Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

A Roma i costumi
del film "Amadeus"

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Roma i costumi <br> del film

Fino al 22 giugno, in occasione della proiezione del film Amadeus di Milos Forman - recentemente scomparso -, con l’esecuzione dal vivo della colonna sonora da parte dell’Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta da Ludwig Wicki, (il 20 e 21 giugno al Parco della Musica di Roma), è allestita negli spazi del Musa una mostra di 10 costumi originali realizzati dalla Sartoria Tirelli, ora parte della collezione della Fondazione Tirelli Trappetti, disegnati da Theodor Pistek, e che valsero al film anche l’Oscar per i migliori costumi. Nella mostra anche strumenti originali del Settecento e alcune tavole dell’Encyclopédie pubblicata fra il 1751 e il 1780 da Diderot e D’Alembert. Spicca fra tutti un corno di bassetto o clarinetto basso viennese Griesbacher, strumento prediletto da Mozart che lo rese protagonista del suo celebre Quintetto con clarinetto K 581. (red)

MILANO: LE FOTOFANIE DI ITALO ZANNIER

In occasione di Milano Photo Week 2018, la Casa Museo Boschi Di Stefano accoglie la mostra “Fotofanie. 109 Fotografie di Italo Zannier", fino al 30 giugno. L'esposizione nasce dai migliaia di scatti realizzati tra il 2014 e il 2017 conservati nella memoria della sua Sony tascabile - chiamati da Zannier "fotofanie", apparizioni - di cui solo 400 sono diventate fotografie stampate e firmate in copia unica in grande formato. Di queste, per la prima volta sono presentate 109, nate da un'approfondita selezione in cui si ammirano alcuni tra i soggetti più interessanti della poetica di Zannier quali ombre e riflessi di autoritratti con macchina digitale in cui l'autore si intravede come un fantasma in agguato; momenti lirici di sguardi sulla natura nel corso delle ore e delle stagioni e si osserva una speciale attenzione pop verso vetrine, scritte, oggetti curiosi, e particolari anti-turistici di alcune capitali europee. Italo Zannier (1932) è considerato da molti il patriarca della fotografia italiana, non solo per motivi anagrafici, ma soprattutto per aver esercitato con enorme impegno, autorevolezza e meritato successo tutti i diversi ruoli all'interno di quel mondo. Fotografo "neorealista", già a vent'anni è attivo professionalmente per poi divenire critico di levatura internazionale dalla bibliografia sconfinata, docente universitario - il primo ad ottenere una cattedra di Fotografia -, ideatore e curatore di decine di mostre, importante collezionista in qualità di grande studioso. (red)

MODENA: QUANDO L’EUROPA SI “GIAPPONIZZO’”

“Giapponizzati. Racconti di un viaggio di moda”, fino al 7 luglio presso la Chiesa di San Carlo a Modena, narra non solo il complesso fenomeno che è stato il giapponismo, ma anche l’intreccio di diverse culture che hanno dato luogo a fenomeni socio-economici, politici e di costume. La mostra ha come punto di partenza il viaggio di Hasekura Tsunenaga, primo samurai-ambasciatore giapponese, figura emblematica e vassallo convertito al cristianesimo che, nel 1615, arrivò in Italia, soggiornando proprio al Castello di Santa Severa e indossando sontuosi drappi indiani e cappelli alla romana, a simboleggiare di come la moda riesce a varcare qualunque confine. Tsunenaga, partito nel 1613 da Ishinomaki, in Giappone, fu mandato in spedizione alla volta di Roma per incontrare Papa Paolo V. Questo viaggio rappresenta l'unica risposta diplomatica e politica, durante gli anni delle grandi navigazioni, dell'Asia Orientale all'Occidente. Da allora l’esotismo giapponese cominciò ad essere tema di grande ispirazione nella cultura e nei primi del ‘900 scoppiò in Europa e in Italia quello che si chiiamò giapponismo. La moda femminile cambiò drasticamente preferendo capi più ampi e disegnati con una forte impronta orientale, volumi, tessuti rigidi, sovrapposizioni, realizzati in tessuti e colori diversi, ma armoniosi, che rispecchiano le stagioni e gli stati d'animo: creazioni ispirate ai kimono. Contemporaneamente, dopo un periodo di grande chiusura, il Giappone si ispira all’occidente, a tal punto che anche le donne cominciarono ad indossare, in alternativa al kimono, abiti europei ed essere chiamate moga, modern girl. Una contaminazione bilaterale dove la tradizione d’una cultura diventa la trasgressione dell’altra senza comprometterne l’eleganza. (PO / red)

