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direttore Paolo Pagliaro

Call center
triplice scandalo

Call center <br> triplice scandalo

di Paolo Pagliaro

Per come sono andati evolvendo, i call center sono un triplice scandalo.

Il primo scandalo riguarda i salari vergognosi di molti degli 80 mila addetti, con punte minime di due euro netti l’ora, come ha documentato la Cgil di Taranto. Il secondo scandalo riguarda il massiccio trasferimento di lavoro dall’Italia all’estero. Rispondono alle nostre chiamate o ci chiamano circa 25 mila persone sparse tra Romania, Albania, Polonia, Croazia, Tunisia e Marocco. Il terzo scandalo riguarda la qualità del servizio di cui usufruiscono i consumatori, ai quali vengono proposte conversazioni spesso indesiderate in orari spesso impossibili in un italiano spesso malfermo.

Oggi abbiamo letto su Repubblica che il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha deciso di affrontare il problema e si accinge a convocare i principali committenti dei call center, e cioè aziende di telecomunicazioni, energia, banche, assicurazioni, tv a pagamento, multiutility. L’obiettivo è riportare i call center in Italia, creando così almeno 20 mila nuovi posti di lavoro. I gestori dovranno naturalmente impegnarsi a rispettare i minimi salariali previsti dai contratti.

Qualche buon argomento per farsi ascoltare il governo ce l’ha. In tre anni, per i call center, lo Stato ha speso circa mezzo miliardo di euro: 190 milioni per gli sgravi fiscali in occasione delle nuove assunzioni; 170 milioni per la cassa integrazione in occasione delle crisi aziendali; 40 milioni per la mobilità; 90 milioni prelevati Fondo sociale europeo. Lo Stato, in definitiva, ha pagato sia quando le aziende hanno aperto sia quando hanno chiuso. Che i posti di lavoro restino in Italia sembra una richiesta ragionevole.

(© 9Colonne - citare la fonte)