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Elezioni, Schiro’ (Pd):
Voglio essere al servizio
degli italiani all’estero

Elezioni, Schiro’ (Pd): <br> Voglio essere al servizio <br> degli italiani all’estero

Angela Schirò è candidata alla Camera dei Deputati per il Partito Democratico, unica esponente tedesca in lista. Nata nel 1985 a Gernsbach, in Baden-Württenberg, da madre calabrese (di San Lorenzo del Vallo, CS) e padre siciliano (di Santa Cristina Gela, PA), Schirò insegna Italiano e Spagnolo in un liceo di Pforzheim. Attiva nel circolo locale del Partito Democratico e nella SPD, ha al suo attivo numerose iniziative sociali rivolte ai ragazzi in età scolare. “Integrazione, multiculturalità, Europa, attenzione ai più deboli: sono questi i pilastri del mio impegno politico” racconta a 9colonne Schirò.

Cosa l’ha spinta ad accettare la candidatura?

La voglia di fare qualcosa di utile per il mio Paese, di impegnarmi per il Paese da dove provengono i miei genitori e d’impegnarmi per gli italiani che vivono all’estero, che come i miei genitori hanno lasciato l’Italia in cerca di un futuro migliore e che spesso si ritrovano davanti a delle difficoltà d’integrazione, burocratiche o linguistiche. Essendo cresciuta “tra due mondi”, penso di avere uno sguardo più profondo su vari aspetti e posso contribuire a trarre il meglio di entrambi i Paesi.  L’Italia è il Paese che sento mio. Essendo figlia dei cosiddetti lavoratori stranieri, i “Gastarbeiter”, sono cresciuta col sogno del ritorno in Patria. Voglio contribuire a rendere più probabile e socialmente sicuro il ritorno in Patria per coloro che lo sognano da tanti anni. Quando il nostro Segretario di Partito, Matteo Renzi, ha chiesto direttamente alla gente che proviene dalla società civile di dare una mano, allora mi sono detta, "Ora e´ il momento” di realizzare le mie idee per migliorare la vita degli Italiani in Italia e quelli che come me e la mia famiglia si trovano all’estero. La voglia di impegnarmi per i miei concittadini l’ho sempre avuta. Questa voglia si rispecchia anche nella mia scelta lavorativa e nel mio impegno sociale in diverse iniziative. Sono fortemente convinta che la costruzione di un futuro più giusto, tollerante e sicuro inizi proprio nelle aule scolastiche (se non prima, tra le mura di casa con i più piccoli) e con la grinta e la motivazione giovanile.  Per questo mi sento chiamata ad essere attivamente impegnata: sia nella politica e sia come insegnante scolastica. Ogni giorno lavoro con i ragazzi e vedo che è proprio lì che bisogna investire insegnando loro i valori come la tolleranza, la capacità di attivare il pensiero critico, la sensibilità verso i più deboli e alla collaborazione di squadra.  Credo molto nel lavoro di squadra ed auspico che anche tra i Paesi dell’UE ci una collaborazione più sinergica.  Sono italiana di nascita, tedesca di accoglienza e cittadina europea e per questo credo sia un mio dovere impegnarmi per realizzare e diffondere la visione di una cittadinanza europea.

Quali sono le problematiche che affrontano oggi gli italiani in Germania?

Molteplici: a partire dalla ricerca lavoro, di un corso di lingua o di un appartamento fino alla richiesta di un buon dentista, dermatologo o parrucchiere che parli italiano. Questa cosa può sembrare banale, ma se ci riflette bene ci segnala quel bisogno di chiedere consiglio ad un amico fidato, quella ricerca di un legame affettivo-emozionale, tipico della nostra società italiana, che i “nuovi” migranti cercano di riprodurre anche qui. Un’altra richiesta molto ricorrente sono le tasse tipo IMU, immondizia o Tasi. Molti chiedono consulenza in materia fiscale o legale per le questioni pendenti nel nostro Belpaese.   Dare una consulenza in ambito educativo è un’altra richiesta frequente: per esempio spiegando bene il sistema scolastico tedesco, mostrare gli indirizzi scolastici percorribili, etc. Spesso i genitori italiani sono disorientati sul che fare ed hanno bisogno di una spiegazione accurata in merito. Mi ricordo che da piccola presi io stessa le mie decisioni scolastiche. A me è andata bene, per fortuna.  L’integrazione scolastica è il pilastro fondamentale per garantire un percorso di successo ai propri figli. Io voglio impegnarmi ad essere io stessa questo pilastro al servizio degli italiani all’estero.

 Cosa è cambiato nel rapporto tra l’Italia e i suoi emigranti negli ultimi anni?

