alla Compagnia di San Luca o dei Pittori, due anni più tardi collaborava già col Salviati all’apparato per le nozze di Cosimo I con Eleonora di Toledo, portando a compimento un dipinto con l’Incoronazione di Cosimo I di cui esiste il disegno preparatorio di Cecchino al Louvre. La pala con la Trinità di Santa Felicita, da datarsi prima del 1543, lo rivela un artista che, rifacendosi ai grandi modelli, sa già orchestrare una composizione, scalando in profondità le figure nello spazio illusorio di un dipinto. Dopo aver preso in affitto una bottega nel 1548, avrebbe dato inizio ad una intensa attività di pittore di soggetti religiosi, di cui danno conto le pale del 1555 (Annunciazione di Loro, Disputa sulla Trinità di Santa Croce e Adorazione dei Pastori di San Salvi, queste ultime in origine nella chiesa di Monticelli, consacrata nel 1555). La mostra, che annovera circa cinquanta opere fra dipinti, disegni e documenti, oltre a valorizzare la pala dell’Accademia, consente al pubblico che affolla ogni giorno il museo di conoscere un artista noto solo agli specialisti e invece meritevole di essere apprezzato per la sua originalità, fantasia e capacità di tradurre in pittura concettose invenzioni, sul modello del Vasari.

 

ROMA: ARCHEOLOGIA DALL’ECUADOR

Il Polo Museale del Lazio inaugura a Roma, nella sede del Museo Nazionale Preistorico Etnografico "Luigi Pigorini", la mostra “L'Ecuador al mondo. Un viaggio attraverso la sua storia ancestrale” organizzata in collaborazione con l’ambasciata dell'Ecuador in Italia. L’esposizione, fino al 3 luglio, presenta oltre duecento reperti archeologici dell'Ecuador recuperati dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Prima del loro rientro in patria, dopo essere stati già esposti a Genova e a Milano, l'ambasciata dell'Ecuador ha voluto, quale ultima tappa, il più importante museo nazionale etnografico italiano a Roma. Il percorso espositivo illustra l'intero sviluppo culturale della nazione sudamericana dal X millennio a.C. fino alla conquista degli Incas nel XV secolo. L'archeologia dell'Ecuador, finora poco nota in Italia, negli ultimi anni grazie a iniziative politiche e scientifiche sta vivendo un momento di grande sviluppo per la conoscenza della rilevante storia millenaria e dell'identità interculturale e plurietnica del paese.

VENEZIA: OMAGGIO A HELMUT NEWTON  

Venezia, 22 apr - Fino al 7 agosto, la mostra “Helmut Newton. Fotografie. White Women / Sleepless Nights / Big Nudes” presenta, per la prima volta a Venezia, oltre 200 immagini di uno dei fotografi più importanti e celebrati del Novecento. L’esposizione, organizzata in collaborazione con la Helmut Newton Foundation, è frutto di un progetto nato nel 2011 per volontà di June Newton, vedova del grande fotografo. La rassegna raccoglie le immagini di White Women, Sleepless Nights e Big Nudes, i primi tre libri di Newton pubblicati alla fine degli anni ‘70, volumi oggi considerati leggendari e gli unici curati dallo stesso fotografo, scomparso nel 2004, a 83 anni, in un incidente stradale a bordo della sua Cadillac. Nel selezionare le fotografie, Newton mette in sequenza, l’uno accanto all’altro, gli scatti compiuti per committenza con quelli realizzati liberamente per se stesso, costruendo una narrazione in cui la ricerca dello stile, la scoperta del gesto elegante sottendono l’esistenza di una realtà ulteriore, di una vicenda che sta allo spettatore interpretare. In White Women, pubblicato nel 1976, Newton sceglie 81 immagini, introducendo per la prima volta il nudo e l’erotismo nella fotografia di moda. In bilico tra arte e moda, gli scatti sono per lo più nudi femminili, attraverso i quali presentava la moda contemporanea. Queste visioni trovano origine nella storia dell’arte, in particolare nella Maya desnuda e nella Maya vestida di Goya. La provocazione lanciata da Newton con l’introduzione di una nudità radicale nella fotografia di moda è stata poi seguita da molti altri fotografi e registi e rimarrà simbolo della sua personale produzione artistica. Con Big Nudes del 1981, Newton raggiunge il ruolo di protagonista nella storia dell’immagine del secondo Novecento. I 39 scatti in bianco e nero del volume inaugurano una nuova dimensione della fotografia umana: quella delle gigantografie che, da questo momento, entrano nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo. Nella sua autobiografia del 2004, Newton spiega come i nudi a figura intera ripresi in studio con la macchina fotografica di medio formato, da cui ha prodotto le stampe a grandezza naturale di Big Nudes, gli fossero stati ispirati dai manifesti diffusi dalla polizia tedesca per ricercare gli appartenenti al gruppo terroristico della RAF.

 

 

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