Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

La dimensione oscura
di Nona Fernandez

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

La dimensione oscura <br> di Nona Fernandez

“LA DIMENSIONE OSCURA” DI NONA FERNÁNDEZ

Lunedì 10 settembre, alle 18, nella Sala Fanfani dell’Iila, si presenta il libro “La dimensione oscura” di Nona Fernández, Gran Vía Edizioni. Alla presenza dell’autrice, intervengono Patricia Ríos, Incaricata d’Affari ad interim, Ambasciata del Cile in Italia; Francesco Fava, docente di lingua e traduzione spagnola, IULM Milano. Modera Rosa Jijón, Segretaria Culturale IILA. Che tipo di memoria si costruisce sulla violenza della dittatura? Cosa si ricorda e cosa invece resta nell’oblio? Cosa si fa oggi con quel passato? Tutta l’opera di Nona Fernández è stata smossa da questi interrogativi, che tornano nel suo ultimo romanzo più forti che mai. Dopo il folgorante esordio con Mapocho, Nona Fernández torna in Italia con un’opera che ha catturato i lettori e la critica internazionale, raccontando un controverso episodio che sconvolse l'opinione pubblica cilena in piena dittatura. La dimensione oscura narra la vicenda di Andrés Valenzuela, agente segreto e torturatore che confessò alla stampa i crimini commessi contro i diritti umani durante gli anni del regime di Pinochet. Partendo dalle sue testimonianze, lette per la prima volta dall’autrice all’età di tredici anni nell’intervista dal titolo lapidario “Io aguzzino”, Nona Fernández ripercorre dunque le tragiche vicende di alcune delle vittime di quegli anni che, attraverso la sua scrittura, escono finalmente dalle pagine della storia ufficiale per riacquisire vita propria, ridiventare esseri in carne e ossa, nei loro insiemi di eroismo e tradimento, di gesti elevati ma anche di errori e paura. Con uno stile tagliente e diretto e una struttura ricchissima che mescola i generi del reportage giornalistico, della narrativa e della memoria autobiografica, Nona Fernández torna a fare i conti con l’ossessione che ha dominato gran parte della sua opera: l’impatto che la dittatura ha avuto su un’intera generazione che ha vissuto il passaggio dall’infanzia all’età adulta sotto il suo segno oscuro, plasmandone la memoria e i corpi. Nona Fernández ha ricevuto per questo romanzo il Premio Sor Juana Inés de la Cruz 2017, che riconosce l'eccellenza del lavoro letterario di scrittrici in lingua spagnola dell'America Latina.

 

55 GIORNI, L’ITALIA SENZA MORO

“55 giorni. L'Italia senza Moro” di Stefano Massini (Il Mulino) non è un libro sul calvario dello statista, “ma su ciò che si muoveva sullo sfondo, mentre quei fatti accadevano; perché non esiste storia senza ciò che vi sta dietro”. Che Italia è quella che assiste alla prigionia di Aldo Moro? Che volti ha? Che cosa pensa? Se la tragedia incombe, insieme con altri fatti drammatici – un gravissimo incidente ferroviario, due diciottenni uccisi a Milano, l’assassinio di Peppino Impastato – la vita quotidiana scorre. Lo scudetto infiamma i tifosi, e così il mondiale di Formula 1, si guarda Portobello, si avvistano extraterrestri, si chiudono i manicomi, ci si strugge per Pinocchio, si fa l’amore da Trieste in giù, mentre dilaga la febbre del sabato sera. Un corto circuito culturale e antropologico scuote il paese, e queste pagine ce ne portano l’eco: alla voce dei telegiornali con le loro schegge di tragedia, fra comunicati e ultimatum, si sovrappongono le “emozioni da poco” e i “pensieri stupendi”. Eterni “figli delle stelle”, gli italiani dovranno ora affrontare un passaggio cui è impossibile sottrarsi. Come su un palcoscenico, nomi, storie, vicende in un racconto incalzante e vertiginoso, a comporre il ritratto di un paese che avrebbe preferito rimanere ancora una volta ignaro, nella sua atavica sospensione fra vitalismo e abulia. Massini - scrittore, drammaturgo, sceneggiatore - è consulente artistico del Piccolo Teatro di Milano/Teatro d’Europa. È volto noto televisivo per i suoi racconti nella trasmissione Piazzapulita su La7. Collabora con la Repubblica. È lo scrittore italiano più rappresentato sui palcoscenici internazionali; ha vinto sette premi della critica tra Francia, Italia, Germania e Spagna; i suoi testi sono stati tradotti in 15 lingue. Il suo Lehman Trilogy, ultima regia teatrale di Luca Ronconi, verrà messo in scena da Sam Mendes per il National Theatre di Londra (da luglio 2018). Tra i suoi ultimi libri “Qualcosa sui Lehman” (2016) e “L’interpretatore dei sogni” (2017), pubblicati da Mondadori; per il Mulino «Lavoro» (2016).