MANTOVA: “RIFLEXIONE” SULLA ARCHITETTURA

Fino al 15 luglio Palazzo Ducale di Mantova ospita “Riflexione” che presenta 40 fotografie di Heinz Lechner (Schwaz, Austria, 1954) e 30 di Anna Di Prospero (Roma, 1987), due artisti che condividono il comune interesse per l’architettura, intesa come corpo vivente, capace di far rivivere la concezione del tempo e dello spazio dell’epoca che l’hanno generata. Heinz Lechner vede la realtà attraverso la lente d’ingrandimento fornita dall’obiettivo della macchina fotografica e mette a fuoco o sfoca ambienti, elementi di arredo, paesaggi urbani. L’artista utilizza spesso gli specchi - non è un caso che le sue opere siano allestite nella Sala degli specchi di Palazzo Ducale -, o comunque superfici riflettenti, grazie ai quali riesce a far entrare nell’inquadratura elementi dell’habitat quotidiano, altrimenti invisibili, creando così un effetto di straniamento. Dal canto suo, Anna Di Prospero utilizza la propria persona per porsi in relazione con le icone architettoniche contemporanee o diviene essa stessa misura di alcuni luoghi simbolo del Palazzo Ducale, come nel lavoro site specific qui presentato per la prima volta. L’attitudine alla “riflexione” si manifesta nelle sue opere in quella sospensione e insieme attesa che creano un alone di mistero e di malinconia. (PO / red)

RAVENNA: I PANNEGGI PIOMBATI DI UMBERTO MARIANI

“Ho capito solo alla mia età quella famosa frase di Picasso: ‘Io non cerco, trovo’. Non riuscivo a comprenderne il significato. Oggi, invece, usando il piombo nel mio panneggio, che si avvale di linee rette e non è quindi un panneggio vero, realistico, come nei pittori del ‘500, mi sono reso conto di creare. E ho scoperto il significato di quella frase magnifica”. Così l’82enne artista milanese Umberto Mariani parla della sua mostra “Frammenti di Bisanzio”, organizzata da “Il Vittoriale degli Italiani” di Giordano Bruno Guerri, al Museo Nazionale di Ravenna fino al 17 giugno. I suoi panneggi sono realizzati in piombo, e il piombo, nell’alchimia, ha un significato ben preciso: è il metallo di Saturno, della notte, l’opposto dell’oro. Il piombo contiene un pensiero non espresso che l’artista, diventato una sorta di sacerdote, cerca di evocare: la verità delle cose, sembra dirci, non si fa conoscere attraverso il linguaggio ma solo attraverso l’esperienza. E Umberto Mariani predilige l’esperienza artistica. Spiega ancora: “Ho trovato il mio panneggio assimilabile a quello bizantino. Per questo ho intitolato la mostra così. È un panneggio stilizzato, geometrizzato ma allo stesso tempo plastico. Le mie pieghe non hanno nulla di veristico e di reale, si avvolgono di forme e significati simbolici. Il panneggio è parte integrante della storia dell’arte, è sempre stato presente. Dai Greci fino alla fine del ‘700 e poi con me. Chi non ricorda il panneggio mosso dal vento della Nike di Samotracia?”. Sono 50 le opere esposte a Ravenna e le sculture e i frammenti marmorei del museo fanno da contraltare alle opere “panneggiate” di Mariani. (red)

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