La generazione dei miei genitori, quella dei Gastarbeiter, veniva qui per lavorare, accettando spesso e volentieri i lavori più umili ed avevano quasi tutti lo stesso sogno nel cassetto: racimolare un po’ di soldi per poter costruire la casa in Italia e tornarci. Quando si parlava dell’Italia a loro brillavano gli occhi. Cosa che spesso percepisco nei nuovi migranti, quelli degli ultimi anni, è un “odio-amore” per la Patria. Da una parte la delusione per un’Italia che non è stata in grado di assicurare loro un futuro con un lavoro stabile, dall’altra parte la nostalgia spesso trasformata in apparente rifiuto dell’Italia.  Poi ovviamente ci sono coloro che vengono all’estero per propria scelta e non per bisogno: per studiare, per interesse etc. In questi vedo tanta motivazione e tanto affetto, sia per l’Italia che per il Paese di accoglienza. Questo amore spesso si dimostra nell’impegno sociale di questi ragazzi.  C’è anche da aggiungere che secondo me, grazie ai contributi dei primi Italiani all’estero, l’Italia non è più così lontana: basta prendersi un buon cappuccino in un bar o andare ad un evento culturale in lingua italiana. Sono cose che mio nonno e i miei genitori per esempio non hanno vissuto i primi anni in Germania. Una cosa che non dobbiamo dimenticare è che i “nuovi” migranti godono di vantaggi enormi che i miei genitori e nonni non avevano, ed in ciò mi riferisco all´Europa Unita. La burocrazia per poter vivere in un altro Paese si è velocizzata, ci sono meno difficoltà (io per esempio a 16 anni ho dovuto richiedere il permesso di soggiorno, pur essendo nata in Germania) di prima: dalla libera circolazione (la libertà di poter studiare e lavorare ovunque nell’UE), ai vari progetti di scambi culturali come l’Erasmus o anche al semplice fatto di prendere l’aereo per fare un week-end a Roma, a Londra, Madrid o Berlino.  Capisco benissimo gli italiani arrabbiati con i politici del nostro Paese. E hanno molte ragioni di esserlo. Ma io inviterei di cuore a riconoscere gli sforzi e fatti concreti realizzati dall’attuale governo. Sono davvero tanti, per esempio il reddito d’inclusione o il Dopo di Noi. Il problema è che spesso siamo impazienti e non percepiamo il duro lavoro e il tempo che sono necessari per realizzare le varie proposte di legge. Un’altra cosa che spesso rattrista il mio cuore è il fatto che l’Italia venga sminuita da noi Italiani. È vero che per esempio qui in Germania molte cose funzionino meglio: la politica sociale, la burocrazia, in certi termini anche la scuola (p.e. il sistema di formazione duale). Ma anche qui ci sono problemi e anche in Italia ci sono cose di cui andare fieri: basta pensare al patrimonio culturale e storico, che è una fonte importantissima in cui investire.   

L’Italia deve incoraggiare la nuova emigrazione o trovare il modo di fermarla?

È una domanda interessante. Dico interessante perché la risposta dipende dal punto di vista.  Sono insegnante di educazione civica e di questo argomento a scuola ne abbiamo già parlato, mi riferisco alla cittadinanza europea e alla libera circolazione nell’UE che ci dà la straordinaria possibilità di lavorare e studiare dove vogliamo.  Dunque io penso che viaggiare, cambiare Paese, conoscere nuove culture, nuove situazioni, lavorare e studiare in diversi contesti sia un’opportunità preziosa che ci viene offerta grazie all’Unione Europeo. È un modo straordinario per stimolare le nostre menti e arricchire le nostre competenze. Invito tutto i miei alunni ad aprirsi ad una tale esperienza di crescita personale. I giovani di oggi in tutta Europa godono di un alto grado di mobilità e si spostano in un altro Paese per cercare un lavoro più redditizio o un’università che risponde alle proprie esigenze. Viviamo in un mondo globalizzato per cui è diventato anche normale spostarsi per amore oppure seguire un amico o un’amica in un altro Paese per fare esperienza all’estero. Questo accade anche qui in Germania o nella vicina Francia.  Per cui io dico: andare in un Paese straniero deve essere una scelta e non una fuga dal Paese di provenienza.  Lo stato a mio parere dovrebbe incoraggiare la scelta consapevole di andare in un altro Paese e allo stesso tempo garantire delle prospettive a coloro che in realtà vorrebbero restare. Quello che l’Italia dovrebbe fare è rendersi ancora più credibile, più affidabile, più affascinante e appetibile, deve porre le condizioni affinché i grandi investitori vengano attratti dall´Italia e decidano di investire qui il proprio capitale e creare aziende in Italia. Secondo me, questa è la ricetta giusta per poter essere un Paese di punta che incoraggia i suoi giovani e magari attrae anche quelli da altre nazioni. 

 

Perché è importante promuovere la lingua e la cultura italiana nel mondo?

Lingua è identità e ricchezza. Io sono una linguista e come tale sono affascinata dalle lingue in tutte le sue sfaccettature: la lingua come strumento di unificazione, la lingua come strumento di emancipazione, la lingua come strumento di identificazione, la lingua come strumento di socializzazione e così via. Penso che per noi italiani sparsi nel mondo sia importante conoscere e sapere la lingua che portiamo nel nostro bagaglio personale attraverso i nostri nonni o genitori. Ho avuto varie esperienze personali: vedo ragazzi Italiani che non riescono a parlare con i loro nonni in Italia, ragazzi che a scuola scelgono la lingua italiana perché sono orgogliosi di avere un nonno italiano e sentono il richiamo di queste radici oppure ragazzi che parlano solo il dialetto regionale dei genitori. Adoro i dialetti, la lingua popolare. Ma penso sia importante sapere anche l’Italiano, per il solo fatto di sentirsi a casa in tutta Italia e non solo in una determinata regione. Io stessa ho frequentato una volta alla settimana il corso di lingua e cultura italiana che ciascun Consolato mette a disposizione per le famiglie italiane all’estero. Questa esperienza di avere una maestra italiana e compagni di scuola italiana mi ha aiutato ad avvicinarmi all’Italianità e alle mie radici. Dopo aver studiato Italiano all’università e fatto cinque mesi di Erasmus a Roma mi sono sentita ‘arrivata’ in Italia.

(PO / Gil – 6 feb)

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