FIRENZE: ALEXANDER CALDER E IL FESTIVAL DI SPOLETO
Alexander Calder e Spoleto. Una passione reciproca raccontata da una mostra preziosa ed inedita che porta a Firenze, a Palazzo Medici Riccardi, fino al 29 luglio, uno dei più grandi scultori del Novecento attraverso l’intreccio affascinante tra alcuni capolavori dell’artista e la storia di una città votata all’arte quale fu, ed è, Spoleto. L’esposizione, prodotta e organizzata dall’Associazione Culturale MetaMorfosi, offre un racconto unico nel suo genere, un connubio ineguagliato tra un artista e lo spirito profondo della città del Festival dei Due Mondi, alla quale Alexander Calder (Lawnton, 22 luglio 1898 – New York, 11 novembre 1976) donò il maggior numero di opere, tracce di un amore speciale tra lo scultore americano e la città umbra, il luogo in cui l’artista trascorse diversi periodi della sua vita e dove produsse un’opera monumentale e ancora insuperabile come il Teodelapio. Tutte le opere e i documenti in mostra sono le tracce di un amore speciale tra Calder e Spoleto, una vicenda umana che incrocia la figura di Giovanni Carandente, lo studioso che inventò nel 1962 Sculture nella città, la prima mostra al mondo di opere pubbliche in un borgo antico. In questa memoria umbra spuntano i consigli professionali e gli scambi amichevoli con Alberto Zanmatti, l’architetto che contribuì ad integrare le grandi sculture tra vicoli e pietre medievali. E poi ritroviamo Ugo Mulas che lo fotografò in maniera stupefacente, cogliendone la natura giocosa e circense.
FIRENZE: IL MINIMALISMO DI ROMAN ONDAK
Base - Progetti per l'arte Arte presenta, fino al 21 maggio, la prima mostra di Roman Ondak a Firenze che, dopo la mostra di Richard Long, rilancia il programma speciale di mostre in occasione del suo 20mo anno di attività. “Objects in the Mirror” è il progetto concepito da Roman Ondak per la scatola architettonica dello spazio non profit di BASE. Il titolo, come specifica l'artista stesso, deriva dalla frase che in alcuni paesi deve essere incisa per legge sugli specchietti retrovisori delle automobili: da “Objects in the mirror are closer than they appear (Gli oggetti nello specchio sono più vicini di quanto appaiono). L’artista, creando una situazione surreale e concreta, immateriale e coinvolgente, punta l'attenzione sulla ri-formulazione delle modalità di interazione del soggetto con un mondo reso globale dalle comunicazioni elettroniche e che appare, potenzialmente, a portata di un click. Roman Ondak (Zilina, Slovacchia, 1966) fin dagli anni '90 ha realizzato installazioni site-specific grazie alle quali fare i conti con l'eredità modernista, ma anche con la pratica concettuale e minimalista degli anni '60 e '70.
PISA: “CONFLUENZE” NELLA CHIESA DI S. MARIA DELLA SPINA
Fino al 24 maggio la Chiesa di Santa Maria della Spina a Pisa ospita, sotto il titolo di “Confluenze”, due nuove installazioni di Andrea Santarlasci. Promossa dal Comune in collaborazione con l’Università di Pisa e l’associazione SpazioTempo, l’esposizione è la quarta di una serie di interventi site specific di artisti realizzati all’interno della chiesa, situata sull’argine dell’Arno. Recenti studi ipotizzano che un ramo dell’antico fiume Auser - l’attuale Serchio - probabilmente ripercorresse il tracciato di via Santa Maria, la strada che si immette sul Lungarno antistante alla chiesa. Nell’installazione intitolata “Dove ciò che scompare si manifesta”, l’artista evoca l’antica confluenza del fiume Auser, attraverso una scritta al neon che riporta un frammento del filosofo greco Eraclito – ‘Negli stessi fiumi entriamo e non entriamo, siamo e non siamo’ - dove alcune lettere depotenziate fanno comparire il nome Auser. La seconda opera, “Senza titolo (declivio)” è un tronco lungo nove metri, recuperato sulle spiagge alla foce dell’Arno, appoggiato a terra in una posizione obliqua e in bilico su alcune scale, quasi a rievocare una deposizione, una caduta, una perdita o la morte stessa.
