Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

DONNE E SCIENZA,
ANCORA GENDER GAP

DONNE E SCIENZA, <BR> ANCORA GENDER GAP

Gli esami di maturità stanno per concludersi e, archiviate le prove scritte, oltre 500mila maturandi affrontano in questi giorni gli orali, ultimo scoglio da superare prima di conseguire il diploma. È proprio in questa fase che i ragazzi iniziano a interrogarsi sulle proprie scelte future, sia dal punto di vista della formazione scolastica sia della professione che potranno intraprendere. Una scelta difficile perché spesso ostacolata da pregiudizi radicati e non supportata da una reale conoscenza delle competenze che sarà necessario acquisire per essere competitivi nel mondo del lavoro. Questo quello che emerge dall’ultima edizione della ricerca “Innovazione al femminile: tecnologia, cultura umanistica e creatività - Il futuro è Steam (Science, Technology, Engineering, Arts and Math” promossa da CA Technologies insieme a Netconsulting e Sodalitas, su 210 ragazzi delle scuole superiori di Milano e Roma tra i 14 e i 18 anni. La ricerca mostra come alcuni pregiudizi e stereotipi di genere, infatti, siano radicati fin dall’adolescenza. Se il 57% delle studentesse si sente portato verso lo studio della lingua italiana e il 60% verso lo studio delle lingue straniere, solo il 28% di esse ritiene che i propri punti di forza siano la matematica e le scienze e addirittura solo il 14% si sente portato per la fisica e la chimica. A tali pregiudizi nell’analisi delle propensioni individuali corrisponde una forte influenza della famiglia che tende a rafforzare gli stereotipi nella scelta del percorso di studi. Sebbene, infatti, il 70% dei ragazzi e il 59% delle ragazze affermino di non essere influenzati dai genitori nella scelta del percorso, il 23% delle studentesse dichiara di essere indirizzato dalla famiglia verso una formazione umanistica (contro solo il 6% dei ragazzi) e solo al 12% di esse viene suggerito un percorso di studi Stem (rispetto al 21% dei ragazzi). Risultati in linea con quanto emerso a livello di scuola superiore si ritrovano nei dati relativi all’orientamento universitario: solo il 30% delle ragazze ha intenzione di intraprendere un corso di laurea STEM, contro il 53% dei ragazzi. Inoltre, le ragazze che propendono per una scelta tecnico-scientifica si indirizzano soprattutto verso Medicina (88%, contro il 12% dei maschi) e Chimica (58% contro 42%), dimostrando scarso interesse per facoltà come Fisica (30%), Informatica (33%), Matematica (36%) e Ingegneria (39%), preferite dai ragazzi con percentuali anche più che doppie. La scuola resta per tutti un punto di riferimento fondamentale nella scelta formativa e professionale, come dichiara oltre il 50% degli studenti che ritiene che gli insegnanti li stiano indirizzando verso il percorso di studi e lavoro più in linea con le proprie capacità, dati che tendono a scontrarsi con la visione che i ragazzi hanno invece dell’alternanza scuola-lavoro, giudicata dal 20% degli intervistati come un’esperienza tendenzialmente ininfluente ai fini dell’orientamento. Commenta Daniela Avignolo, direttore HR, CA Technologies: “Purtroppo solo il 20% degli studenti intervistati ha affermato di essere stato indirizzato verso il percorso di studi più in continuità con quello attuale e al tempo stesso con la reale offerta di lavoro disponibile sul mercato. Questo è un dato sul quale riflettere”.

In uno scenario che vedrà entro il 2020 un deficit di circa 800.000 risorse con competenze tecnologiche, le opportunità offerte dagli ambiti STEM sono spesso sottovalutate o ritenute poco interessanti dalle studentesse. Mentre il 66% dei ragazzi è interessato a un’occupazione nel mondo della tecnologia, solo il 35 % delle giovani intervistate, infatti, dichiara altrettanto. In termini di interesse verso i diversi ambiti aziendali, è la divisione dei Sistemi Informativi a risultare i meno attrattiva, con solo il 2% delle ragazze e il 6% dei ragazzi intervistati che prevede una futura occupazione all’interno di questa funzione organizzativa. Se da una parte i ragazzi concordano sull’importanza delle competenze digitali ai fini delle future prospettive di occupazione (fondamentali per il 31% delle ragazze e per il 34% dei ragazzi, e molto importanti per il 58% delle ragazze e il 59% dei ragazzi), nella ricerca emerge con altrettanta evidenza un livello di conoscenza delle tecnologie più innovative mediamente molto basso o superficiale tra gli studenti, in ambiti quali l’Internet delle Cose, i Big Data o il cloud computing. Inoltre, i ragazzi guardano ancora con preoccupazione i cambiamenti in atto. A loro avviso, infatti, la tecnologia contribuirà a far scomparire professioni “a basso valore” e ripetitive/alienanti (ne è abbastanza o molto convito l’80% di essi) ma l’impatto che le tecnologie digitali potranno generare sull’occupazione del futuro è ancora interpretato nei suoi aspetti negativi: il 74% del campione ritiene infatti che le tecnologie digitali potranno sostituire l’uomo in alcune professioni, con ripercussioni negative anche sulle relazioni umane (64%). Anche in questo contesto la scuola e le aziende dovranno promuovere un impegno comune per fare chiarezza e dare fiducia ai giovani, sviluppando una maggiore conoscenza e cultura sulle nuove possibilità professionali abilitate dalla tecnologia. “Oggi solo il 44% della popolazione adulta in Europa possiede skill digitali di base, competenze che entro il 2020 saranno richieste per il 90% delle posizioni lavorative”, aggiunge Daniela Avignolo. (3 lug - red)

(© 9Colonne - citare la fonte)