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direttore Paolo Pagliaro

Allevi e l'equilibrio
della lucertola

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Allevi e l'equilibrio <br> della lucertola

ALLEVI TORNA IN LIBRERIA CON “L’EQUILIBRIO DELLA LUCERTOLA” 

E’ uscito in libreria, in edicola e nei principali store digitali “L’Equilibrio della Lucertola”, scritto da Giovanni Allevi per la casa editrice Solferino - i Libri del Corriere della Sera. Apologo intenso e lieve, “L’Equilibrio della Lucertola” è la quinta opera letteraria del noto compositore laureato con lode anche in Filosofia. Come afferma lo stesso artista questo è un “inno al disequilibrio”. Ispirato ad alcuni avvenimenti della sua vita, ma scritto ponendosi domande e riflessioni più generali sul mondo e sull'uomo, Allevi in queste pagine continua il percorso dedicato al concetto di 'equilibrio', già messo in musica nel suo ultimo album "Equilibrium", di cui ne indaga la natura più intima, riflettendo sui limiti e le possibilità della conoscenza umana. Un racconto autobiografico e filosofico dedicato idealmente a tutti coloro che, di tanto in tanto, si sentono vacillare e hanno paura di cadere. Un giorno, all’improvviso, il protagonista infatti perde l’equilibrio, si sente smarrito, non riesce nemmeno per pochi secondi a restare su un piede solo. Comincia un percorso che spera possa riportarlo al centro di se stesso. Tenta di risolvere il problema di equilibrio con una sequenza di esercizi mattutini, sulla veranda, annotandone i significati filosofici. Distaccato da tutto e da tutti, su un’isola remota, pratica ogni giorno la corsa, per riflettere e guardarsi dentro. E proprio questa l’occasione per un incontro strano, quello con una lucertola che vive sull’isola. È vero che gli parla o è un inganno della sua mente? Di certo, con l’aiuto delle sue criptiche risposte, il protagonista scoprirà nuove verità: non solo sull’equilibrio ma sulla simmetria, sulla bellezza e sul proprio posto nel mondo. Una favola che come la musica parla direttamente al cuore, per risvegliare una capacità che tutti abbiamo dentro: ascoltare noi stessi e rigenerarci. Oltre ad essere uno dei compositori più illustri e prolifici del panorama internazionale contemporaneo con 10 album di composizioni originali, Giovanni Allevi è anche scrittore di successo: tra le sue opere il best-seller “La musica in testa”, vincitore del Premio Letterario “Elsa Morante”, il libro fotografico “In viaggio con la Strega”, il manifesto estetico della sua poetica musicale “Classico ribelle” e l’autobiografia “Giovanni Allevi. Vi Porterò con me. La mia vita con la Musica”.  Allevi è attualmente impegnato in tutta Italia con "Equilibrium Tour", una tournée ricca di sold out che terminerà il 23 aprile al Teatro Diana di Napoli per poi proseguire in Oriente.