BOLOGNA: LE STORIE DEI CONFINATI GAY
La mostra “Adelmo e gli altri. Confinati omosessuali nel materano”, fino al 4 maggio al Cassero lgbt center di Bologna, la, attraverso foto e documenti, presenta le biografie di 28 uomini provenienti da tutta Italia e confinati durante il fascismo nella provincia di Matera con l'accusa di pederastia. Accanto alle 28 storie ce n'è anche una 29ma, questa volta di una donna, Gilda, confinata anche lei nel 1940 perché tenutaria di una casa di tolleranza nel quale si consumavano rapporti omosessuali. “Si è voluto dare il nome di Adelmo a questa mostra - spiega il curatore Cristoforo Magistro - perché così si chiamava il più giovane (18 anni) dei confinati dei quali si cerca di ricostruire le vicende. Si sarebbe potuto altrettanto a ragione intestarla a Giuseppe, morto probabilmente suicida a 22 anni (morto di omofobia, come oggi di direbbe) oppure a Catullo, confinato per la seconda volta a 51 anni”. Cristoforo Magistro, insegnante di Storia in pensione e ricercatore per passione, ha ricostruito queste vicende consultando gli archivi di Aliano, il paese del confino di Carlo Levi, e quelli di Matera: lì venivano conservati i documenti che per settant'anni sono rimasti coperti dal segreto previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, in quanto contenenti dati personali detti sensibilissimi , cioè “idonei a rivelare lo stato di salute, la vita sessuale o i rapporti riservati di tipo familiare".
PARMA: ETTORE SOTTSASS, OLTRE IL DESIGN
Si chiude il 20 maggio la mostra ‘Ettore Sottsass - Oltre il design”, prodotta e organizzata dallo CSAC dell’Università di Parma - nel centenario della nascita dell’autore - e curata in stretta collaborazione con un gruppo di lavoro composto da storici dell’architettura, del design e dell’arte contemporanea, designer e archivisti. Nel 1979 Ettore Sottsass donò allo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, che ha sede nella Abbazia di Valserena, oltre 14mila materiali progettuali (schizzi, bozzetti e disegni) e 24 sculture. L’esposizione è costituita da circa mille pezzi selezionati all’interno dell’archivio e allestiti secondo una struttura narrativa cronologica (a partire da un disegno infantile del 1922), che fa emergere alcune costanti visive e metodologiche dell’autore interpretando il percorso espositivo dell’Archivio-Museo CSAC. Il titolo della mostra rimanda infatti alla pratica di lavoro propria di Sottsass, che travalica la specificità della sua attività di designer verso una visione più allargata, in cui il disegno ha una centralità assoluta, come strumento di progettazione ma prima e soprattutto come momento di riflessione e di verifica formale.
ROMA: PROSEGUE L’OMAGGIO AI PINK FLOYD
Grande successo di pubblico al Museo Macro di Roma dove prosegue “The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains”, la retrospettiva dedicata ad uno dei gruppi musicali più innovativi e influenti della storia, che nella sua edizione inglese è stata la più visitata, nel suo genere, al Victoria and Albert Museum di Londra e che, dopo questa tappa romana proseguirà il suo tour mondiale: prossima fermata, la Germania. L’esposizione, ideata da Aubrey ‘Po’ Powell di Hipgnosis e sviluppata in stretta collaborazione con Nick Mason (consulente della mostra per conto dei Pink Floyd), ospita molti oggetti raccolti nel corso dell’eclettica storia della band e mai esposti prima. È un itinerario audiovisivo nei 50 anni di carriera di uno dei più leggendari gruppi rock di sempre e offre una visione inedita ed esclusiva del mondo dei Pink Floyd che ha prodotto alcune delle immagini più leggendarie della cultura pop: dalle mucche al prisma di The Dark Side of the Moon, dai maiali volanti sulla Battersea Power Station alla marcia dei martelli e ai giganteschi professori gonfiabili. Una visione che ha potuto realizzarsi grazie a creativi come il moderno surrealista e collaboratore di lunga data Storm Thorgerson, l’illustratore satirico Gerald Scarfe e il pioniere dell’illuminazione psichedelica Peter Wynne-Wilson.
ROMA: OLIVETTI, 110 ANNI DI IMMAGINAZIONE
Dopo il grande successo di pubblico e critica, prorogata fino al 3 giugno la mostra “Looking forward. Olivetti: 110 anni di immaginazione”, ospitata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e promossa da Olivetti, con la collaborazione dell'Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea. In esposizione oltre 300 pezzi unici tra oggetti, manifesti e fotografie d’epoca rende un omaggio non nostalgico a una marca che ha segnato la storia del design, della grafica, dell’innovazione tecnologica e della comunicazione in Italia e nel mondo. Presentati oltre 150 scatti (in maggior parte mai esposti prima), di alcuni dei maestri della fotografia del secolo scorso quali Henri Cartier-Bresson, Gianni Berengo Gardin, Ugo Mulas, Francisc Català Roca, Fulvio Roiter. Nel percorso espositivo la progettualità visionaria che caratterizza la storia di Olivetti trova espressione nei prodotti iconici - dalla M1, la prima macchina per scrivere, alla Lettera22, alla P101, alla Valentine, solo per citare alcuni degli oltre 20 oggetti in mostra - e si concede qualche incursione nel nuovo corso digitale, come nel caso del Form200, registratore di cassa connesso e primo prodotto realizzato grazie al concorso Olivetti Design Contest promosso dall’azienda tra le maggiori università europee di design.
(© 9Colonne - citare la fonte)