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L’eterno fascismo
descritto da Eco

L’eterno fascismo <br> descritto da Eco

di Paolo Pagliaro

(26 febbraio 2018) E’ uscito da poco un volumetto di 50 pagine che ci aiuta a non parlare a sproposito di fascismo, e che dunque oggi può risultare particolarmente utile. E’ il testo di una lezione tenuta da Umberto Eco  alla Columbia Unversity  il 25 aprile 1995, per celebrare la Liberazione dell’Europa e che la Nave di Teseo pubblica con il titolo “Il fascismo eterno”.
Convinto che il fascismo non fosse stato solo un’esperienza storica vissuta dall’Italia e dall’Europa nel secolo scorso, ma fosse invece un rischio costante delle nostre società, Eco sosteneva che ci sono alcune caratteristiche tipiche di quella visione del mondo che definiamo fascista. C’è  il culto della tradizione e dunque di una verità primitiva annunciata una volta per tutte. C’è il rifiuto della modernità, camuffato da condanna del capitalismo, ma che in realtà significa principalmente rigetto dell’illuminismo. C’è il culto dell’azione per l’azione. Il disaccordo visto come tradimento. La paura della differenza e dunque il razzismo, l’ossessione del complotto, l’appello alle classi medie frustrate.
Eco sente odore di fascismo tutte le volte che un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenterebbe più la voce del popolo. O quando qualcuno semina indignazione per la ricchezza e i presunti privilegi del nemico. Ricorda che quando era bambino gli insegnavano che gli inglesi erano il popolo dei cinque pasti al giorno, a differenza degli italiani che erano poveri ma sobri.
Oggi che gli inglesi sono nostri amici, e i regimi alimentari si assomigliano,  il nemico è diventato il profugo servito e riverito in alberghi a quattro stelle a spese nostre e dei nostri terremotati. I nemici cambiano ma il registro retorico resta lo stesso.

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