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STRAGE DUISBURG: GLI ITALIANI SI RIBELLANO AL BINOMIO “PIZZA E MAFIA”

STRAGE DUISBURG: GLI ITALIANI SI RIBELLANO AL BINOMIO “PIZZA E MAFIA”

Roma, 17 ago - Dopo la strage di Ferragosto a Duisburg, in Germania, dove sei italiani sono stati freddati a colpi di pistola davanti al ristorante “Da Bruno” gestito da Vincenzo Macrì, originario di San Luca, in Calabria, la stampa tedesca ha lanciato l’allarme per una presenza mafiosa sempre più rilevante in Germania. “Guerra di mafia” titolava all’indomani della mattanza, in prima pagina, il quotidiano Bild definendo l’episodio “uno dei crimini peggiori nella storia criminale tedesca”. Le polemiche sembrano destinate a durare e la stampa tedesca continua a mettere in risalto che “molti capi clan e loro affiliati si sono trasferiti da anni in Germania gestendo ristoranti o pizzerie e richiamando complici e parenti”. Per la Bild sarebbero “centinaia le famiglie provenienti dalla Calabria e da San Luca a Duisburg”. Ritorna così tristemente in auge l’immagine dell’“immigrato italiano mafioso che mette su il suo giro di denaro sporco, droga e armi”. “Il rischio è quello di una campagna anti-italiana che ritorna – spiega Mauro Montanari, direttore del Corriere d’Italia, mensile italiano in Germania – e che è nell’immaginario dei tedeschi”. “Da un lato – continua Montanari - l’immagine dell’italiano simpatico, gentile e burlone, dall’altro quella dell’italiano macchiato, che lavora denaro sporco”. Per la polizia criminale tedesca – chiamata in causa dalla Bild - “sarebbero almeno 160 gli affiliati mafiosi in Germania”. E secondo il Rheinische Post, il giornale regionale della Renania, la polizia criminale tedesca indagherebbe su 26 gruppi malavitosi italiani attivi in Germania nel campo della droga e del riciclaggio di denaro sporco. “I media tedeschi, normalmente professionali, scivolano anche su pregiudizi - fa notare Montanari - Ci sono giornali anche seri come la Welt Kompakt che oggi ad esempio titola ‘Dove c’è la pizza è di casa anche la mafia’. Si tratta di titoli scioccanti anche per tutti gli italiani che sono venuti in Germania a lavorare e hanno contribuito a costruire un Paese che è grande anche per il loro lavoro”. La collettività italiana in Germania, con circa 700.000 persone, è la più numerosa in Europa e la seconda al mondo. Gli italiani rappresentano oltre l’8% della popolazione straniera nella Repubblica federale e oltre il 70% degli italiani ci vive da più di 10 anni, con il 30% che è nato sul territorio federale. “L’emigrazione italiana in Germania risale al dopoguerra – spiega Montanari - quando con il famoso contratto di scambio di manodopera cominciò il grosso di un’immigrazione che si è fermata maggiormente a Sud e nella fascia ovest del territorio tedesco”. Gli italiani si sono poi spostati dalle industrie ai servizi anche perché, come fa notare Montanari, “l’Italia ha una tradizione nelle piccole aziende familiari - tradizione che appartiene anche ai turchi – e ci sono almeno 15, 20 mila ristoranti e pizzerie di italiani che lavorano bene e che hanno anche cambiato le abitudini alimentari dei tedeschi, rendendo comuni ingredienti che non esistevano prima nella cucina tedesca”. Se finora il dibattito sull’integrazione si era concentrato sulle minacce del mondo islamico adesso, all’indomani di Duisburg, i tedeschi hanno scoperto il pericolo rappresentato dalla ‘ndrangheta italiana. Ma diversi media hanno evidenziato in questi giorni che per gli inquirenti italiani e tedeschi Duisburg è in provincia di Reggio Calabria almeno dal '92. Già tredici anni fa gli investigatori avevano infatti la certezza che alcune catene di ristoranti italiani in Germania servissero pizze e pasta ma nel retrobottega organizzassero traffici di sostanze stupefacenti e armi. L’anno scorso un primo allarme fu lanciato dall’intelligence tedesca: le cosche della Calabria starebbero investendo i proventi delle attività criminali in misura considerevole nel territorio dell’ex Germania Est. Le ‘ndrine calabresi, sempre secondo il rapporto di Bnd avrebbero acquistato anche pacchetti di aziende nel settore energetico, tra cui Gazprom, monopolista russa di gas, alla Borsa di Francoforte. Interessi economici confermati della Direzione investigativa antimafia, che aveva osservato: “In Germania soggetti vicini alle cosche calabresi avrebbero effettuato grossi investimenti nei settori alberghieri e nella ristorazione”. “Il grande lavaggio del denaro sporco esiste, ma – osserva Montanari – non è fatto dalla comunità che vive qua ma da grandi bande internazionali, russe, cinesi, coreane, che operano anche qui perché c’è una piazza forte che è quella di Francoforte, ma il riciclaggio di denaro sporco è un affare internazionale”. Al di là di un’inchiesta necessaria sulle cosche e i traffici mafiosi internazionali è da evitare che tornino pregiudizi sgradevoli sulla comunità italiana in Germania, quella che lavora e non vuole essere più etichettata come la generazione dei nonni, che venivano chiamati ‘mangiaspaghetti’ e di fatto discriminati. Il giornalista insiste: “Ciò che deve essere evitato è che tornino i pregiudizi. La Bild vende 5 milioni di copie, ha una distribuzione capillare, quindi una visibilità enorme. Ci sono 20 milioni di persone che si nutrono di titoli della stampa popolare, e se esce l’equazione ‘pizzeria uguale mafia’, allora per chi legge si tratta di un messaggio fortissimo e molto negativo per la comunità italiana in Germania e nel mondo”.

(© 9Colonne - citare la fonte)