 

 

“26 GENNAIO 1994”, BERLUSCONI SCENDE IN CAMPO

Nove minuti. In nove minuti si condensa un passaggio chiave della storia italiana, definito di volta in volta come transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica, o dalla ‘repubblica dei partiti’ all’epoca dei movimenti dominati da leader carismatici e improntati alla ‘demagogia’. Da questo momento il sistema politico italiano cessa di essere quello che è stato per circa mezzo secolo. Gli stessi fondamenti etico-politici dell’Italia repubblicana nata dalla tragedia della seconda guerra mondiale, dal crollo del regime fascista e dalla Resistenza sembrano per la prima volta messi in discussione alla radice, oscurati se non proprio manomessi. Alle 17.30 del 26 gennaio 1994, Silvio Berlusconi fa la sua apparizione sugli schermi tv attraverso una delle tre grandi reti di sua proprietà. Esibendo un sorriso affabile, seduto dietro una scrivania, sullo sfondo una libreria con foto di famiglia, pronuncia un appello rivolto a tutti gli italiani. Il discorso dura circa 9 minuti e 30 secondi. Oltre 26 milioni di telespettatori sono raggiunti dal messaggio. È l’esordio di un terremoto politico, raccontato dallo storico Antonio Gibelli  in “26 gennaio 1994” (Laterza).  Di lì a poco l’imprenditore lombardo, proprietario di una mitica squadra di calcio e padrone di mezzo sistema televisivo, conquisterà la maggioranza parlamentare, divenendo capo del governo. Quella del 26 gennaio 1994 non è stata una battaglia campale, non la deposizione di un despota o una dichiarazione di guerra, un regicidio o il passaggio da una monarchia a una repubblica. Formalmente neppure un colpo di Stato. Nelle ore cruciali che qui ricostruiamo non si muovono truppe, non si decapitano condottieri, non si firmano patti: si definiscono gli sfondi di un set, i minuti e i secondi di un passaggio sugli schermi televisivi. Nondimeno, con quell’apparizione comincia una nuova era, che ha caratterizzato la storia dei sistemi politici. Una forma sfigurata e truccata di democrazia, che gli antichi chiamavano demagogia e taluni chiamano oggi populismo dell’audience: dominio di leader che pretendono di essere l’incarnazione del popolo e tendono all’esercizio di un potere affidato alla comunicazione semplificata e istantanea dei media di massa. Dalla tv ai social. Antonio Gibelli è tra i massimi studiosi di storia della prima guerra mondiale. Ha fondato l’Archivio Ligure della Scrittura Popolare (ALSP), con sede presso l’Università di Genova, e nel 2015 è stato consulente della Rai per un ciclo dedicato alla Grande guerra. Collabora con i quotidiani “Il Secolo XIX” e “il manifesto”. Tra le sue opere: Il popolo bambino. Infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Salò (Einaudi 2005); L’officina della guerra. La Grande Guerra e le trasformazioni del mondo mentale (Bollati Boringhieri 2007); Berlusconi passato alla storia. L’Italia nell’era della democrazia autoritaria (Donzelli 2010); La Grande Guerra degli Italiani (Rizzoli 2014).

