Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

“Gin Tonic a occhi chiusi”
di Marco Ferrante

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

“Gin Tonic a occhi chiusi” <BR> di Marco Ferrante

“GIN TONIC A OCCHI CHIUSI” DI MARCO FERRANTE  

Caustico e sferzante: in “Gin tonic a occhi chiusi” (Giunti) Marco Ferrante delinea il ritratto impietoso di una famiglia altoborghese in una Roma sfavillante, vuota e dissoluta. Non c’è niente che dia più soddisfazione a Elsa Misiano di raccogliere con un pretesto tutto il personale di servizio di cui dispone: per questo un paio di volte l’anno riunisce l’intera famiglia per un festeggiamento in grande stile. Sessantacinque anni, tendenza alla pinguedine, capace amministratrice di una rendita robusta, moglie di un importante avvocato fanatico di Porsche e ideologo di barche, ha cresciuto i tre figli maschi nello spirito di una (mal)sana competizione: Gianni, primogenito e fiscalista di grido, colpevole di aver sposato una provinciale di sinistra; Paolo, deputato quarantenne in attesa del quarto figlio, perplesso portavoce di una donchisciottesca campagna contro l’energia eolica; e infine Ranieri, il prediletto della madre, giornalista conformista, furbetto, frivolo, fortunato, considerato dagli altri due – unanimi – uno stronzo. Ma quando Gianni viene chiamato in TV per chiarire i suoi rapporti con un imprenditore arrestato per corruzione, frode fiscale e associazione per delinquere, i consigli (e i preziosi contatti) dell’odiato Ranieri gli diverranno indispensabili. Per non parlare del povero Paolo, che di lì a poco si ritroverà invischiato in un’imbarazzante liaison con una ragazzotta “in odore di meretricio”, a cui incautamente ha donato una collana di Bulgari. Su uno sfondo di case costose e ben arredate, Martini al Plaza, scandaletti politici, pettegolezzi, colpi bassi e molta ipocrisia, i Misiano condurranno il lettore in luoghi dove a governare con grande nonchalance è un vuoto spettrale. Marco Ferrante ci regala un romanzo dall’ironia affilata e implacabile, che racconta il punto di congiunzione tra una titubante e disorientata borghesia e la politica, in una Roma bellissima eppure irrimediabilmente in via di decomposizione, un mondo nel quale saper preparare un gin tonic a occhi chiusi è, al tempo stesso, un vacuo slogan, un collaudato gesto di seduzione e anche un inutile e inconsapevole passo di danza su un abisso che non si vede, ma forse c’è. L’autore è nato a Martina Franca il 29 dicembre 1964. Sposato, tre figli, è vicedirettore a La7. Questo è il suo quarto libro.

 

 

“QUANDO FINISCE L’INVERNO” DI GUADALUPE NETTEL

Claudio e Cecilia hanno origini lontane, vivono separati dall'oceano, lui a New York, lei a Parigi, e hanno esistenze completamente differenti: lui lavora in una casa editrice, lei è una studentessa che trova un po' di serenità solo passeggiando nei cimiteri. Condividono due cose soltanto. La prima è la solitudine spaesata di chi fugge dalle ferite del passato. La seconda è un inverno che passeranno insieme. Anzi c'è una terza cosa che li unirà: l'amore, quello che cambia la vita. Anche se non sempre nel modo in cui ti aspetti. . . Questa la trama di “Quando finisce l'inverno” di Guadalupe Nettel, edito da Einaudi. L’autrice è nata a Città del Messico nel 1973. È autrice di quattro raccolte di racconti tra cui Pétalos y otras historias incómodas (2008) e El matrimonio de los peces rojos (2013); e di un romanzo: El huésped (2006). Ha ricevuto diversi riconoscimenti tra i quali il premio franco-messicano Antonin Artaud (2008), il premio tedesco Anna Seghers (2009) e il Premio de narrativa breve Ribera del Duero (2013). “Il corpo in cui sono nata” (Einaudi 2014) è il suo primo libro tradotto in italiano.

 

“INTERPRETARE”, DIALOGO TRA UN MUSICISTA E UN GIURISTA

Quanto spazio concedono alla libertà dell’interprete un testo sacro come una sonata di Beethoven o un articolo della Costituzione? Nella musica così come nel diritto, di fronte a una legge o a una suite di Bach, l’interprete si muove sempre in una delicata zona di confine che si situa tra l’eseguire e il creare. Dall’anelito alla perfezione alla deriva dei virtuosismi, dal gusto dell’improvvisazione alla necessità dell’innovazione, il compito più alto, e arduo, dell’interprete è quello di farsi tramite fra passato e futuro. Mario Brunello e Gustavo Zagrebelsky rispondono a queste tematiche nel saggio “Interpretare. Dialogo tra un musicista e un giurista” (Il Mulino). Mario Brunello, violoncellista fra i più apprezzati al mondo, ama portare la musica fuori dai circuiti tradizionali, sperimentando luoghi e forme inusuali di comunicazione. Per Rizzoli ha pubblicato “Fuori con la musica” (2011) e per il Mulino “Silenzio” (2014). Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte costituzionale, è professore emerito di Diritto costituzionale all’Università di Torino. Tra i suoi libri per il Mulino, “La legge e la sua giustizia” (2009) e “Giustizia costituzionale” (con V. Marcenò, 2012).