SENTIERI NERI DI SYLVAIN TESSON

“Se me la cavo, traverso la Francia a piedi”. Sylvain Tesson è ricoverato in un letto d’ospedale, il corpo in frantumi a causa di una caduta di otto metri che poteva costargli la vita. In quel letto rimarrà per mesi, ed è lì che è nata la promessa da cui è scaturito “Sentieri neri”, edito da Sellerio (traduzione dal francese di Roberta Ferrara). Un anno dopo, al posto di una canonica riabilitazione in un centro specializzato, Tesson si mette in movimento nonostante i chiodi nella schiena e una paralisi facciale non ancora recuperata. La bocca gli pende da una parte e un occhio gli sporge dall’orbita, i ragazzini lo guardano con stupore mentre affronta il cammino. Si è messo in testa di seguire un precetto di Pessoa: “Della pianta dico ‘è una pianta’, Di me stesso dico ‘sono io’. E non dico nient’altro. Che altro c’è da dire?”. Nel corso di questo viaggio solitario e sorprendente, compiuto tra l’agosto e il novembre del 2015 partendo dalla Provenza per arrivare in Normandia, Tesson racconta un paesaggio impervio e sconosciuto che si rivela percorrendo vie secondarie ignote ai più, sentieri neri che sembrano ingressi nascosti e segreti a un altro mondo, dove dileguarsi e scomparire. Camminando Tesson osserva la natura sottratta all’invadenza dell’urbanizzazione e all’arrivo della tecnologia, scopre il silenzio degli insetti lì dove l’agricoltura intensiva ha ridisegnato il paesaggio, ascolta gli animali nella notte, e in fondo rifugge gli uomini. Dalle sue pagine e dalla sua ispirazione la Francia di campagna, la Francia profonda – un territorio ormai a tratti abbandonato – emerge come un luogo carico di vitalità, persino tumultuoso. E in giro sbucano i segni e i messaggi di chi ha fatto scelte radicali, resistendo al tempo che fugge: “Accetto solo pane secco e libri”; “Qui non c’è il wi-fi ma abbiamo del vino”. A fargli compagnia, è un suo marchio di fabbrica, sono i libri. Filosofi, poeti, studiosi, da Agamben a Jean Giono, che gli danno l’occasione di ripensare alla vita, alla propria morte, di conquistare di nuovo se stesso attraverso un farmaco faticoso ma efficace: camminare, leggere, ragionare. Aprire gli occhi. Scrittore, giornalista e grande viaggiatore Sylvain Tesson è nato nel 1972. Dopo un giro del mondo in bicicletta si appassiona all’Asia centrale, che visita frequentemente a partire dal 1997. Come autore esordisce nel 2004 con un racconto di viaggi, L’Axe du loup. Nel 2009 ha pubblicato con Gallimard Une vie à coucher dehorse nel 2011 è arrivato il grande successo di Nelle foreste siberiane (Sellerio 2012), che ha vinto il Premio Médicis 2011. Con questa casa editrice ha pubblicato anche la raccolta di racconti Abbandonarsi a vivere (2015), Beresina. In sidecar con Napoleone (2016) e Sentieri neri (2018).

 

 

 

 

 

 

I SENTIERI DI WALTER BENJAMIN IN UN FILM DI FABRIZIO FERRARO

È in uscita il 21 aprile, edito da DeriveApprodi per la collana Operaviva, il libro di Valerio Carando “Gli Indesiderati. I sentieri di Walter Benjamin in un film di Fabrizio Ferraro”. Incentrato sulla retirada republicana e l’esodo di Walter Benjamin, “Gli indesiderati d’Europa” è l’ultimo film di Fabrizio Ferraro, uno degli autori più originali e innovativi del panorama indipendente. Questo volume ne raccoglie il diario di lavorazione, alimentando una riflessione in fieri sui processi teorici e operativi che sottendono la messa in forma dell’immagine filmica. Un’indagine che espande il film di Ferraro e ne evidenzia i sottotesti, affidandosi a schegge di pensiero, confronti puntuali, folgoranti intuizioni. Il film, prodotto da Boudu-Passepartout (Italia) e Eddie Saeta (Spagna) con Rai Cinema, è ispirato a fatti avvenuti sul confine franco-catalano tra il 1939 e il 1940. Lungo la “Route Lister”, sui Pirenei sud-orientali, nel febbraio del 1939 avanzano lentamente i profughi della Guerra di Spagna. Tra di loro, un combattente repubblicano e due miliziani delle Brigate Internazionali. Nel settembre dell’anno successivo un altro gruppo di “indesiderati” attraversa il medesimo sentiero ma in direzione opposta. È la popolazione degli antifascisti europei, stranieri ed ebrei in fuga dalla Francia occupata e collaborazionista. Tra loro, il filosofo tedesco Walter Benjamin. Valerio Carando (1982) è studioso di cinema e operatore culturale. Dottore di ricerca in Storia delle Arti Visive e dello Spettacolo presso l’Università di Pisa, ha scritto di cinema su varie pubblicazioni italiane (“Segnocinema”, “La Furia Umana”, “Cineforum”, “il manifesto”) e spagnole (“Dirigido por. ..”). È autore di due libri monografici – sul poliziesco francese e sull’artista catalano Antoni Padrós, al quale ha anche dedicato una mostra multimediale patrocinata dal Departament de Cultura della Generalitat de Catalunya – e di vari saggi pubblicati in volumi collettanei e riviste accademiche. Ha collaborato alle attività di festival e istituzioni quali il Lucca Film Festival, il Festival Internacional de Cine de San Sebastián, il Loop di Barcellona e la Filmoteca de Catalunya. È membro della Asociación Española de Historiadores del Cine (AEHC). Ha co-diretto il film documentario Platges (2010) ed è produttore associato de Gli indesiderati d’Europa (2018) di Fabrizio Ferraro.

