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direttore Paolo Pagliaro

“Indart”: quando l’arte
incontra l’industria

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

“Indart”: quando l’arte <br> incontra l’industria

Nella splendida cornice dell’Orangerie della Villa Reale di Monza è ospitata, fino al 23 settembre, la prima edizione della mostra “Indart - Industries Join Art”, un evento innovativo che promuove la produzione artistica sostenuta e supportata da una cultura mecenatistica legata al tessuto industriale del Paese. La rassegna vede, infatti, protagonisti venti artisti contemporanei abbinati a dieci aziende italiane d’eccellenza che, con il loro talento e la loro creatività, hanno trasformato in venti opere d’arte inedite le materie prime messe a loro disposizione dai partner del progetto. Una serie di materiali di differente estrazione tra cui alluminio, tessuto, plexiglass, carta, acciaio, gomma e vetro, tutti accomunati dalla componente metamorfica e dal grande potenziale creativo, sono stati trasformati dal talento degli artisti in venti opere, fra cui dipinti, collage, sculture e installazioni uniche nel loro genere, appositamente realizzate per l’occasione. Arte e realtà produttiva, dunque, s’incontrano al di fuori di ogni convenzione dando vita ad un dialogo estetico destinato a rinnovarsi nel tempo dove ad essere protagonista è il made in Italy. Aldo Damioli e Riccardo Gusmaroli hanno utilizzato i tessuti di Anemotech, Giampaolo Truffa e Luca Vernizzi i tessuti e i filati di Ermanno Scervino, Paolo Grassino e Gianni Piacentino i componenti meccanici del Gruppo CMS, Tommaso Cascella e Roberto Pugliese il vetro del Gruppo Meregalli Vini, Ulrich Egger e Giovanni Albanese il ferro del Gruppo OMP, Arcangelo e Rosa Maria Rinaldi i pizzi di Iluna Group, Giuseppe Gallo e Anna Caruso il tessuto non tessuto di Montrasio Italia, Elio Marchegiani e Dany Vescovi le carte adesive e le bobine di Pilot Italia, Matteo Negri e Maurizio Cannavacciuolo la cartotecnica e il plex di Studio FM, Omar Galliani e Massimiliano Galliani le carte pregiate della cartiera Burgo Distribuzione.

MONTEPULCIANO: “SAN BIAGIO” AI TEMPI DI SANGALLO

Le celebrazioni del V centenario dell'edificazione del Tempio di San Biagio a Montepulciano, uno dei più celebri capolavori dell'architettura rinascimentale italiana realizzato su progetto di Antonio da Sangallo il vecchio (1455-1534) dal 1518 al 1548, offrono l'occasione, fino al 4 novembre, per rivisitare e riproporre l'arredo interno originale della chiesa realizzato a partire dall'ultimo quarto del Cinquecento, con le nuove regole emanate dal Concilio di Trento in materia di apparato liturgico e di arte sacra, che poi sarà in gran parte asportato durante il restauro neorinascimentale del monumento avvenuto a partire dagli anni Ottanta dell'Ottocento. Il complesso architettonico con il Tempio a pianta centrale e l'adiacente Canonica, costruiti in blocchi di travertino delle vicine cave di S. Albino, è stato oggetto di numerosi studi, che sottolineano l'uso sapiente e armonico degli ordini, dei partiti architettonici e delle proporzioni classiche in un rapporto dialettico tra uomo, architettura e paesaggio. Alla morte del Sangallo (1534) i lavori continuarono con la costruzione della cupola tra il 1543 e il 1545, mentre il primo campanile fu concluso solo nel 1564 ed il secondo resta ancor oggi incompiuto. L'ambizioso progetto architettonico, nacque a seguito di eventi miracolosi accaduti nell'aprile del 1518 e fu realizzato grazie alla raccolta di offerte dei cittadini e dei devoti. Il tempio fu consacrato nel 1537, ma gli altari, pensati dal Sangallo con un prospetto architettonico sobrio, furono solo in parte realizzati come li aveva previsti il famoso architetto, e rimasero incompiuti ed a lungo privi di dipinti.

RAVENNA: LA “MITICA” BOLOGNA DEGLI ANNI ‘80

La “mitica” Bologna degli anni ‘80 rivive a Marina di Ravenna grazie alla pittura. Fra oli e tele riaffiorano i ricordi dei protagonisti di uno dei decenni più creativi sotto le Due Torri: i due lustri segnati da Patrizio Roversi e Susy Blady, l’epopea del Dams e di Vito, “Bologna Sogna” e i Gemelli Ruggeri. Da Maurizio Bottarelli a Mirta Carroli, passando, fra gli altri, per Enrico Mulazzani, Maurizio Osti, Vittoria Chierici, Bruno De Angelis, Cuoghi Corsello, Vincenzo Satta e Bruno Raspanti. “Guardare oltre 1980-1990 dieci anni di ricerca artistica a Bologna”, fino al 30 settembre alla Galleria FaroArte, racconta di un decennio d’arte “bolognese” irripetibile, un periodo culturale che con tutte le sue espressioni portò la città di Bologna all’attenzione nazionale e internazionale. Musica, spettacolo, letteratura e arti visive nelle loro molteplici forme crearono, attorno a istituzioni come il DAMS, la GAM, ArteFiera, il più bel biglietto da visita della sperimentazione artistica in Italia.