 

“LA BELLEZZA DI ESISTERE” DI ELIDO FAZI

Un uomo, alla soglia dei quarant’anni, si affaccia sulla terrazza di quella casa che è stata, ed è, della sua famiglia e si interroga sul futuro e sul presente. Siamo in un piccolo paese delle Marche nascosto in una valle all’ombra dei monti Sibillini. Il paesaggio è quello dell’infanzia: il canto degli uccelli, le montagne, gli alberi piantati dal padre innamorato di quei luoghi e che conosce l’inglese per essere stato prigioniero degli americani durante la guerra. È l’umile e fiera Italia. La natura, però, non è soltanto un’immagine di quiete, ma la scintilla da cui nasce il racconto che si svolge tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Dalle proprie origini, pur spostandoci, non ci si allontana mai veramente. Nel romanzo “La Bellezza di esistere” (Fazi editore), Elido Fazi, mescolando prosa e poesia con aderenza alla materia trattata nel naturale scorrere degli eventi, sembra raccontare con uno sguardo antico. E la poesia è, a ben vedere, ciò da cui il protagonista non si è mai staccato, ciò che lo radica alle sue origini, che dà un senso alla vita, alle gioie e ai dolori, agli umori e alle contraddizioni del suo carattere vitalissimo e malinconico. La poesia è quanto di “fanciullo” è rimasto vivo nella sua anima: “ama il fanciullo / che io ero nel tuo cuore, / rendimelo infine questo tuo cuore, / a me che tanto ti ho amato per tutta / la vita”. La Bellezza, a cui si vorrebbe dedicare una vita intera, non è altro che questo donare a noi stessi il nostro stesso cuore. Immaginare, insomma, l’esistenza come un dono, la Grazia di un Dio che è, anche se non sappiamo cosa sia. Questa è la scommessa più alta di ogni essere umano; questa è la scommessa del protagonista de La Bellezza di esistere. Elido Fazi si laurea in Economia e Commercio presso l'Università La Sapienza di Roma e nel 1977 consegue un Master in Economia presso l'Università di Manchester. Nel 1979, dopo due anni presso la Ford of Europe di Londra, entra alla Business International Corporation, per la quale dall'86 dirige la sede italiana. Nel 1989 viene nominato Vice Presidente di Business International/The Economist Intelligence Unit, con responsabilità per i paesi mediterranei. Nel 1993 fonda Business International, società a capitale italiano che gestisce il marchio Business International di proprietà dell'Economist Group con un accordo di licensing. Nel 1994 fonda la casa editrice, Fazi Editore. Ha tradotto e pubblicato il poema in versi La caduta di Iperione (1995), e ha scritto due romanzi ispirati alla vita di John Keats, L'amore della luna (2005) e Bright Star (2010). Con Paolo C. Conti, ha pubblicato il pamphlet Euroil. La borsa iraniana del petrolio e il declino dell'impero americano (2007). Di grande successo fu la collana One Euro, in cui pubblicò La terza guerra mondiale? La verità sulle banche, Monti e l'Euro (2012) e La terza guerra mondiale? libro secondo - Chi comanda, Obama o Wall Street? (2012). Con Gianni Pittella (vice presidente del Parlamento Europeo) ha pubblicato Breve storia del futuro degli Stati Uniti d'Europa (2013).

 

 

“GLI AMANTI” DI ROD NORDLAND

 

È il 20 marzo 2014. Verso mezzanotte una ragazza di diciotto anni abbandona la casa rifugio dove è scampata alla furia dei persecutori per fuggire con il suo innamorato. Fuori, se avrà fortuna, l'attende una precaria sopravvivenza, fatta di stenti, incertezze e paure. Ma se qualcosa andasse storto, rischia l'arresto, violenze di ogni genere e, quasi sicuramente, la morte. Soprattutto se la polizia la consegnerà alla sua famiglia. Perché Zakia, ragazza afghana di etnia tagika, musulmana sunnita, ha osato rifiutare il matrimonio combinato dai famigliari per amore di Ali, un ragazzo di etnia hazara, musulmano sciita. La madre l'ha maledetta, e il padre e i fratelli sono disposti a tutto pur di lavare col sangue la macchia del disonore. Quella fuga cambierà irreversibilmente non solo la vita dei due ragazzi, ma anche quella di molte altre persone, tra cui il giornalista americano Rod Nordland, che si troverà sempre più coinvolto nella vicenda di cui ci offre in “Gli amanti” (Mondadori, traduzione a cura di Anna Maria Biavasco e Valentina Guani) un appassionato resoconto, fino a oltrepassare i limiti posti dalla deontologia professionale e diventare “complice” di due latitanti. Rod Nordland, corrispondente estero del “New York Times”, è stato per oltre tre anni responsabile della redazione di Kabul. Membro di un team insignito del premio Pulitzer per il giornalismo nazionale negli Stati Uniti e finalista allo stesso premio per la categoria giornalismo internazionale, ha ricevuto numerose onorificenze, fra cui due premi George Polk e svariati riconoscimenti dell'Overseas Press Club.

(© 9Colonne - citare la fonte)