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Le politiche migratorie
spetterebbero a Conte

di Piero Innocenti

(2 agosto 2018) Il tema delle "politiche migratorie" in Italia è di competenza del Presidente del Consiglio dei ministri, il quale "..sentiti i ministri interessati, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, la Conferenza Stato-città e autonomie locali, gli enti e le associazioni nazionali maggiormente attivi nell'assistenza e nell'integrazione degli immigrati e le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentativi sul piano nazionale, predispone ogni tre anni, salva la necessità di un termine più breve, il documento programmatico relativo alla politica dell'immigrazione e degli stranieri nel territorio dello Stato, che è approvato dal Governo e trasmesso al Parlamento". Così il comma 1 dell'art.3 del D.L.vo 25 luglio 1009 n.286, "Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero". Al Ministro dell'Interno spetta soltanto la presentazione annuale, al Parlamento, di "..una relazione sui risultati raggiunti attraverso i provvedimenti attuativi del documento programmatico".
In realtà di questo importante documento si sono perse le tracce da oltre dieci anni e cioè da quando fu emanato quello relativo al triennio 2006-2006 (ordinanza del Presidente del Consigli dei ministri del 2 dicembre 2005 su G.U. n.288 del 12 dic. 2005). Il successivo documento per il triennio 2007-2009 è rimasto in "bozza" e non è stato emanato (il Governo di centrosinistra cadde nell'aprile 2008), probabilmente perché troppo attento e coerente con le politiche migratorie dell'UE di quel periodo e con gli indirizzi del Consiglio Europeo di Tampere (1999) che prefiguravano una politica dell'immigrazione fortemente integrata nelle politiche interne ed estere comunitarie. Erano i tempi in cui ci si ispirava più ai principi di libertà, sicurezza e giustizia, agli obiettivi dello sviluppo e della pace e, quindi, con un sostanziale riequilibrio delle decisioni del Consiglio Europeo di Siviglia (2002), incentrate, in modo esclusivo, sui problemi della sicurezza e della lotta ai clandestini. Che è il periodo che si sta (ri)vivendo oggi.
Troppo "avanzate" le idee di allora sulle politiche migratorie contenute nella "bozza" con gli obiettivi, tra l'altro, di perseguire le condizioni dell'inserimento sociale degli immigrati e delle loro famiglie, dell'integrazione e di una ordinata convivenza civile, la regolamentazione del diritto di cittadinanza, il riconoscimento del diritto di voto amministrativo agli immigrati con permesso di soggiorno CE. Nella bozza del documento programmatico erano anche indicati i provvedimenti che sarebbero stati assunti dal Governo per contrastare il lavoro sommerso ed in particolare le misure contro lo sfruttamento dei lavoratori immigrati. Pratica che continua vergognosamente in diverse zone del paese.
il documento programmatico non dovrebbe considerarsi un mero adempimento burocratico perché è con questo che vengono indicate, tra l'altro, "..le misure di carattere economico e sociale nei confronti degli stranieri soggiornanti nel territorio dello Stato.." e vengono delineati "gli interventi pubblici volti a favorire le relazioni familiari, l'inserimento sociale e l'integrazione culturale degli stranieri residenti in Italia, nel rispetto delle diversità e delle identità culturali delle persone.."(comma 3 dell'art.3 T.U.).
E' sempre il Presidente del Consiglio dei ministri, questa volta di concerto con il Ministro dell'Interno che provvede alla istituzione dei Consigli territoriali dell'immigrazione (organismi spesso ignorati se non dimenticati) con "..compiti di analisi delle esigenze e di promozione degli interventi da attuare in sede locale", ambito in cui le regioni, le province, i comuni e gli altri enti locali debbono svolgere funzioni rilevanti per gli immigrati in tema di alloggio, di integrazione sociale, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona umana (comma 5 dell'art.3 T.U.). Diritti e persone che,negli ultimi tempi, si stanno ignorando e, talvolta, calpestando in quella che appare sempre di più una "navigazione a vista" nel mare sempre agitato dell'immigrazione, senza uno straccio di "documento programmatico" sulla materia.

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