Reggio Emilia, 3 mag - “È un’occasione imperdibile averlo a
Reggio Emilia. Claudio Magris è in assoluto il più importante degli scrittori
europei contemporanei, e non sveliamo nulla, se affermiamo che è un candidato
papabile per il Premio Nobel della Letteratura”. Con queste parole del
professore Alberto Bretoni, Fotografia Europea ha accolto l’ospite d’onore
della quarta e conclusiva giornata inaugurale. Oggi un pubblico numeroso e
attento è accorso nella soleggiata piazza Martiri 7 luglio per incontrare
Claudio Magris, protagonista dell’incontro “Tempo e non tempo del mito: Ulisse
dopo Omero”. Partendo da una citazione dello scrittore francese Paul Valéry che
spiega come i personaggi mitici siano tali poiché capaci di diventare figure
svincolate dalla paternità di ogni autore e di sopravvivere attraverso i
secoli, Magris ha intrapreso un lungo excursus su uno dei più grandi personaggi
mitologici della letteratura: l’immortale Ulisse. “E’ possibile parlare di due
odissee – ha spiegato Magris – La prima è la classica metafora del viaggio
attraverso la vita, la possibilità di attraversare il mondo facendo una reale
esperienza di formazione che permette di ritornare con una più autentica
concezione di sé. È questo il caso dell’Ulisse di Omero che torna ad Itaca
cambiato e cresciuto. La seconda è un’odissea senza possibilità di ritorno;
l’uomo viaggia attraverso la vita disgregandosi, perdendo se stesso e
diventando nessuno. È questo il caso dei protagonisti del libro “L’uomo senza
qualità” di Robert Musil per i quali non c’è ritorno, durante il loro viaggio
mutano e diventano altri”. Magris ha incantato il pubblico con la propria
capacità narrativa e oratoria e grazie alla sua profonda conoscenza letteraria
ha restituito le mille facce e interpretazioni del mito di Ulisse. Ha definito
l’Ulisse di James Joyce come “L’ultimo epos classico, un testo conservatore nel
quale Ulisse torna a casa ogni sera e riafferma la sacralità di quei valori
come la famiglia e l’amore, capaci di rimanere intatti. Il personaggio di Joyce
è l’unico che ritorna senza l’intenzione di ripartire. Ricordiamo a tal
proposito il dialogo significativo che l’Ulisse di Omero fece con Penelope, una
volta rientrato a Itaca, nel quale rivelò la sua intenzione di ripartire. Nasce
così il grande tema del ritorno contrapposto alla ripartenza”. Interessante
anche la particolare lettura che Magris dà a proposito dell’Ulisse di Omero:
“L’Odissea è il poema dell’assenza e dell’astuzia che capovolge l’assenza in un
vantaggio. L’Ulisse di Omero è maestro in un’arte tipica dei tempi moderni,
quella di mettersi al sicuro. Egli in molte situazioni non rischia ma
mettendosi al riparo rinuncia a vivere esperienze di vita. È l’eroe mitico che
distrugge il mito con l’illuminismo e decreta l’ambigua vittoria della
razionalità sulla forza arcana del mito". Nel suo lungo excursus
letterario Magris cita Dante, che colloca Ulisse nell’Inferno, nel girone dei
fraudolenti, Alfred Tennyson autore di un Ulisse incapace di rimanere a casa
dopo il ritorno, Giovanni Pascoli che nel testo “L’Ultimo viaggio” immagina un
Ulisse che ripercorre i luoghi della sua odissea e anche Guido Gozzano artefice
di una parodia del poeta moderno, incapace di confrontarsi con questo grande mito.
E ancora Umberto Saba, Stefano D’Arrigo fino ad arrivare al curioso romanzo
“Omeros” di Walcott Derek, una recente rilettura che trasferisce l’eroe nel Mar
dei Carabi. Tutto questo a testimonianza di un mito che ha resistito ad ogni
tempo.
(Roc)
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