 

 

 

“IL BARONE IMMAGINARIO”, LA VITA DI EVOLA COME UN ROMANZO

Una persona “vera” non finisce nella trama di un romanzo o racconto di finzione o nei versi di una poesia per caso, bisogna che sia “qualcuno”, nel bene o nel male. La vita di Julius Evola è stata un romanzo, anzi molti romanzi. Uno per ogni ruolo che ha vissuto: filosofo, artista, alpinista, giornalista, politico, esoterista, orientalista, amante e bon vivant. Evola è stato, nel senso più profondo del termine, un “personaggio”, sempre pericolosamente in bilico tra la realtà e il mondo creato dal suo pensiero. Diciassette scrittori contemporanei hanno raccolto la “provocazione” di Gianfranco de Turris e si sono misurati con il Barone immaginandone incontri, avventure, amanti, indagini, pensieri, battaglie. Il risultato è un Barone immaginario che ha la verità del romanzo. Affascinante per chi non ha mai letto una riga delle sue opere, una sfida per gli studiosi. Diciassette racconti più uno, quello del futurista Volt del 1920 che apre l’antologia, scritti sul confine tra i mondi passati e futuri, possibili e impossibili, su cui ha camminato il Barone. “Il Barone immaginario” è pubblicato da Mursia. De Turris, curatore di questa antologia, è giornalista e scrittore. Ha lavorato in Rai dove, per la redazione cultura del Giornale Radio, ha ideato e condotto il programma L’Argonauta (Premio St. Vincent 2004). Ha pubblicato una ventina di opere sia sulla letteratura dell’Immaginario (narrativa e saggistica) sia sulla critica culturale e di costume. Tra i massimi studiosi italiani di Julius Evola, è curatore della riedizione critica dell’opera omnia del filosofo per le Edizioni Mediterranee, con cui ha pubblicato Elogio e difesa di Julius Evola. Il Barone e i terroristi (1997). Con Mursia ha pubblicato “Julius Evola. Un filosofo in guerra”, venduto negli Stati Uniti, in Francia e in Germania. In ordine di apparizione, gli autori dei racconti: Vincenzo Fani (Volt futurista) - Adriano Monti-Buzzetti - Max Gobbo - Marco Cimmino - Mario Farneti - Mario Bernardi Guardi - Manlio Triggiani - Errico Passaro - Dalmazio Frau - Alberto Henriet - Giulio Leoni - Marcello de Angelis - Mariano Bizzarri - Augusto Grandi - Andrea Scarabelli - Antonio Tentori - Enrico Rulli - Marco Rossi.

 

 

TREDICI GOL SEGNATI DALLA BANDIERINA

Tredici gol (veramente) segnati dalla bandierina fra il 1974 e il 1981 sono la metafora e la parabola di una giovinezza. Quella di un ragazzo che sogna vita, musica e rivoluzione rivolgendosi alla figura mitica di Massimeddu (Massimo) Palanca, leggendaria ala sinistra del Catanzaro. Un’intera comunità, da sempre ai margini della vita nazionale, vive le gesta sportive del proprio idolo come un momento di riscatto. Per molti Palanca diviene il piccolo Mao-TzeTung del tiro a effetto, l’ala sinistra di sinistra, il leader capace di far sognare. Con lui cerca un dialogo irreale Vito Librandi, il protagonista, parallelamente immerso nel grande movimento giovanile di quegli anni. È la Rivoluzione vista e sognata dalla provincia, in un misto di ironia e surrealtà. L’epoca in cui tutto si discute e si trasforma, in una luce irregolare e travolgente: l’amore, la politica, l’impegno civile, la libertà sessuale. Un’immagine inedita e molto contemporanea di un Sud spesso considerato solo periferia. Un racconto agrodolce sulle illusioni e le disillusioni di una generazione nel quale la vita di alcuni compagni di liceo e gli eventi calcistici della loro squadra si fondono in un equilibrio bello e imperfetto. Che non potrà durare. “Tredici gol dalla bandierina” è il titolo del romanzo di Ettore Castagna pubblicato da Rubbettino. L’autore è antropologo e musicista, insegnante nella scuola statale e per l’Università di Bergamo.  

 

(© 9Colonne - citare la fonte)