MILANO: NELLA RAGNATELA DI HAEGUE YANG

“Tightrope Walking and Its Wordless Shadow”, promossa da Fondazione Furla e dalla Triennale di Milano, dove si svolge fino al 4 novembre, è la prima mostra personale dell’artista coreana Haegue Yang in un’istituzione italiana. L’esposizione raccoglie la vasta gamma di mezzi espressivi che contraddistinguono la sua pratica - dal collage al video, dalle sculture performative alle grandi installazioni – e che restituiscono gli elementi ricorrenti nel suo lavoro: l’interesse per l’astrazione e la geometria; il movimento e la performatività; la relazione tra “piegare” e “dispiegare”, che l’artista esplora come pratiche interconnesse. Al centro c’è la sua ricerca dell’“inesprimibile”: l’urgenza di creare un linguaggio la cui potenzi alità è come la camminata di un funambolo , in cui ogni movimento è molto più che dinamico, è carico di una tensione che evoca emozioni e percezioni. Aprono il percorso due lavori esposti raramente in passato ma considerati seminali: 134.9 m cubici (2000 - 2018) e 81 m quadrati (2002 - 2018). La prima opera è una barriera quasi invisibile costituita da fili di cotone rosso - tesi tra due pareti a intervalli di 10 cm e con l’impercettibile inclinazione di un grado - che isola un angolo della sala precludendone l’accesso. Il tracciato sembra proseguire sul muro retrostant e con la seconda opera: una sequenza di linee rette disegnate a gesso rosso che si confondono con i fili, creando un effetto ottico di sottile movimento.

MANTOVA: LE LETTERE MATERICHE DI GIOSETTA FIORONI

In occasione di Festivaletteratura di Mantova, la Galleria Corraini ospita, fino al 31 ottobre, la mostra “Generazioni” con vasi in ceramica del designer Andrea Anastasio, espressione della fascinazione senza tempo verso la possibilità di plasmare e modellare le forme, in dialogo con una un'installazione di lettere dell'alfabeto di Giosetta Fioroni, artista da sempre legata alla galleria. Le lettere dell'alfabeto, mattoni con cui lo scrittore imbastisce poesie, racconti e romanzi, hanno da sempre affascinato gli artisti per la loro potenza grafica. Nell’Alfabeto di Giosetta Fioroni ogni lettera è una tavola realizzata con pittura materica e le lettere dell'alfabeto vengono affiancate a una selezione di abecedari e alfabetieri presenti nel mondo editoriale.

ZURIGO: ROSETSU PER LA PRIMA VOLTA FUORI DAL GIAPPONE

La tigre più famosa del Giappone, e con lei un intero tempio, fino al 4 novembre presso il Museo Rietberg di Zurigo. Si racconta che l’artista giapponese Nagasawa Rosetsu (1754–1799) dipinse questa monumentale tigre e la sua controparte, un drago, simboli delle forze primigenie dell’esistenza umana e della natura, sui pannelli della porta scorrevole del tempio zen Muryōji in una sola notte, nel 1786. Ora le impressionanti pitture murali del tempio e altri straordinari capolavori di Rosetsu - immagini piene di spirito ed umorismo dipinte con magistrali pennellate o con le semplici dita, ma anche delicate ed eleganti composizioni con pennelli fini e colori vivaci - si possono ammirare per la prima volta fuori dal Giappone. La mostra “Rosetsu – Il fantastico immaginario dal Giappone”, fino al 4 novembre, permette di lanciare uno sguardo nell’affascinante opera di questo artista non convenzionale. Nagasawa Rosetsu, considerato tra i primi artisti pre-moderni più eccentrici e innovativi del Giappone, nel corso della sua breve carriera realizzò numerosi dipinti che restano indimenticabili per il loro carattere visionario. Le opere di Rosetsu, caratterizzate da originalità, grande estro e fascino visivo, si sottraggono a qualsiasi classificazione. Nel corso della sua carriera relativamente breve fu in grado di eseguire contemporaneamente diverse tecniche pittoriche nei più svariati formati e di cambiare spesso il suo stile.

(© 9Colonne - citare la fonte)