 

ANNA FOA RACCONTA “LA FAMIGLIA F.”

La storia della sinistra italiana è anche una storia di famiglia. È il caso della famiglia Foa, dai nonni al padre Vittorio e alla madre Lisa, fino ai figli Anna, Renzo e Bettina. Una famiglia in cui la passione politica e l’impegno civile si sono intrecciati così fortemente con lo svolgimento della vita quotidiana da educare e governare anche le relazioni, i sentimenti.  A raccontarla Anna Foa in “La famiglia F.”, edito da Laterza. Si aprono vecchie scatole con dentro foto e carte di famiglia: un trasloco può far riemergere il passato di tante vite. È quello che è successo ad Anna Foa. Storie di bisnonni, prozii e cugini, fino a quelle dei genitori, Vittorio e Lisa, ricordi a lungo accantonati. Avvocati mazziniani e ‘internazionalisti’, ‘suffragette’ e rabbini lasciano il passo ai primi socialisti, agli antifascisti di Giustizia e Libertà, ai comunisti. Come sfogliando un vecchio album, vediamo rievocati il fascismo, il carcere, la Resistenza, la Shoah, il dopoguerra, il 1968, gli anni di piombo, l’impegno di Lisa in Lotta Continua, il suo anticonformismo, la lunga saggia vecchiaia di Vittorio. Come in ogni storia di famiglia, le case sono centrali: le stanze delle case di vacanza, quelle dei nonni disperse per la Penisola, quelle dei genitori frequentate da amici d’eccezione. E poi il racconto dei luoghi e le città: Torino, la Valle d’Aosta, Roma, ma anche la Spagna della guerra civile, il Vietnam, l’Africa, la Cina. Quella che si viene a comporre, pagina dopo pagina, è una storia ‘intima’ della sinistra italiana. I libri che si leggevano, le percezioni politiche, il modo in cui il mondo esterno veniva filtrato da quello familiare. È anche la storia della fine di un’illusione, quella del comunismo, della sua lenta fine. Una storia familiare e autobiografica aperta a tutte quelle remissioni della memoria e a quelle percezioni personali che la rendono dichiaratamente parziale e non definitiva. Un esperimento storiografico nuovo e condotto ‘sul vivo’ per riscoprire le passioni del Novecento. Anna Foa racconta “La famiglia F.” (Laterza). Anna Foa ha insegnato Storia moderna all’Università di Roma La Sapienza. Si è occupata di storia della cultura nella prima età moderna, di storia della mentalità, di storia degli ebrei. Tra le sue pubblicazioni: Ateismo e magia; Giordano Bruno; Eretici. Storie di streghe, ebrei e convertiti; Andar per ghetti e giudecche; Cicerone o il Regno della parola (con V. Pavoncello).

 

ENRICO PUGLIESE RACCONTA “LA NUOVA EMIGRAZIONE ITALIANA”

Non solo la “fuga dei cervelli” priva il nostro paese di giovani promettenti e di un ricambio generazionale equilibrato: una meno attesa ma corposa «fuga di braccia» è in corso presso altri strati della popolazione. Molti addetti dell’industria e dell’edilizia sono stati spinti dalla crisi a cercare lavoro in altri paesi europei, accolti a volte da politiche ostili in materia (vedi Brexit). Nel generale saldo migratorio negativo dell’Italia, una delle regioni con il maggior numero di emigrati è sorprendentemente la Lombardia, area di immigrazione per eccellenza. Nel Mezzogiorno, per effetto delle partenze delle classi in età fertile e da lavoro, si assiste a un vero e proprio “tsunami demografico”, mentre i tassi di disoccupazione continuano a mantenersi altissimi. Va poi registrata l’emigrazione di pensionati verso mete con clima buono e costo della vita basso. Enrico Pugliese esplora questo mondo in “Quelli che se ne vanno. La nuova emigrazione italiana” (Il Mulino). L’autore è professore emerito di Sociologia del lavoro nella Sapienza - Università di Roma ed è stato direttore dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR. Con Il Mulino ha pubblicato “La terza età. Anziani e società in Italia” (2011) e “L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne” (2006).

 

 

 

 

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